Il Bad Movie della settimana è Green Border, al cinema dall’8 febbraio.

Green Border - Agata Kubis
Green Border – Agata Kubis

Premessa

Nel Concorso dell’ottantesima edizione della Mostra del Cinema di Venezia anno 2023 sono stati presentati due film a tema migratorio dalle opposte ideologie cinematografiche: il durissimo, storicizzato, arrabbiato e quasi in diretta con le cronache nazionali polacche Green Border di Agnieszka Holland e il morbidissimo, vagheggiato, anestetizzante e consolatorio Io Capitano di Matteo Garrone. È stato molto interessante, come sempre quando si analizzano due testi cinematografici agli antipodi realizzati da cineasti arrivati al pieno controllo della loro arte, dividersi e scontrarsi su quale approccio fosse ritenuto il più efficace. A seconda dei gusti e formazioni di ogni singolo critico cinematografico, si è riflettuto su quale strategia rappresentasse meglio su grande schermo un tema così complesso come lo spostamento nel mondo di masse di individui, da un paese all’altro e da un continente all’altro.

Una partita di tennis senza Sinner

La 74enne polacca Holland è tornata al cinema (noti i suoi Europa Europa e In the Darkness a tema Olocausto) dopo anni di prestigiosa televisione americana (The Killing, House of Cards) per raccontare quella che un tempo era una gigantesca “foresta verde” (lei inizialmente la filma a colori) che occupava mezzo nostro continente comprese Polonia e Germania. Lì c’è il bosco. Esso ha proprietà fantasy (Vladimir Propp sa quanto è importante per le fiabe perché “occulta il mistero” ed è luogo di ritualità e magia) ma lei lo trasforma subito da verde appariscente in bianco e nero per incenerire le nostre speranze. Siamo precisamente tra Bielorussia e Polonia, ottobre 2021, dove arrivano profughi politici da Siria ed Afghanistan. Rispetto alla massa amorfa del barcone di Io Capitano, dove non deve esistere nessun altro se non il supereroe a cui va sempre tutto bene Seydou e suo cugino ferito anche se non sembra Moussa, su questo aereo della Holland si sottolineano in 10 minuti facce, generazioni, provenienze.

Green Border - Agata Kubis
Green Border – Agata Kubis

Chi viene dalla Siria (una famiglia che parla arabo e deve arrivare da un parente a Malmö in Svezia) e chi dall’Afghanistan (una stagionata insegnante di inglese che ha dollari in tasca). C’è chi è vecchio e stanco e non si entusiasma a vedere le nuvole e ci sono ragazzini che sentono lo sballo del volo mentre hanno gli auricolari fighetti come Enea di Castellitto e vorrebbero stare vicini al finestrino. Chi arriva da Harasta e chi da Kabul, chi crede in Allah e chi no. È obbligatorio atterrare nella Bielorussia di Lukashenko che li accoglie con delle rose consegnate dalle hostess munite di mascherina (siamo in pieno Covid) mentre l’aereo scende dal cielo. Sequenza magnifica dal futuro contrappunto ironico. I profughi vengono rassicurati, spennati (300 dollari) e poi spediti verso la Polonia sapendo che lì subiranno un trattamento tutt’altro che accogliente. Perché si comporta così l’amicone di Vladimir Putin? Perché vuole mettere in crisi l’Europa, creare confusione, destabilizzarci e sfruttare l’odio per i migranti del governo di estrema destra di Mateusz Morawiecki in carica a Varsavia dall’11 novembre 2017.

Parte a questo punto un film durissimo, in un bianco e nero corposo del bravissimo direttore della fotografia Tomasz Naumiuk. Altra idea registica da urlo: Bielorussia e Polonia si mettono a giocare a tennis rimbalzandosi cadaveri di profughi oltre il filo spinato che divide le nazioni, come fosse la rete di un rettangolo di gioco. Ma non giocano Sinner, Medvedev o Djokovic. Chi si tiene il morto scomodo? Io Polonia o tu Bielorussia? Basterebbe questo palleggio di salme semplicemente terrificante e grottesco per definire Green Border un grande film capace di sintetizzare in immagini indelebili una spregevole strategia politica non troppo facile da spiegare attraverso il linguaggio del prodotto audiovisivo che vuole essere “largo”. Ma la Holland non ha intenzione di creare una fantasia anodina dal sapore pubblicitario (Garrone) per entusiasmare un pubblico occidentale borghese ingenuamente estasiato dall’indistruttibilità dei cugini senegalesi Seydou e Moussa. Lei ha un’altra intenzione.

Green Border - Agata Kubis
Green Border – Agata Kubis

Loro malcapitati

Green Border racconta i problemi dei migranti in corsa dentro un action movie dove è importante ogni singola goccia d’acqua, gli smartphone come mezzi di comunicazione salvifici, caricabatterie, coperte, vestiti e coltellini svizzeri. Siriani ed Afghani si compattano. I vecchi proteggono i giovani finché possono ma ognuno di loro è frangibile e terrorizzato. E i polacchi che li dovranno respingere una volta valicato il confine del bosco? In crisi pure loro. C’è una guardia della frontiera che comincia ad avere il disgusto per gli ordini governativi a lui impartiti. Ci sono degli attivisti abbastanza fuori di testa (è possibile mantenere la sanità mentale per un progressista borghese in questa situazione? Questo aspetto piacerebbe a Bellocchio). Conosciamo anche una psicoterapeuta solitaria che “cura” la mente angosciata via zoom (c’è sempre il Covid, mai dimenticarlo) di ricchi maschi di sinistra polacchi così incazzati con il governo di Morawiecki da urlare con lei in collegamento webinair: “La mia libido è a zero!” (dunque c’è anche tempo per humour sessuale adulto nel film). La Holland, autrice del copione con Maciej Pisuk e Gabriela Łazarkiewicz-Sieczko, unisce accanto al “confine verde” questi tre nuclei narrativi (profughi, guardie, attivisti) cercando un pathos evidente (chi non ama questo approccio parla di “pornografia del dolore”), inserendo anche suspense e colpi di scena (che bella verso il finale la sequenza dell’azione sovversiva in macchina da parte degli attivisti + psicoterapeuta).

Green Border - Agata Kubis
Green Border – Agata Kubis

Conclusioni

A Venezia, e non solo a Venezia, è stato preferito l’approccio patinato e scacciapensieri di Garrone che ha portato a casa Leone d’Argento – Miglior Regia (Holland solo Premio della Giuria; sembrava contrariata alla premiazione) prima che Garrone iniziasse la sua positiva corsa Oscar entrando nella cinquina Miglior Film Internazionale. Green Border invece è stato scartato dalla Polonia come submission per l’Academy visto che a Varsavia parecchi si sono incavolati dopo la prima mondiale veneziana. Certamente Garrone non fa arrabbiare nessuno con la sua inaffondabile favoletta. Green Border ha fatto invece infuriare membri del governo polacco, irritato l’estrema destra, creato un forte dibattito nel paese (come deve fare il vero cinema politico), riaperto delle ferite e scosso gli animi di tutti proprio per via del suo stile carico e sottolineato. È stata una produzione ardimentosa: sceneggiatura iniziata a ottobre 2021 quando si vedevano le prime avvisaglie del piano di Lukashenko, riprese partite a marzo 2023, post-produzione lampo, anteprima mondiale a Venezia a settembre 2023. Il film è una bella pezza che regge assai i poderosi 147 minuti di lunghezza con finale beffardo dedicato all’Ucraina e qualche speranza dentro le coscienze della società polacca. E infatti i rari raggi di luce dentro il film della Holland sono stati confermati dalla vittoria in Polonia del governo del moderato Donald Tusk a dicembre 2023.

Altro che pornografia del dolore. Questo film ha il coraggio e l’onestà intellettuale di non blandire lo spettatore, offrendo non solo magistrali shock visivi ma anche qualche spunto per riflessioni costruttive per le generazioni future.

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