America Latina, la recensione | Venezia 78

Nessun altro in Italia se non i fratelli D’Innocenzo avrebbe potuto fare un film come America Latina. Non solo perché nell’arco di soli tre film sono riusciti a prendere una direzione autoriale così ben definita, che indaga senza alcun timore stilistico o narrativo i non detti della società contemporanea, le sue dinamiche e simboli. Ma, soprattutto, perché America Latina ad oggi risulta come un unicum per la sua capacità essenziale e sofistica di ragionare su quei temi attraverso un linguaggio finemente psicologico. Un linguaggio quasi sperimentale, che non rinuncia né al divismo (Elio Germano) né alla comprensibilità (che è comunque estremamente enigmatica), ma anzi li stressa, li distrugge e poi li ricostruisce fino a ottenere qualcosa di inimitabile: un grande film dei Fratelli D’Innocenzo.

Per ritmo, intensità e struttura siamo praticamente dalle parti dell’horror. Ma America Latina è un horror di sole vittime, in cui a essere in pericolo ...