La recensione di La casa tra le onde, il film d’animazione giapponese in uscita il 16 settembre su Netflix

L’animazione giapponese degli ultimi 10 anni trabocca d’acqua. Non che il mare sia mai mancato al cinema come in tv, ma adesso è proprio l’azzurro delle onde, la pervasività dell’acqua e in sé proprio l’elemento marittimo al di fuori delle sue solite connotazioni (non le spiagge ma l’acqua nelle città, le grandi piogge, l’acqua nei ricordi…) diventa uno strumento narrativo (e soprattutto visivo) di frequente. L’animazione azzurra è ovunque (pure il più noto di tutti, Makoto Shinkai, nei suoi film gioca moltissimo con l’azzurro dell’acqua e del cielo, pure Masaaki Yuasa sa di non poter scappare dai film acquatici). Così ora l’enfant prodige dell’animazione Hiroyasu Ishida, dopo Penguin Highway, realizza un film tutto su onde, correnti e mari della memoria che sommergono tutto.

L’attacco di La casa tra le onde con i bambini che percorrono una città in demolizione e il tempo c...