La recensione di Great Freedom, disponibile su MUBI dal 26 gennaio

Great Freedom di Sebastian Meise inizia con un’idea ottima. Adottando un punto di vista ancora a noi ignoto, tramite la soggettiva di una vecchia macchina da presa, spiamo Hans (Franz Rogowski) dentro un bagno pubblico che incontra di nascosto diversi uomini. Quegli incontri saranno il centro del film, qualcosa che però sarà rievocato soltanto dalla memoria (nostra e del personaggio, non visivamente) e in un luogo ancora più angusto: un carcere, dove Hans passerà lunghi anni perché accusato di promiscuità sessuale. Da quella che sembrava un’intenzione voyeuristica votata al piacere quelle immagini assumono quindi, con un solo stacco, la pesantezza di una condanna che tuttavia Hans non rinnega mai, rendendo quelle immagini iniziali la sola presenza visivamente significativa del film e forse l’unico momento cinematograficamente interessante di Great Freedom.

Il film infatti, da lì in poi, si stringe intorno alle celle de...