Quando un film ha l’ambizione di volere raccontare, seppure romanzata, la storia della scoperta del petrolio nei paesi arabi all’inizio del XX secolo e le ripercussioni che la ricchezza dell’olio nero portò nella società musulmana, avere alle spalle, tra i produttori, il Doha Film Institute (il Qatar è un emirato di lunga data) non getta certo le premesse per farci assistere a un atto di accusa contro le storture e l’aggressività del modello capitalista.

E infatti il Principe del deserto raccontato da Jean-Jacques Annaud partendo dal romanzo Paese delle ombre corte di Hans Ruesch del 1957 ha grandi problemi di credibilità fin dall’inizio. Due capi di altrettante comunità di un’imprecisata zona araba decidono di mettere da parte l’ascia di guerra e lasciare che la larga fascia di territorio che divide i loro due regni sia una zona libera, senza padrone. Appena però si scopre che lì si trov...