Alle 23.59 di oggi 12 luglio scadrà la proroga del contratto tra sindacato degli attori di Hollywood (SAG-AFTRA) e associazione dei produttori (AMPTP), e a quel punto scatterà lo sciopero, che andrà ad affiancare quello degli sceneggiatori in corso dal 1 maggio.

Una sovrapposizione terrificante per l’industria cinematografica e televisiva, che a quel punto sarà definitivamente paralizzata: gli attori non potranno partecipare a riprese, promuovere film o serie tv in uscita, rilasciare interviste concordate con gli studios, partecipare a fiere o festival come il San Diego Comic-Con.

Per scongiurare quest’ipotesi, le due parti hanno accettato ieri di coinvolgere un mediatore federale per le ultime, concitate ore di trattative. Secondo quanto riportano le agenzie, un gruppo di dirigenti tra cui Dana Walden e Alan Bergman della Disney, David Zaslav di Warner Bros. Discovery e Ted Sarandos di Netflix hanno discusso insieme la situazione portando avanti l’idea di trovare un mediatore, mentre i capi delle grandi agenzie come Ari Emanuel (WME), Bryan Lourd (CAA) e Jeremy Zimmer (UTA) hanno contattato il sindacato offrendo la loro assistenza.

In serata, il sindacato ha dato il suo benestare del sindacato nel coinvolgere un mediatore, ma non vi sarà alcuna ulteriore proroga: ciò significa che se non verrà trovato un accordo soddisfacente per le parti, a mezzanotte scatterà lo sciopero, paralizzando definitivamente anche quelle produzioni che proseguivano all’estero nonostante lo sciopero degli sceneggiatori. Ricordiamo che questi ultimi sono qualche migliaio, mentre gli attori rappresentati dalla SAG-AFTRA sono ben 160 mila.

L’intransigenza del sindacato degli attori sta trovando il sostegno degli sceneggiatori, che hanno bisogno di alleati molto visibili (e chi è più visibile di un attore di Hollywood?) in quella che sta diventando una serrata lunga e sfiancante. Secondo quanto riporta Deadline, infatti, l’AMPTP avrebbe tutta l’intenzione di far proseguire lo sciopero degli sceneggiatori ancora per dei mesi, fin quando questi non saranno economicamente compromessi dall’assenza di lavoro. Una fonte citata dal sito spiega che, a prescindere da cosa dovesse accadere con gli attori, l’AMPTP non intende tornare al tavolo delle trattative con gli sceneggiatori prima della fine di ottobre almeno. Un approccio molto cinico, volto ad “affamare” una delle parti per costringerla ad accettare compromessi contrattuali. L’associazione dei produttori sarebbe stata rassicurata dalla risposta delle borse, che dall’inizio dello sciopero a maggio non ha penalizzato particolarmente i titoli di giganti come Apple, Netflix, Paramount, Disney, Warner Bros. Discovery (o almeno, più di quanto già non stesse facendo, in alcuni casi).

Lo sciopero di quindici anni fa durò 100 giorni. Oggi siamo al 72 esimo giorno.

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