Cry Macho è disponibile su Netflix

Ci fu un momento in cui ci si convinse che Clint Eastwood sarebbe stato solo dietro la macchina da presa. Con Gran Torino aveva promesso il ritiro dalle scene e, diciamocelo, sarebbe stato perfetto. L’ultimo ruolo era fenomenale. Walt Kowalski, un reduce di guerra, un uomo malato, un patriota arrabbiato. L’arco di sviluppo del personaggio poteva essere un testamento umano, ancor prima di artistico. L’attore tornava sui suoi personaggi, interpretava un duro fortemente convinto delle proprie idee. Così antipatico e così affascinante che viene da dargli ragione anche alle idee più conservatrici, per puro carisma. Il film lo farà cambiare.

Walt incontra un ragazzo immigrato di origini asiatiche che vive nel quartiere. Non lo sopporta, così come non sopporta quello che stanno diventando le strade intorno a casa sua e l’America tutta. Kowalski è l’eroe eastwoodiano della vecchiaia per eccellenza. Un burbero che vorrebbe evitare di avere rapporti con il vicino straniero che possiede però un razzismo solo di facciata, pronto a cedere di fronte al primo sopruso subito da Thao. Perché sebbene Walt voglia essere lasciato in pace, è pronto a rimettersi in azione per soccorrere chi (e chiunque!) subisca un’ingiustizia. 

Da Gran Torino a Cry Macho

Con The Mule prima e infine con Cry Macho, Eastwood ha continuato questo discorso. I suoi personaggi sono costruiti sul suo carattere e su tutto quello che ha rappresentato, dentro e fuori il cinema. Per questo nella sua più recente (ma non ultima) regia, tutti coloro che lo incontrano guardano il suo nuovo personaggio, Mike Milo, come se vedessero Eastwood stesso. O per lo meno quello che lui ancora rappresenta. L’attore appare di fronte alla cinepresa senza nascondere le sue rughe. Impossibile non vedere il corpo di un novantenne, per quanto in forma, stridere con l’azione richiesta (andare contro gente cattivissima!).

Certo, in tutta l’avventura tira un pugno, uno solo, ma si mette anche in situazioni di pericolo. Assurdo. Basterebbe una gomitata presa per caso dalla folla dei combattimenti clandestini di galli, in fuga dalla polizia, potrebbe mandarlo al pronto soccorso. Invece nel mondo di Cry Macho funziona così: prima chiunque vede in lui solo un vecchio. Quando apprendono il suo passato, ciò che ha fatto e come l’ha fatto, l’età scompare, quello che resta è solo il cowboy senza età.

Così non ci si deve stupire se tutte le donne cadono ai suoi piedi. “Di solito quando una donna ride così, l’uomo ha la patta aperta” dice di fronte a Leta, una donna bellissima che flirta con lui. L’età vera è quella che ci si sente. E Mike si sente l’età giusta per rifiutare le avance. “Crede di essere il primo che manda il mio ex?” Dice lei in un dialogo quasi a doppio senso. Ma Mike non ha rivali. Non li ha nella missione e neanche nel fascino (l’intero dialogo è ricco di questa ambiguità). Anche perché, lungo il cammino, riuscirà a sedurre un’altra donna, di costumi più morigerati. Un buon partito con cui addirittura immaginare un lungo futuro insieme. 

Formarsi sulla strada verso il confine

Il film, va detto, non è niente di ché. Un viaggio on the road molto convenzionale e un po’ televisivo in cui un’ex star di rodeo, oramai molto anziana, viene ingaggiata per andare a recuperare un ragazzo in Messico. Intraprende questa missione di presunto salvataggio muovendosi ai limiti della legalità. Lui, in realtà, rispetta le leggi e ne comprende l’importanza. Lo fa perciò controvoglia, cercando di compiere meno crimini possibile! Però l’onore dei patti e la salvezza di chi subisce ingiustizie vengono prima di tutto. 

cry macho

Quando hai 90 anni e fai un film, o lo giri per noia o lo giri perché hai qualcosa da dire. Non c’è una via di mezzo. Chi, a quell’età e con quel patrimonio, affronterebbe le fatiche del set solo per prendersi uno stipendio? Così Cry Macho va visto non tanto per la sua qualità, quanto per l’esigenza comunicativa che porta con sé. Clint Eastwood ha capito una cosa: ha dato l’idea sbagliata. Ha convinto intere generazioni che per essere dei duri si dovesse comportarsi come tali. Il macho come filosofia di vita è una gabbia che costringe a un’esistenza muscolare, sempre in sfida. Il moderno uomo che non ha paura di niente in realtà è un uomo pieno di paure che finge di non averle per non esserne toccato. 

“Un tempo eri forte, macho, ora non sei niente”

C’è un paradosso: il vero macho non si definisce quando il gioco si fa duro, bensì in come gestisce la quotidianità. Mike risponde alla provocazione del ragazzo che lo mette di fronte al suo invecchiamento spiegandogli che: “Un tempo ero tante cose, ma ora non più”. Il vero cowboy ha capito che gli basta essere solo una cosa, per mantenere vivo il mito. Rafa è affascinato dall’allure da cowboy che caratterizza Mike. È un passaggio chiave del cinema di Eastwood. L’eroe per eccellenza americano, ora viene solo scimmiottato dai texani che hanno gli stessi cappelli e una caratura morale radicalmente opposta. Nessuno si fa più da sé, hanno tutti macchine perfette al posto dei cavalli. Mike invece le macchine se le trova tutte scassate, però sa ancora insegnare a cavalcare a un ragazzo. 

Per un attimo in Cry Macho si parla anche di genitorialità. Saper domare un cavallo è l’unica immagine possibile per Eastwood che può sintetizzare l’amore di un padre (o di un nonno) verso i giovani che lo fanno preoccupare, ma a cui vorrebbe dare ancora molto. Sa guarire gli animali e immediatamente questa sua dote attira l’attenzione di tutto il paese che gli porta le bestie in processione come di fronte a un santone.

Mike sa che, prendendosi cura sia degli animali da compagnia che da lavoro, si sta prendendo cura della comunità. Grazie a una cosa che ha intuito come senso dell’esistenza, Mike\Eastwood riesce a trovare una solidarietà di rimbalzo diffusa e sincera. Per questo lui è un uomo con un ideale a cui ancora cerca di tendere. 

Ma qual è questo ideale? Lo si vede in tantissimi suoi film. È il soggetto principale di Gran Torino, poi c’è anche in The Mule. Cry Macho lo identifica benissimo. Racchiude nel suo protagonista tutto quello che conta per Clint Eastwood. L’unica cosa che bisogna essere nel presente, anche quando nel passato si è stati di tutto. L’unico modo per trasformare una persona qualsiasi in un duro che non può mai invecchiare: essere una brava persona.

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