Il primo film Marvel fu un horror pieno di stile e sangue. Un buon successo al box office con 131 milioni di dollari, con un seguito decisamente migliore e un terzo capitolo deludente. Blade era la summa del massimo che poteva dare il cinecomic in quella fase. Atmosfera e personalità da vendere per un pubblico individuato nel segmento di adolescenti, maschi, amanti dei fumetti e\o dei film d’azione e horror. Avere un protagonista “cool” era molto più importante che avere effettivamente qualcosa da dire sulla realtà e sui dilemmi dei personaggi. I supereroi, pur con eccezioni autoriali (il Batman di Burton era avanti di almeno 20 anni) erano dritti, saldi, sempre con un piano, invincibili. In altre parole: bidimensionali. Quello che contava era il mondo che si andava a creare e l’impatto delle scene ambientate lì dentro.

Per Blade l’evento fortunato fu Wesley Snipes. La terza dimensione al personaggio arrivò dalla sua capacità di imporre la sua personalità, divertendosi, alla altrettanto divertente sceneggiatura di David S. Goyer. Roba basilare: antiche rivalità, gruppi segreti, vampiri, purosangue, diurni, umani contagiati. Nel 1998 era la perfetta espressione del suo tempo anche sotto il profilo estetico: giacche in pelle, fucili enormi, capelli lunghi, occhiali da sole di notte e sguardi cattivi. Oggi tutto questo suona vecchio e un po’ fa tenerezza. 

La figura del vampiro ebbe poi qualche anno di pausa. Era una rincorsa: per una decina di anni venne prosciugata di tutto il suo sangue. Dai vampiri d’autore (Lasciami entrare), ai vampiri romantici (Twilight). Moltissimi personaggi negli altri generi sembravano vampiri. Un esempio è il pallido Neo di Matrix che, pur non essendolo, adottò un vestiario perfetto per Blade

Blade fu eccezionale per quel momento in cui il genere era qualcosa di diverso. Nel mondo dopo Gli X-Men di Singer, lo Spider-Man di Sam Raimi e il Batman di Nolan, le operazioni come Blade diventarono immediatamente vintage. 

Oggi i Marvel Studios vogliono rilanciare il personaggio nel loro universo con il volto di Mahershala Ali. Anni di development hell tra rinvii, cambi di regia e riscritture, sembrano mettere un cartello enorme su questo progetto con scritto: non è una buona idea!

Un raro reboot Marvel Studios

Posto che il nuovo Blade sia un reboot – si sa ancora poco della nuova riscrittura ad opera di Nic Pizzolato – sarebbe una pratica rara per i Marvel Studios. Certo ci sono i Fantastici 4, ma i loro film non hanno avuto modo di ottenere il plauso dei fan. Daredevil idem, dopo un brutto film ha fatto sì faville in mano a Netflix, ma con una serie TV. Giudizio sospeso sulla sua gestione nell’MCU, si attende di vederlo assoluto protagonista. Lo Spider-Man di Tom Holland è molto lontano dai due che l’hanno preceduto ed è stato usato prima come spalla degli Avengers, poi gradualmente ha svelato la sua trama in singolo. Una trilogia di origini e di multiverso ben diversa dalle altre.

Nel caso di Blade si tratterebbe di andare a prendere un personaggio molto amato soprattutto nella sua versione cinematografica. Nei fumetti Blade, per quanto alcuni autori l’abbiano reso rilevante inserendolo in crossover di ampio respiro, non appartiene certo alla “serie A” degli albi Marvel. I suoi film sono amati proprio per quanto sono incastonati nell’estetica anni ’90. Nel bene e nel male non sarà semplice disfarsene. 

Blade

Tra Wesley Snipes e Mahershala Ali passa una diversa concezione di cinema. Ali, che attendendo di poter andare sul set del film compirà l’anno prossimo 50 anni, è volto di un cinema di qualità e di rivendicazioni. Da Moonlight a Green Book, si è fatto interprete della nuova corrente di rappresentazione dei neri al cinema. Il Blade di Wesley Snipes era il primo supereroe nero e non si era nemmeno reso conto della storicità della cosa. Era leggero, “da cassetta”, senza pretese. Oggi questa categoria critica sarebbe inaccettabile per un genere che invece di pretese su se stesso ha iniziato ad avanzarne molte. 

Ci siamo abituati a vedere nei cinecomic un commento del presente (per quanto celato sotto strati di spettacolo), un’analisi del senso di eroismo e dei valori che attraversano la società americana. Ci ricordiamo e amiamo Blade proprio per aver fatto l’opposto. Come lo interpreterà Kevin Feige? Sia in un modo che nell’altro sembra sbagliato.

C’è spazio per Blade nell’MCU?

L’MCU ha bisogno di ricompattarsi. Deve tirare le fila di molte sottotrame e trovare un parco di eroi da prima linea in grado di sostituire gli Avengers originali nell’affetto del pubblico. Aggiungere carne al fuoco, aprendo anche il mondo urbano e dannato, è l’ultima cosa che gli serve.

Guardando la timeline futura, Blade sembra sempre l’outsider, il titolo meno legato agli altri. Certo i progetti originali, fuori continuità, sono da accogliere a braccia aperte. Ma Blade non è libero da paragoni come fu per l’esperimento Licantropus. Difficile intuire il senso di mettersi in competizione con se stessi cercando di fare o qualcosa di meglio o qualcosa di diverso. In ogni caso, ora, è un rischio che non ha senso correre. Il danno che deriverebbe da un passo falso sarebbe molto maggiore dei benefici di un successo.

In un’universo in continua espansione l’impressione è quindi che lo spazio per il Diurno sia ancora troppo ristretto. Paradossalmente, per il franchise dei vampiri allergici alla luce, il problema potrebbe essere proprio quello di non avere uno spazio per brillare.

È per questo che un nuovo Blade, a 25 anni di distanza dal primo, presenta solo problemi. Ed è per questo che è così eccitante stare a vedere come (e quando) li risolveranno.  

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