La recensione di Spaceman, il nuovo film diretto da Johan Renck, in streaming su Netflix dall’1 marzo.

Un cosmonauta ceco in missione nello spazio (Adam Sandler) racconta i suoi problemi di cuore a un mostruoso alieno di forma aracnoide (Paul Dano). Chissà se l’agente di Adam Sandler ha letto questa sinossi e ha pensato che fosse una commedia. Invece Spaceman va ad arricchire il catalogo del Sandler per adulti, quello di Diamanti grezzi e Hustle. Ma era meglio il contrario. Almeno ci sarebbe stata dell’autoironia. Una delle grandi colpe di uno dei film di fantascienza più sbagliati degli ultimi anni è quella di prendersi mortalmente sul serio, non capendo mai la ridicolaggine intrinseca di ciò che racconta. Una visione noiosa diventa così un’esperienza frustrante, del tipo che fa venire voglia di alzarsi e mettersi a urlare contro lo schermo.

I “peccati” di Spaceman sono soprattutto tre. Primo: non si capisce mai di cosa parli davvero. In un’ora e cinquanta scarsa si toccano solitudin...