Azor, la recensione

1980. In una Buenos Aires in piena dittatura militare il banchiere privato svizzero Yvan De Wiel (Fabrizio Rongione), accompagnato dalla moglie Inés (Stéphanie Cléau), si dedica a formalissime visite presso i suoi facoltosi clienti argentini. In questo mondo ovattato fatto di ricevimenti, corse di cavalli e grandi proprietà, visivamente lontanissimo dall’immaginario della dittatura, De Wiel si perde alla ricerca del suo partner misteriosamente scomparso René Keys, di cui progressivamente scopre la relazione sempre più stretta con il potere politico.

Azor è un’intrigante ricerca dal moto ondivago: apparentemente un thriller investigativo, con indizi da analizzare, informazioni da confrontare e oggetti da raccogliere, quello diretto da Andreas Fontana (e co scritto da questo con Mariano Llinás) è in realtà una lento e progressivo svelamente del protagonista a sé stesso, una ricerca narcisista ed egomane che lo porta a confrontarsi con il sul suo senso di inferiorità e...