I mercenari 4 – Expendables è su Amazon Prime Video

Il titolo originale di I mercenari 4 – Expendables, Expend4bles, giochino grafico-numerico mantenuto anche sulla locandina italiana, è forse il particolare più eccitante di tutto il film. Non perché sia una buona idea, anzi: non sappiamo ricostruire di preciso chi per primo abbia inventato questa pataccata dei numeri usati come lettere (altro esempio recente: SCREAIVI, noto anche come Scream 6), ma chiunque sia meriterebbe, boh, niente di violento ovviamente, ma quantomeno una sonora reprimenda. Ma quantomeno è una porcheria che genera una qualche sorta di reazione, che fa saltare l’encefalogramma, anche se solo per qualche secondo; che lascia un segno, non per forza positivo o piacevole, ma comunque più vitale di, be’, tutto il resto del progetto.

I mercenari 4 – Expendables nasce morto

Non che ci sia granché da stupirsi della scarsa se non nulla consistenza del film di Scott Waugh, uno con tanta passione per il genere che non corrisponde per forza ad altrettanto talento. Tutto il progetto di I mercenari era destinato a durare il giusto, almeno nella forma in cui era stato concepito. E cioè: una grande passerella di star, messe su un set a essere loro stesse e a farci godere del fatto che finalmente stavamo vedendo i vari Stallone, Schwarzenegger, Lundgren, Li nella stessa inquadratura, a fare tutti insieme le cose per i quali avevamo imparato ad amarli quando facevano i film da soli.

Fiddy

Il problema di questo concept è che una volta che hai esaurito le star non ti rimane molto da fare, soprattutto se nel frattempo non hai fatto granché per coltivarle come personaggi, ma anzi hai deciso di puntare tutto (succedeva già in parte nel secondo) sulla marvelizzazione dei dialoghi, infarciti di battutine e frecciatine spesso fuori posto e messe lì solo nella speranza che diventino dei meme, e sull’appiattimento dell’idea di “squadra speciale di soldati non ortodossi” sullo standard fissato da Fast & Furious e in parte anche dagli ultimi Mission: Impossible. Ma nel secondo c’era ancora modo di dare più spazio a Schwarzenegger, per esempio, o per introdurre la seconda infornata di volti noti che si era persa il primo giro di giostra. Nel terzo tornava Wesley Snipes, dopo una lunga pausa dovuta a motivi legali, e c’era il sempre interessante Mel Gibson. Con le unghie e con i denti, si poteva ancora scorgere un barlume di senso nel progetto, per quanto affogato sotto una scrittura dimenticabile e tanta, tantissima CGI brutta a soffocare la maggior parte delle scene più esplosive.

I mercenari 4 – Expendables, invece, non ha più questi bonus da giocarci. Peggio: com’era successo anche a un altro franchise inizialmente stalloniano, quell’Escape Plan che avevamo definito “il vero Expendables, in un certo senso”, anche qui Sly decide che ne ha avuto abbastanza, e si presta solo a un ruolo secondario (senza comunque risparmiarsi la possibilità di agire anche da deus ex machina – in fondo è sempre Stallone), lasciando spazio al “giovane” Jason Statham (anni 56, contro i 77 di Gardenzio) e alla nuova recluta-che-in-realtà-è-già-il-capo interpretata da una Megan Fox che a tratti sembra l’unica davvero in parte del film.

I mercenari 4 - Expendables Sly

Il cambio della guardia

Il risultato del semi-addio di Stallone – ci piace pensare che in un eventuale Expendables 5 non si farebbe neanche vedere, ma d’altra parte è difficile immaginare che avremo un Expendables 5 considerando che il quarto ha incassato la metà del suo budget – e dell’impossibilità di tirare fuori un altro volto storico per saziare la nostra fame di nostalgia è che, a chi guarda, di questi nuovi Expendable (“Cancellabili” nella pessima traduzione italiana) interessa il giusto, cioè quasi zero. C’è un vago tentativo di contestualizzare almeno il personaggio di Megan Fox, inventandosi una storia d’amore burrascosa con Jason Statham, ma di lei non sappiamo altro se non che, dopo una missione finita male, viene promossa all’istante a nuova capa della squadra, con il povero Christmas che viene licenziato in tronco.

Non va meglio al resto del cast, vecchio e nuovo. Perché da un lato i primi o non hanno nulla da aggiungere a quanto già sappiamo su di loro (Randy Couture continua a dire e fare le stesse cose dal primo film), o ce l’hanno ma è una barzelletta venuta male (la nuova caratteristica di Dolph Lundgren, cecchino, è che ora porta gli occhiali, e ha una buffa parrucca). E dall’altro i nuovi sono solo dei corpi utili ad aumentare il numero di proiettili che la squadra può sparare: 50 Cent è un enigma che non interessa a nessuno, Jacob Scipio (il figlio del personaggio di Banderas, inventato perché il bell’Antonio proprio non voleva saperne di tornare) è fuori posto in ogni secondo di screentime che gli viene concesso, e Levy Tran viene caratterizzata con una vistosa scollatura e poco altro.

Gruppo

Sangue, botte, CGI alè alè

Direte “vabbe’, i nuovi personaggi sono anonimi e quelli vecchi non hanno la credibilità o la personalità di un Tyrese Gibson a caso, però di sicuro si menano bene!”. Potrebbe essere normale pensarlo, in effetti, considerando anche che tra le new entry si annoverano anche due dei più grandi marzialisti del mondo cioè Tony Jaa e Iko Uwais (relegato al solito inspiegabile ruolo hollywoodiano da cattivo). Ma diciamocela tutta: nessuno dei precedenti capitoli dei Mercenari si distingueva per particolari idee di regia. Erano film di servizio, nel quale contava più chi faceva le cose che come. Erano pieni di tante banali sparatorie, intervallate qui e da là da risse e combattimenti all’arma bianca nobilitate dal talento dei partecipanti ma non particolarmente esaltate da quello del regista o del montatore, e da grosse esplosioni molto finte e tanto sangue digitale un po’ ridicolo.

I mercenari 4 – Expendables non fa assolutamente nulla per cambiare lo stato delle cose. Non ha un’idea, un guizzo, un momento che non si regga esclusivamente sul fatto che in un film così ci si aspetta una certa quota di esplosioni/minuto. Non ha nemmeno la locura di certi progetti altrettanto sciocchi e inutili ma che si divertono per lo meno a girare per il mondo scegliendo location altamente spettacolari, i The Gray Men e gli Hearts of Stone: come un direct to video dei tardi anni Ottanta, il film di Waugh converge presto su una singola location e da lì non si schioda più fino alla fine. Non c’è nulla di più di quello che si è già visto in mille prodotti identici, non c’è la scusa della nostalgia e non c’è neanche più una chiara direzione narrativa e creativa. Non c’è nulla, se non la voglia di chiudere baracca il prima possibile (al contrario del 99,99% dei film odierni, I mercenari 4 – Expendables supera a fatica i 90 minuti) e passare ad altro. Vi consigliamo di fare lo stesso.

Seguiteci su TikTok

Le serie imperdibili

Classifiche consigliate