Lo scorso Luglio, a Cannes, la presidente dell’Accademia del cinema italiano Piera Detassis, scherzando, aveva pronosticato un’annata terribile per il suo lavoro, perché dopo un 2020 con pochi film tutti i più grandi nomi del cinema italiano si sarebbero concentrati nel 2021/2022, portando ad una cerimonia dei David in cui per forza di cose molti grandi sarebbero usciti con le ossa rotte e tante recriminazioni. Era prima della presentazione in concorso di Tre Piani di Nanni Moretti quando sembrava che pure quello sarebbe stato un facile contender per i premi, invece è stato l’unico dei nomi maggiori del cinema italiano a non esserne interessato. Per il resto le cose sono andate più o meno come vaticinato da Piera Detassis, solo che l’esito della cerimonia è stato molto più variegato ed ecumenico del previsto. Pochi hanno vinto tanto, molti hanno vinto qualcosa. E una volta tanto non sembra sbagliato.

I vincitori sono Freaks Out, per il maggior numero di premi, e È stata la mano di Dio, per quelli più pesanti. Quest’esito ci dice sia qualcosa di prevedibile che qualcosa di imprevisto, cioè che come spesso avviene e non solo ai David i votanti separano i premi tra quelli artistici (andati più che altro a È stata la mano di Dio) e quelli tecnici (andati più che altro a Freaks Out), mentre invece non era facile prevedere che non ci sarebbe stato il grande sgarbo a Netflix.

Contrariamente agli Oscar e a quanto poteva essere temuto infatti qui un film Netflix, uscito in sala, ha vinto il premio più importante. Certo l’essere stato il designato italiano agli Oscar ed essere arrivato fino alla nomination ha sicuramente aiutato la percezione comune di un film importante, ma non era scontato. L’industria italiana non ha nessuna acrimonia contro la piattaforma.

Le considerazioni più interessanti però forse possiamo farle guardando chi non ha vinto. In un’annata come detto piena di film che in altri anni sarebbero stati senza dubbio i vincitori della serata come Diabolik, Ariaferma o Qui rido io, i votanti dell’Accademia hanno scelto di non premiare praticamente per niente Diabolik (ha vinto solo il premio per la miglior canzone), dando implicitamente un giudizio forte su quale tra questo e Freaks Out l’industria consideri un blockbuster italiano da premiare, e di non tributare quasi nulla a Qui rido io. Il film di Martone è esponente di prima fila del cinema tradizionale italiano e questa in particolare è un’opera di grande tradizione, la biografia di un personaggio cardinale per l’industria dello spettacolo, una grande produzione, grandi attori e tutto quanto. Nonostante questo il film ha portato a casa solo il premio ai migliori costumi e quello per il miglior attore non protagonista (Eduardo Scarpetta, discendente del protagonista).

Idem dicasi per Ariaferma, premiato bene per la sceneggiatura e per il miglior protagonista (Silvio Orlando) e basta.

è stata la mano di dio

È un buon segnale di cambio di mentalità tra i votanti, e lo si vede soprattutto da una categoria minore come il premio per la miglior regista esordiente. Il fatto che il pur buon Il cattivo poeta abbia perso davanti a Piccolo corpo di Laura Samani è molto indicativo. Perché il primo è, di nuovo, un film tradizionale che celebra una grande figura italiana con un grande attore ad interpretarla, un classico della premiazione facile, il secondo invece un film strano, fintamente contadino, in realtà fantasy nell’animo, che ha pochi punti di riferimento e una grande capacità di fare cinema. Non era scontato davvero che fosse questo il vincitore e che le sue doti fossero apprezzate più di quelle più in vista e consuete di Il cattivo poeta.

Non tutto ovviamente è stato perfetto, rimangono diverse storture difficili a spiegarsi. Com’è possibile che un film complicatissimo dal punto di vista dell’azione come Freaks Out non fosse nemmeno nominato per il miglior montaggio quando avrebbe dovuto vincerlo? Perché quella categoria l’ha vinta un documentario con interviste, di certo un lavoro lungo e difficile ma non superiore agli altri candidati? Alla stessa maniera come mai sempre Ennio ha vinto miglior sonoro, quando c’era in gara quel delirio di sonoro gestito benissimo che è Freaks Out, ma pure Ariaferma tutto girato in ambienti ampi e non facili da registrare?

E rimane anche qualche amarezza come la sconfitta di America Latina nelle comunque poche categorie in cui era stato nominato (Elio Germano come miglior attore era un premio molto plausibile per quanto difficile avendolo vinto l’anno prima con Volevo nascondermi).

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