La recensione di Chiara, presentato in concorso al Festival di Venezia

Nonostante non la definisca una trilogia, Susanna Nicchiarelli con Chiara completa un trittico di ritratti femminili celebri: Nico, Eleanor Marx e ora Santa Chiara nel cinema di Nicchiarelli non hanno tuttavia qualità comuni se non un forte desiderio di affermazione del sé (o delle proprie istanze). Si tratta di tre figure distinte nelle loro battaglie su cui Nicchiarelli ha cucito tre diverse estetiche – cupa in Nico, 1988, punk e brillante in Miss Marx e ora asciutta e povera in Chiara. La povertà di Chiara non è però solo quella estetica o del personaggio: il film è, purtroppo, tremendamente spoglio anche di conflitto e di attraenti spunti riflessivi.

Chiara è infatti molto di più una ricostruzione visiva e storica di un contesto religioso che un racconto biografico: pur essendo incentrato sul personaggio (interpretato da una monocorde Margherita Mazzucco) e pur presentando i momenti cardini della vita del...