Rubrica a cura di ColinMckenzie
Nel 2001, Nanni Moretti vinceva il festival di Cannes con La stanza del figlio, dopo un digiuno durato quasi venticinque anni per le pellicole italiane. Intanto, due registi come Gabriele Muccino e Ferzan Ozpetek ottenevano un grande successo al botteghino, di solito riservato a prodotti comici di ben altro genere, grazie a L'ultimo bacio e Le fate ignoranti. Il protagonista di quei film, Stefano Accorsi, portava poi al successo anche la deliziosa opera prima di Marco Ponti, Santa Maradona, mentre Ermanno Olmi realizzava un lavoro notevole con Il mestiere delle armi. Il cinema italiano, insomma, era rinato, in grado di ottenere grandi successi commerciali con prodotti di qualità e di brillare anche all'estero. Una svolta, peccato che la rivoluzione annunciata non sia mai avvenuta.
Con questa premessa, potete capire il mio scetticismo verso la recente rinascita (la decima? La quindicesima?) del cinema italiano. Anche perché, la situ...
In un recente articolo del New York Times, si parla del successo delle pellicole nostrane a Cannes. Ma siamo sicuri che sia una svolta? O sono le solite esagerazioni?
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