“Dio è morto, Cormac McCarthy è morto e anch’io non mi sento tanto bene” direbbe Woody Allen. La scomparsa dello scrittore americano che vinse un Pulitzer ma siccome il mondo è ingiusto non vinse mai un Nobel per la letteratura è stata una brutta botta, sia per chi è cresciuto con la sua Trilogia della frontiera sia per chi l’ha scoperto grazie ai fratelli Coen o a John Hillcoat. McCarthy ha sempre avuto un rapporto stretto con il cinema e il teatro, al punto che ha anche firmato una sceneggiatura di Ridley Scott; e se provate a leggere in particolare Non è un Paese per vecchi vi renderete conto di quanto cinematografica fosse la sua mente.

Quale modo migliore per omaggiarlo, quindi, che stilare una classifica? Meglio: una top ten, una lista, un elenco; dieci film da vedere per ricordare Cormac McCarthy. Alcuni sono tratti dalle sue opere; altri, invece, ne sono stati chiaramente ispirati. Ci sono un paio di scelte sulle quali si può discutere, e non tutti i film selezionati hanno lo stesso standard qualitativo. Ma sono tutti mccarthy-iani, ed è questo che conta: selvaggi, cinici, violenti, filosofici, liberi. E con tanto, tanto deserto.

Cormac McCarthy Bone

Bone Tomahawk

Il film d’esordio di S. Craig Zahler assomiglia a tratti a una versione da rivista pulp di Meridiano di sangue, con un tocco di umorismo in più ma con la stessa passione per sabbia, ossa e paesaggi sconfinati. Contiene tra l’altro uno dei migliori Kurt Russell di sempre, e poche facce nel cinema odierno urlano “Cormac McCarthy!” come la sua.

Figlio di Dio

Il romanzo è forse l’opera più disturbante di McCarthy – come prevedibile visto che si tratta della storia di un serial killer raccontata dal suo punto di vista. L’adattamento cinematografico firmato da James Franco, grandissimo fan dell’autore, non riesce a catturare lo stesso schifo del romanzo e a ricrearne le atmosfere pur rispettandone la struttura, ma punti in più per il coraggio.

Hostiles

Ultimamente Scott Cooper si sta avviando su una strada fin troppo estetizzante, che in Hostiles si intravedeva solo in parte. Qui il regista di Out of the Furnace e del recente The Pale Blue Eye riesce a centrare l’equilibrio perfetto tra bellezza e orrore, tra violenza e atmosfere, anche grazie all’ottima coppia di protagonisti formata da Christian Bale e Rosamund Pike.

The Road

La strada

Non è il più famoso dei film mccarthy-iani solo perché ce n’è un altro che ha vinto degli Oscar, ma è forse quello che più di tutti l’ha fatto conoscere come autore anche ai cinefili: il romanzo è breve e si divora in poche ore, ed è insieme a Meridiano di sangue l’apice stilistico e contenutistico dell’opera di McCarthy. Il film di John Hillcoat ha il solo difetto di scontrarsi contro un colosso inamovibile: lo rispetta, lo adatta bene al mezzo cinematografico, ma non ha speranze di raggiungerlo, figuriamoci superarlo.

La valle dell’Eden

Non siamo certo noi i primi a dire che John Steinbeck è una delle più grandi influenze di Cormac McCarthy: se potessimo fargli un’ultima domanda sarebbe “quante volte hai letto La valle dell’Eden?”. E quindi ci sembra giusto mettere in evidenza questo legame segnalando il film di Elia Kazan con James Dean, e consigliandovi poi di recuperare anche il romanzo, del quale il film copre solo l’ultima parte.

Non è un Paese per vecchi

L’aspetto più incredibile di Non è un Paese per vecchi (il libro) è che si legge come una sceneggiatura. Non sorprende quindi che i fratelli Coen ne abbiano tratto uno dei loro migliori film: metà del lavoro era già stato fatto a monte. Il resto ce l’hanno messo loro, e ce l’ha messo soprattutto l’indimenticabile pettinatura di Javier Bardem.

Horses

Passione ribelle

Pessima traduzione dell’originale All the Pretty Horses, il primo libro della Trilogia della frontiera che in libreria trovate come Cavalli selvaggi, Passione ribelle è… un film, diretto da Billy Bob Thornton. È un buon film? Non ne siamo sicuri. È una scusa per scoprire una trilogia letteraria di livello assoluto? Senza dubbio.

Sunset Limited

Samuel L. Jackson e Tommy Lee Jones seduti a un tavolo che per novanta minuti discutono se il bicchiere sia mezzo pieno o mezzo vuoto. Tratto dall’omonima piece teatrale, è un esperimento riuscito, e non era facile.

The Counselor

Meno riuscito, purtroppo, è il primo e unico film scritto per il cinema da Cormac McCarthy, e diretto da Ridley Scott. Grande cast (Fassbender, Bardem, Brad Pitt, Cameron Diaz…), grandi speranze, ma una storia che è da un lato inutilmente intricata, e dall’altro un po’ troppo stupidina per essere uscita dalla penna di McCarthy.

The Proposition

L’inclusione di questo film ci porta a incoronare John Hillcoat come regista mccarthy-iano per eccellenza – notevole, considerato che si tratta non di un americano ma di un australiano. E infatti The Proposition, scritto e musicato da un altro australiano eccellente come Nick Cave, è tanto ispirato a McCarthy quanto influenzato dal continente dov’è ambientato, con i suoi paesaggi e la sua personale versione della vita di frontiera. L’ibrido, manco a dirlo, funziona, com’è ovvio se avete mai visto l’outback australiano.

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