La recensione di Il peggior lavoro della mia vita, al cinema dal 24 marzo

È talmente edulcorato, sorridente ed ingenuo Il peggior lavoro della mia vita che definirlo un “feel-good movie” è davvero il minimo. Non che di per sé sia sbagliato esserlo: questa commedia di Thomas Gilou su un galeotto che trova nella cura degli anziani la sua ragione di vita è, senza ombra di dubbio, volutamente rassicurante e leggera. Il vero problema di Il peggior lavoro della mia vita è invece quello della credibilità, poiché non riesce mai a trovare un modo convincente (o quanto meno chiaro e coerente) per conciliare la sua volontà di divertimento – demenziale e sempliciotta – con quella seria e moralizzante con cui insiste sul piano narrativo.

Fin dalle premesse Il peggior lavoro della mia vita mette in chiaro – se non altro – la sua direzione, seminando a manciate gli indizi che ci porteranno alla sua scontata conclusione. ll protagonista Milann (Kev Adams) è un orfano che non ha...