Dire che un film di Hayao Miyazaki è “tanta roba” non è certo un’affermazione criticamente originale. In questo caso però tanta roba ha un duplice significato. Il ragazzo e l’airone è un film pazzesco, certo, ma è probabile che chi legge questo articolo già lo sappia. Diamo quindi per scontato di poter raccontarlo anche con qualche spoiler.

L’ultima fatica del leggendario animatore si può definire in questo modo perché ha anche dentro “tanta roba”. Come se Miyazaki nel tornare sui suoi passi dopo aver promesso il ritiro artistico, si fosse reso conto che, comunque, il tempo per raccontare tutte le storie che ha dentro non c’è. In fondo l’animazione è un processo lungo e duro che lui stesso vive con estrema fatica. Così ha buttato dentro Il ragazzo e l’airone così tante delle cose che aveva da dire che potrebbero coprire due o tre film. Il risultato è una fiaba dalla trama complicatissima – se ci si ossessiona a capirla tutta e subito ci si può anche perdere – piena all’inverosimile di simboli su cui invece si chiede di ragionare nell’immediato.

Il ragazzo e l’airone è un film pieno di strati di lettura. Si parte dalla sua superficie di fiaba, fatta di soglie, aiutanti e creature. Si continua a scavare in una discesa che diventa sempre più astratta e meno narrativa. Alla fine si approda ad un lascito. Un’idea non solo di cinema, ma di come accettare il mondo e le sue contraddizioni (in particolare il male) che l’anziano artista lascia alle nuove generazioni.

In tutti questi livelli di profondità ce n’è uno su cui si può porre l’attenzione nella prima visione per arrivare dritti al cuore del film. Gli altri strati, tra cui la comprensione di ogni sfumatura e di ogni incastro di trama, sono materia per i biglietti staccati una seconda volta.

Per capire quale sia questo primo strato su cui sintonizzarsi per entrare ne Il ragazzo e l’airone, occorre prima capire di chi parla il film e come lo fa. 

Quanto Miyazaki c’è in Mahito?

Il ragazzo e l’airone è un film semi autobiografico su Hayao Miyazaki. Intendiamoci: dentro ci sono regni magici, creature mostruose e la fine del mondo in ballo. Una contraddizione di senso, per come si intende normalmente l’autobiografia. Per Miyazaki, si sa, le cose funzionano diversamente. Il film è un modo per dare una forma alle emozioni e ai legami umani. In questo caso lo fa rendendo protagonisti quelli che l’hanno accompagnato lungo la vita. Con Mahito l’autore condivide il periodo in cui è cresciuto. La seconda guerra mondiale è stato un evento traumatico che ha costretto una generazione a confrontarsi anzitempo con l’orrore del mondo. Quella giapponese in particolare, con la riscoperta della fragilità umana di fronte alla potenza apocalittica della bomba. 

film miyazaki how do you live the boy and the heron Il ragazzo e l'airone

Il libro che ha ispirato il film, E voi come vivrete?, non racconta la stessa storia.

È straordinario il modo in cui il romanzo entra ne Il ragazzo e l’airone. Le pagine scritte da Genzaburō Yoshino sono ambientate nel 1937, il film nel 1943. Mahito, al posto di essere liberamente ispirato al protagonista del libro, è un suo lettore. Legge il volume lasciatogli in eredità dalla madre morta. E voi come vivrete? entra così dentro di lui, e quindi nel film. Risiede nelle sue emozioni che non ci è dato di conoscere in quel momento. Si capisce però che quelle pagine l’hanno cambiato, perché gli scende una lacrima prima di buttarsi incautamente nell’avventura che, per tutto il primo atto, è riuscito prudentemente a evitare. 

Invece che basarsi sul libro, Miyazaki rende la storia di E voi come vivrete? una parte importante del retroterra psicologico di Mahito. Il protagonista fa azioni che non possiamo prevedere se non siamo dentro di lui (tipo gli atti di autolesionismo), ma che alla fine del film diventano perfettamente comprensibili. Per capire una persona fino in fondo, dimostra Miyazaki, leggi quello che ha letto lui. Il regista e il suo personaggio condividono così anche l’amore verso una stessa avventura letteraria.

Dall’infanzia alla possibilità di creare un proprio mondo

Stabilito che Mahito ha in comune con il suo autore alcune delle situazioni cardine, dall’evacuazione per la guerra, all’avere un padre costruttore di aeroplani, anche tutto il resto de Il ragazzo e l’airone articola la sua simbologia sull’autobiografia. Come ha spiegato il produttore Toshio Suzuki a Indiewire il film è ispirato non solo all’infanzia di Miyazaki, ma anche alla sua successiva carriera nello studio Ghibli (la torre in cui entra Mahito). Isao Takahata è rappresentato nel prozio. È stato colui che ha scoperto il talento di Miyazaki inserendolo tra gli animatori e dandogli la possibilità di costruire il suo mondo da solo. L’airone, il tramite tra le due realtà, è proprio Suzuki. Il produttore condivide la relazione ambivalente che c’è tra il ragazzo e la creatura: vanno spesso in direzioni diverse, ma al momento giusto riescono a sostenersi. 

La morte di Takahata fece sprofondare Miyazaki in un profondo lutto che ebbe come conseguenza su Il ragazzo e l’airone un ridimensionamento della parte del prozio. Non riusciva infatti a procedere in quella direzione e raccontare Takahata senza che lui ci fosse. Il film trovò il suo bilanciamento così sul rapporto tra l’airone, il produttore, e Mahito, il regista. 

film miyazaki how do you live the boy and the heron

Cosa capire de Il ragazzo e l’airone alla prima visione

Il ragazzo e l’airone parlando di Ghibli e del processo di creazione di un film diventa il lascito di un visionario che sceglie una sua direzione e dei suoi mondi. Passa gli strumenti ai nuovi animatori e, soprattutto, ai nuovi cittadini invitandoli a provare loro a trovare un modo per tenere in equilibrio una torre di pace.

Miyazaki non racconta direttamente la sua storia, ma ci mostra come lui l’ha vissuta. Sta qui la parte più straordinaria della sua ultima opera. L’unica cosa che va colta alla prima visione, per poi concedersene altre e abbandonarsi ai suoi infiniti temi, simboli e significati.

Si può comprendere la totalità di questo complesso film pur non seguendo tutto della trama ma solo concentrandosi sulla verità. Non la storia vera, ma l’autenticità dei sentimenti che sono messi in animazione. Miyazaki ha fatto l’ennesimo film sul suo mondo interiore. Il codice per decifrarlo sono pertanto i sentimenti che passano al suo interno. Il ragazzo e l’airone non è la sua trama, ma l’umanità che vi passa all’interno e il modo in cui questa non viene mai spiegata bensì messa in movimento in tutta la sua splendida e faticosa ricerca di un modo giusto per vivere.

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