Fino all’ultimo indizio, la recensione

A volte il tempo gioca brutti scherzi.

Per esempio, può capitare di trovarsi nel 2021 davanti a Fino all’ultimo indizio di John Lee Hancock con la convinzione che questo abbia preso qualsiasi cosa da Se7en di David Fincher – salvo poi scoprire che il primo, al contrario, è stato scritto nel 1993, due anni prima di quello che invece è poi diventato un film decisivo nel traghettare il thriller e il poliziesco verso una nuova epoca cinematografica. Se l’incredibile somiglianza tra i due film può inizialmente sorprendere ed incuriosire, mettendo da parte l’ironia ciò che qui vale la pena osservare è quanto Fino all’ultimo indizio sia, per questo motivo, ormai irrimediabilmente compromesso dal suo tempismo, apparendo oggi come un film non abbastanza capace di sorprendere o stupire come avrebbe potuto fare nei novanta. Ciò, tuttavia, non toglie nulla alla grande capacità registica di Hancock, capace di costruire un thriller ad alto tasso ansiogeno...