La nostra recensione di Motel Destino, presentato in concorso al Festival di Cannes 2024

Si dice spesso “Ha una bella fotografia” per parlare di un film poco apprezzato, provando a trovare un’aspetto positivo. Con Motel Destino non si può nemmeno usare questo escamotage. Ha una fotografia ricercata, senza dubbio. Ma non bella, piuttosto un patina per dare rilievo a un’opera altrimenti priva di sostanza.  

Dopo una scialba trasferta inglese, Karim Aïnouz torna a girare in patria, ma il risultato è ben inferiore allo splendido La vita invisibile di Eurídice Gusmão, con cui nel 2019 aveva raggiunto fama internazionale. Da quest’ultimo, Motel Destino riprende l’adesione a un preciso genere, ma con un approccio completamente differente. Non più un crudo realismo a connotare il melodramma, bensì una mera operazione estetica (anzi, estetizzante) che da sola dovrebbe reggere uno svolgimento che si appoggia ai più classici tropi del noir.

Dopo un incarico andato a male, in cui...