Harley Davidson & Marlboro Man è un film che copia tutto a tutti e a suo modo è originalissimo

Dove devi andare?” “Non so, dove capita” “Sali ti ci porto io”.

Harley Davidson & Marlboro Man arrivava nelle sale americane 30 anni fa. Ed era un film che sapeva di libertà, di strada e avventura. In realtà era nient’altro che una delle opere più derivative di sempre, composta da un miscugli di generi e idee di altri autori. Furbissimo e ammiccante fino al midollo, Harley Davidson & Marlboro Man rappresenta però l’esempio perfetto di film per la tv. Quello che passa a riempire i palinsesti in ore strane dell’estate. Uno di quelli che puoi iniziare a metà e che riesci a goderti, che non perde smalto se interrotto dalle pubblicità e che sembra per adulti, ma ha un’anima per tutti sopra i 10 anni. Proprio come Trappola di cristallo, che il regista Simon Wincer cerca di emulare (quasi copiandone il finale) senza però riuscire a trovare lo stesso equilibrio.

Però che film che è Harley Davidson & Marlboro Man!

Eccezionale già a partire dal titolo: un product placement senza ritorno economico. Proprio in apertura ci viene ben spiegato che la Harley e la Marlboro non c’entrano niente con l’opera. Assurdo: Don Johnson e Mickey Rourke interpretano praticamente due archetipi dei rispettivi prodotti. Appaiono in scena come se venissero direttamente dagli spot delle aziende.

I due sono “cool” all’inverosimile, nei loro trionfi come nelle goffaggini, si combattono l’inquadratura nel disperato tentativo di sembrare ancora più fantastici che nella scena prima. E ce la fanno alla grande. Harley Davidson & Marlboro Man è ambientato in un futuro prossimo (per il 1991 quando uscì il film): il 1997. Un elemento che non serve più di tanto alla trama, se non per dare un tono – piuttosto originale – da neo noir moderato e far intuire che sia l’ideale del cowboy che quello del rider sono ormai tramontati. Il primo incarna i valori di una società antica, il secondo un mondo senza confini in cui l’uomo, in sella del suo cavallo di metallo, può viaggiare in cerca di avventure.

Sta qui il “buddy movie”: due amici diversissimi tra di loro, ma con la stessa concezione di come si “usa” il mondo. Il bar in cui sono cresciuti sta chiudendo, schiacciato dai debiti e dalla modernità. Le banche chiedono sempre più soldi, tutto ciò che non si è evoluto viene spazzato via. Eppure quel locale ha un significato per chi lo frequenta, ed è per questo che un manipolo di uomini (tra cui i nostri due eroi) è disposto a tutto pur di salvarlo. Anche rapinare la banca che sta strozzando il locale con i debiti; un circolo di denaro positivo alla Robin Hood.

Le cose non vanno però il verso giusto. All’interno del camion blindato non c’è il denaro ma una nuova droga che sta impazzando per la città in un giro d’affari gestito proprio dalla corporation.

Harley e Marlboro si trovano così a fuggire da uomini corrotti, armati fino ai denti, vestiti come Neo di Matrix con un giubbotto di kevlar che li rende praticamente invincibili. 

Per ambientazione, esecuzione, e stile visivo Harley Davidson & Marlboro Man sembra vicino alla fantascienza di 1997: Fuga da New York. È solo la superficie, che maschera la vera ispirazione del film: Butch Cassidy.

Dalla pellicola del 1969 di George Roy Hill c’è tutto: a partire dall’idea di due “duri ma buoni” in fuga da un nemico inesorabile. Butch e Sundance venivano braccati dagli uomini della banca dotati di una grande abilità da segugi. Allo stesso modo Harley e Marlboro fuggono dai killer dotati però di tracciatori elettronici nascosti. Gli tocca anche fare un tuffo nell’acqua per salvarsi da un momento di stallo in loro sfavore proprio come nel classico di Hill.

Un western ambientato nel futuro con due personaggi delle pubblicità che maneggiano una droga proveniente direttamente da Breaking Bad (è blu e viene maneggiata da un giovane Giancarlo Esposito), sparano come in un film di poliziotti, e sono amici\rivali per la pelle. Se queste non sono le premesse per un film che si mette sul play e si lascia scorrere godendoselo tutto, allora cosa lo è?

Il fatto è che Harley Davidson & Marlboro Man fu odiosissimo all’uscita. Candidato a tutti i peggiori premi possibili e stroncato senza appello. Uno di quei fatti strani, che ogni tanto accadono nel cinema, dove un’opera pienamente degna si becca l’odio sincronizzato di tutti. Per fortuna ci fu il pubblico televisivo, che si è fidelizzato a sufficienza da volergli bene. 

Non è difficile farlo, bisogna solo lasciar perdere la plausibilità, l’eccesso di battute ad effetto, qualcuna eccessivamente autocompiaciuta (il discorso sull’esistenza di Dio), e godersi la strada. Butch Cassidy iniziava nella leggenda, mostrando dei finti cinegiornali durante i titoli di testa. Nel finale la sorte restava in sospeso per rientrare nel “sentito dire”. I due pistoleri saranno sopravvissuti? Forse sì, nella nostra fantasia. Harley Davidson & Marlboro Man se ne sbatte altamente dell’alone mitico dei suoi personaggi. E lo fa sul finale dopo che per tutto il film ha cercato di costruirlo!

Nell’ultima scena Simon Wincer ci permette di conoscere la storia privata di Marlboro. Il suo nome di battesimo e l’evento che l’ha reso ciò che è. Harley invece si siede in sella alla sua moto, incontra una donna che non sa dove andare, se non “dove capita”. La invita in sella e si dirige con lei verso l’orizzonte.

Il cinema è questa cosa qui. Un’immagine già vista mille volte, ma che in contrasto con qualcosa di diverso (come la città futuribile del film) ritorna a significare qualcosa. Per un film che sembra costretto a citare tutto ciò che gli viene a tiro, che ha due marche sin dal titolo e due attori che hanno firmato il contratto solo per soldi (inizialmente), arrivare a raccontare la libertà con un’immagine così toccante e ben inserita è un trionfo assoluto.

C’è il capitalismo malvagio contro chi vuole solo vivere e lasciar vivere: due autoesiliati dalle grandi città, contro le corporation internazionali. Ma ci sono anche due cowboy molto diversi che non sparano per uccidere. Uno dei due addirittura non lo sa fare! C’è una moto vecchia viene abbattuta come un cavallo sofferente. La rapina al treno è fatta sulle strade roventi dove non si vedono sceriffi, ma solo guerrieri. I cowboy del futuro non nascono nel deserto arido, ma sono generati da quello di Las Vegas e per questo hanno un debole per le scommesse.

Sono queste solo alcune delle immagini originali, generate da Harley Davidson & Marlboro Man. Trovarne anche solo una oggi, in un film di questa categoria, sarebbe già un fatto clamoroso capace di salvarlo da quell’aura di serie B con grande plauso di tutti.

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