La recensione di Non pretendo che qualcuno mi creda, su Netflix dal 29 novembre
Estenuando i luoghi comuni del noir fino alle sue manifestazioni più assurde, Non pretendo che qualcuno mi creda racconta la sgangherata e paradossale storia di Juan Pablo Villalobos, un giovane dottorando messicano la cui vita sentimentale e lavorativa viene controllata da un’organizzazione criminale che lo segue nella sua nuova vita a Barcellona. Come a prendere in giro quel complottismo che da sempre, nel genere, vede un protagonista ordinario trascinato in qualcosa decisamente più grande di lui, il film di Fernando Frias è formalmente una trappola senza uscita (la narrazione, volutamente, è inspiegabile) che di questa assurdità situazionale fa una bandiera per raccontare uno stato di cose: lo scarto tra realtà e immaginazione.
Ciò che rende Non pretendo che qualcuno mi creda un film decisamente stimolante quanto ostico, è il fatto che la sua premessa è potenzialmente inesauribile e la soddisfazione per...
È necessario attenersi alla netiquette, alla community infatti si richiede l’automoderazione: non sono ammessi insulti, commenti off topic, flame. Si prega di segnalare i commenti che violano la netiquette, BAD si riserva di intervenire con la cancellazione o il ban definitivo.