In una presentazione delle prime scene del nuovo film Disney, Wish, abbiamo cominciato a intuire di cosa si tratti

Jennifer Lee, regista di Frozen e Frozen 2, ma anche sceneggiatrice di Zootropolis, Ralph Spaccatutto e da qualche tempo chief creative officer alla Disney (significa responsabile di tutta la fase di ideazione e progetto dei cartoni) era a Roma per cominciare a mostrare alcune scene di Wish (la cui uscita in Italia è prevista per il 22 dicembre), spiegare che film sarà e curare il prodotto che dovrà essere un grande successo. Assolutamente.

Wish, si mormora da tempo, è un film che dovrebbe ricongiungere la Disney moderna con la Disney classica, un film contemporaneo che per molti versi abbia il feeling e lo stile dei grandi classici, tutto intorno ai desideri pronunciati guardando le stelle, un topos presente in moltissimi cartoni classici e moderni dello studio. La trama, o almeno la parte che è stata raccontata da Jennifer Lee, parla di un regno magico il cui re Magnifico esaudisce i desideri del suo popolo, quindi un regno in cui ognuno ha consegnato al re il proprio desiderio sperando un giorno di vederlo esaudito. La protagonista è Asha una ragazza con dei genitori anziani che spera tocchi a suo padre e viene “reclutata” per essere l’aiutante del re.

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Da quello che si è visto (e bisogna stare attenti perché non è improbabile che alla stampa sia stato mostrato del materiale che mostra una parte della trama che poi magari viene ribaltata dai restanti eventi) nel momento in cui la protagonista inizia ad affiancare il re scopre che il sistema è marcio, che i desideri da esaudire sono scelti tra i più innocui e non i più meritevoli e che quelli non esauditi non vengono mai restituiti. Questo di fatto sottrae alle persone i loro sogni, che nel mondo Disney, cioè nell’America fiabesca che unisce al magico l’ideale statunitense per eccellenza, il miglioramento di sé e il raggiungimento di ciò a cui si mira tramite la dedizione, è il crimine peggiore possibile.

wish re magnifico

Dunque come in Zootropolis e come in Frozen 2, anche in Wish c’è una protagonista che scopre quanto il sistema che regola le vite di tutti sia marcio e quanto anche proprio le figure in cui ha sempre creduto, siano in realtà corrotte, da sovvertire. Quello che succede poi (ed è l’ultima scena che è stata mostrata) è che lei entra in contatto con la stella alla quale si indirizzano i desideri, caduta sulla terra e piena di personalità (del resto è un personaggio Disney). Tutto dopo aver fatto una magia che consente a una capretta chiamata Valentino di parlare, trasformandola nel classico aiutante comico Disney.

Lo stile di Wish

La parte più impressionante del materiale mostrato però non è stata la sua storia (che ha anche delle particolarità metatestuali, ma ci arriviamo) quanto il suo stile. Lavorando di sperimentazione e sedendosi sul lavoro fatto per i propri molti corti in 2D o finto 2D, la Disney ha messo a punto uno stile che ha la texture del disegno a matita, tipico dei suoi classici. In ogni momento vediamo i segni del disegno, vediamo i colpi di matita per colorare e tutto in un cartone in computer grafica tridimensionale come Frozen e tutti gli altri. Il character design dei protagonisti è molto convenzionale rispetto a quel che abbiamo visto negli ultimi anni, quello di aiutanti e comprimari (capretta inclusa) è invece molto classico, ma le superfici, la pelle e i tessuti non sono levigati e lisci, anzi sono ruvidi come carta porosa su cui qualcosa è stato disegnato.

Quello di Wish nel complesso è un ottimo feeling e specialmente per gli sfondi e gli ambienti si sente l’aria dei cartoni classici. I personaggi no, quelli sono proprio moderni, parlano, si comportano e si muovono come quelli di Frozen o Encanto. E anche le musiche somigliano un po’ a quelle di Lin Manuel Miranda sentite in Encanto, È proprio quel tipo di sound.

Il ritorno di un villain

La sorpresa semmai è che dopo diverso tempo torna un villain, cioè torna un cattivo vero e proprio, anche se è da vedere se avrà sia l’innata cattiveria dei classici (ma se le scene viste sono un indicatore del tono sembra scontato che si sceglierà anche lì per un classico) e soprattutto se sfodererà un character design all’altezza. O almeno migliore di quello visto nelle prime scene.

wish capretta

Più in generale nel cartone è molto presente l’idea che dentro Wish e il suo regno di desideri esista la storia della Disney, cioè che questo film sia ambientato nel mondo delle storie di Disney, denso di richiami ed elementi di altri film. Ci sono 7 amici della protagonista che hanno i caratteri dei nani (ma come è facile immaginare sono multirazziali e rappresentano tutte le tipologie umane, disabili inclusi), abbiamo visto un orso chiamato John e un daino chiamato Bambi fare una comparsata molto veloce, e poi proprio gli oggetti sono disegnati come alcuni presenti in altri film Disney. Non è solo un richiamare ma proprio un disegnare certi elementi esattamente come erano disegnati in altri film.

Il tocco Disney

In chiusura c’è stata anche l’impressione (ma va presa per quello che è: un’impressione) che la stella caduta che diventa amica della protagonista sia l’elemento che rende tutto disneyano, cioè è ciò che colma la distanza tra le cose o i personaggi come sono nel mondo reale e come sono nei film Disney. Ad esempio facendo parlare un animale o stimolando le bestie della foresta a cantare una canzone e ballare. Di certo è molto interessante e, conoscendo quello che ha scritto in precedenza Jennifer Lee, ci sarà da capire in quale maniera la storia sovvertirà le consuete aspettative che abbiamo rispetto a ruoli, stereotipi e personaggi classici.

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