La recensione di Il mondo dietro di te, disponibile su Netflix dall’8 dicembre
Gli Stati Uniti non hanno mai elaborato l’11 settembre. È un trauma che continua ad essere rievocato dal cinema americano ciclicamente, che si tratti del disaster movie d’invasione più commerciale, del thriller d’autore più psicologico o della fantascienza più spinta. Sono tutte reazioni alla paranoia, un sentimento che Hollywood elabora da sempre (pensiamo al maccartismo) e di cui Il mondo dietro di te è un figlio diretto.
Di derivazione romanzesca (il libro omonimo di Rumaan Alam) come Rumore Bianco di De Lillo e conseguentemente il film di Noah Baumbach, Il mondo dietro di te di Sam Esmail risponde con il filosofismo più cerebrale, raccontando di un blocco delle tele-comunicazioni e di una guerra invisibile per gettare luce sull’evidente impotenza dell’individuo moderno di fronte al collasso di una società di cui è ormai inseparabile. E per quanto il film sia di per sé mal calibrato a livello...
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