La recensione di Paradise, disponibile su Netflix dal 27 luglio

In un futuro distopico ma per nulla lontano da noi, un’azienda tedesca chiamata Aeon ha sviluppato una tecnologia per trasferire anni di vita da un essere umano all’altro. Una scoperta che ha del miracoloso e che, messa a legge, permette ad Aeon di controllare e quindi comprare le vite di tutti. Praticamente la manifestazione corporea (esattamente nel fisico umano) del capitalismo più estremo. Questa è solo la parte del world-building incredibile di Paradise, un thriller fantascientifico come raramente se ne vedono: ben messo in scena, scritto magnificamente e diretto con l’intelligenza di chi sa che deve portare a casa un ottimo film popolare e non uno d’autore.

Di primo acchito, Paradise sembra infatti un thriller come tanti, così come banale sembra il conflitto del protagonista: un giovane dirigente Aeon che viene costretto a lottare contro il sistema che ha alimentato dopo che sua moglie viene privata legalmente di 40...