La recensione di W, il film di Anna Eriksson presentato al festival di Locarno

Cinema per stomaci forti e occhi allenati, dopo M del 2018 Anna Eriksson passa al suo opposto, o meglio al suo capovolgimento, W, un film che ha completamente superato il concetto stesso di apocalisse e si trova già con entrambi i piedi in un mondo di immagini post post apocalittiche. Del resto è chiaro che non ha grande interesse per una trama propriamente detta ma semmai nella creazione di uno scenario. Per farlo utilizza immagini che conosciamo come volti asiatici pitturati di bianco presi da Blade Runner, infermiere in tenute d’epoca e musica classica usata da Kubrick in 2001: Odissea nello spazio. Così cambia un senso ai posti e un ospedale può sembrare anche un’astronave o un bunker di un futuro in cui la neve ha sommerso il pianeta.

È così, con budget irrisori, che questo film produce il suo immaginario posteriore all’apocalisse e si disinteressa di ciò su cui invece ogni altro film apocalittic...