Nella corsa agli Oscar 2024, ci sono tre titoli accomunati dal presentare diverse scene senza dialoghi: parliamo di Past Lives, The Holdovers- Lezioni di vita e Estranei – All of Us Strangers. Questo è l’aspetto che ha rivelato Variety in un recente articolo, intervistando i realizzatori di ciascuna delle opere per scoprire ragioni e obiettivi di tale scelta.

Past Lives

In Past Lives, dal 14 febbraio nelle sale italiane, la regista Celine Song racconta la storia di due giovani originari della Sud Corea che si ritrovano dopo anni di lontananza a New York. Il film più volte trasmette il loro desiderio reciproco attraverso il silenzio, come un compositore potrebbe usare uno strumento specifico. “Credo davvero che un film sia un brano musicale” spiega Song. “Quindi l’intero film deve muoversi come tale. Molto ha a che fare con il ritmo“.

Nella storia, i due protagonisti, Nora (Greta Lee) e Hae Sung (Teo Yoo), non si vedono da quando erano bambini e, quando si ritrovano da adulti, vorrebbe dirsi molto, ma all’inizio sono incapaci di esprimere i propri sentimenti a parole:

C’è un livello in cui questo aspetto è pensato per mettere a disagio. Si vuole far sembrare che queste due persone non appartengano allo stesso mondo, ma non è così. Il modo in cui questi silenzi devono funzionare, ci serve per sapere cosa è stato detto prima e dopo. Non c’è un linguaggio letterale, ma c’è il linguaggio che si sta sviluppando nelle loro performance, sui loro volti.

The Holdovers

The Holdovers

Scritto da David Hemingson e diretto da Alexander Payne, The Holdovers vede come protagonisti un insegnante (Paul Giamatti) e uno studente (Dominic Sessa) bloccati insieme nel campus del loro college durante le vacanze di Natale. Le frequenti e lunghe scene prive di dialoghi del film dimostrano come i personaggi si comportano quando credono che nessuno li stia guardando, sottolineando allo stesso tempo il loro reciproco isolamento. Ispirandosi a Hayao Miyazaki, che ha concepito la nozione del “ma”, ovvero un momento di pausa in una storia, Hemingson attribuisce alla leggenda dell’animazione l’uso del silenzio nella scrittura. Ecco le sue parole:

La scelta di rallentare e stare in silenzio in un film d’animazione sembra quasi antitetica al medium Ma è una tecnica narrativa che permette al pubblico di recuperare e di soppesare certe cose in un modo che getta le basi per l’elemento fantastico e amplifica quello emotivo. Più si elimina il dialogo, più si lascia spazio ai sentimenti.

Come esempio, Hemigson cita la scena in cui lo studente siede da solo nella cappella della scuola e viene osservato inconsapevolmente da Mary(Da’Vine Joy Randolph) , la cuoca dell’istituto, che riflette sulla morte del figlio:

È quasi come la musica: i musicisti lavorano con una tela del silenzio, e il modo in cui riempiono quel silenzio provoca queste emozioni. Volevo che in questa sinfonia ci fosse un momento di riposo, in cui tutto diventa quieto e permettevamo a questa cosa di accadere con questi due bellissimi solisti [Randolph e Sessa] che riempiono quel silenzio senza parlare, lo riempiono di emozioni.

Estranei

Estranei di Andrew Haigh, in arrivo a fine febbraio nel nostro Paese, ha come protagonista Adam (Andrew Scott), giovane uomo che oscilla tra un passato immaginario con i suoi genitori defunti e il presente incerto di una nuova relazione con il vicino Harry (Paul Mescal). Il montatore Jonathan Alberts ha lavorato con il regista per sfruttare i momenti non detti che collegano i passaggi di Adam da una realtà all’altra. “Molte di queste conversazioni avevano a che fare con il dialogo e l’assenza di dialogo“, dice. “Concentrandoci maggiormente su questa sorta di stato onirico senza parole e creando una sorta di poema sinfonico, volevamo [creare] una certo livello di dislocazione”.

Sento che c’è tanta forza in ciò che viene trattenuto. Le persone sottovalutano l’intelligenza del pubblico e io credo fermamente che non dovremmo farlo“, sottolinea Haigh, che, insieme al suo team, si è impegnato per trasmettere la complessità del viaggio di Adam, amplificando i silenzi del film. “Credetemi se vi dico che l’ombra significhi tanto quanto la luce, che il silenzio significhi tanto quanto il rumore, che l’immobilità significhi tanto quanto il movimento“, aggiunge Jamie Ramsay, direttore della fotografia. “Tutto questo è così importante“.

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FONTE: Variety

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