Una sfida tra Inception e Tenet: due film simbolo dello stile Nolan.

Christopher Nolan lavora meglio con lo spazio (immaginifico) o con il tempo (del racconto)? Da sempre questi sono stati i due pilastri essenziali del suo cinema. Una macchina che riflette su se stessa, sui suoi elementi cardine che la compongono. Una realtà ripresa e fissata in immagini manipolabili e un tempo scandito in 24 fotogrammi al secondo. 24 istanti fermi e reversibili. La tangibilità della pellicola è essenziale per fare piena esperienza del suo cinema, che è ha bisogno per questo di un supporto fisico, concreto e manipolabile, per esaltarsi.

Tutti i suoi personaggi lavorano con la materia di cui sono fatti i film. L’illusione di The Prestige non è altro che la scoperta del potere del cinema delle origini. Memento è il lavoro di sceneggiatura e di organizzazione dell’informazione. La trilogia del Cavaliere Oscuro si occupa della simbologia. E così via. 

Inception

Inception e Tenet sono i due film che più rappresentano tutto il massimo che il cinema di Nolan ha da offrire, e al contempo i suoi punti più ostici, fastidiosi e, perché no, pretenziosi. Inception è un film in cui il regista proietta tutto se stesso come architetto di una truffa perfetta. Non c’è modestia, e va bene così: il narratore è il dominatore supremo delle sue opere. In Tenet invece per salvare il mondo (fuor di metafora: per far sì che il racconto regga) bisogna affrontarlo avanti e indietro. Sviscerarlo nella sua coerenza logica, incastrarlo, farlo dialogare in ogni sua parte. Praticamente: l’ossessione stilistica di Nolan. 

Così, sin dall’inizio della campagna promozionale, legata alla riedizione di Inception, pur non avendo un legame, i due film sono stati associati. Addirittura qualcuno, dopo il primo trailer, ipotizzò un possibile sequel segreto. Non è così, ma non si può oggi pensare a Inception senza guardare anche Tenet come due facce della stessa medaglia. Difficilmente chi ama l’uno non è rimasto affascinato dall’altro. Così allo stesso modo chi odia il primo è improbabile che ami il secondo. 

Qual è il film più appassionante tra Inception e Tenet?

La sfida tra i due non è semplice da risolvere. Inception, ne abbiamo già parlato qui, fu particolarmente influente, riportò in auge la fantascienza cerebrale. Guardava oltreoceano a Paprika, importantissima ispirazione, e liberò Nolan da quello che poteva diventare un giogo: il successo di Batman. Tenet arrivò in un momento cruciale per le sale, incassando meno di quanto avrebbe potuto ha comunque ricordato al pubblico del post lockdown che cosa poteva essere il cinema. A pochi anni dalla sua uscita ancora non si vedono emuli, e nemmeno parodie. Il suo impatto sulla cultura popolare è stato drasticamente minore. Difficile dire se questi fattori esterni abbiano giocato un ruolo determinante. 

Quando si parla del cinema di Nolan si elogia spesso la chiarezza con cui racconta cose difficilissime. Anche senza grandi titoli di studi scientifici si può seguire bene e addirittura imparare molto da Interstellar. Tenet, come scrivevamo nella recensione, lo fa meno bene. Si preoccupa poco che lo spettatore stia al passo. È necessario rivederlo più volte per comprenderlo appieno. 

Studiarlo, informarsi, discuterne. Anche Inception richiede, come parte importante del godimento, queste tre azioni. Lo fa però nel suo finale aperto, molto furbo eppure anche puntuale. Lascia con una domanda: come sappiamo se quello che viviamo è la realtà? Mentre Tenet mette in discussione proprio il perché sia successo quello che è successo. 

Tenet

Indubbiamente minore come godibilità narrativa, Tenet è però ancora più ambizioso di Inception. Si entra qui in una posizione estremamente soggettiva rispetto alla funzione del cinema. Un film deve accompagnare lo spettatore o, come in un gruppo chiuso di amici, siamo noi che dobbiamo adeguarci ed entrare al suo interno? 

Il Protagonista (si vede nei nomi l’approccio paradossalmente minimale di Tenet alla narrazione), viene sballottato di qua e di là senza che si riesca a capire quanto lui sia come noi. Cioè quanto reagisca a quello che gli capita in maniera passiva o quanto sia in controllo. In Inception, al contrario, sono le persone che sanno benissimo quello che accade a condurre l’azione. L’impressione è di un lungo tutorial sull’estrazione e l’innesto, cosa che invece non accade per l’inversione.

Per questo motivo il primo film è il più appassionante, ma è il secondo quello più coinvolgente (a patto che si sia disposti a lasciarci coinvolgere come giocatori). 

Qual è il film più spettacolare?

Uno è fatto per essere meraviglioso, l’altro per essere enorme. Sono due approcci diversi e complementari. Uno cerca di ricreare la bocca aperta di fronte a qualcosa solo pensabile prima di allora. Così le strade di Inception si ribaltano, i muri si contorcono in labirinti escheriani. La meraviglia.

Tenet invece è grosso, è produttivamente muscoloso. Sappiamo già come si vede uno schianto di un aereo in un hangar. Ma rifarlo con un aereo vero e riprenderlo è un altro discorso. Sappiamo come si muove la gente quando si riavvolge un nastro. Ma coreografare inseguimenti e scene di lotta al contrario mentre altri si muovono in maniera lineare è un lavoro di una complessità spaventosa. 

inception

Persino la colonna sonora sembra registrata al contrario, mentre quella di Inception è rallentata come nel sogno. I due film si parlano come messa in scena, con un notevole vantaggio di chi è arrivato per primo: Dominic Cobb e soci. 

Sono loro che riescono a dare anche le interpretazioni più profonde, grazie alla sottotrama che interessa DiCaprio e Marion Cotillard (una questione di prigioni, amore e depressione) la portata delle emozioni recitate è molto più ampia. Tenet ha invece una freddezza lancinante anche nel momento del suo apice apocalittico: una guerra per il futuro combattuta con la freddezza di robot. 

Sebbene quindi quel terzo atto sia un qualcosa di veramente inaudito, insieme al prologo, perfetti nella messa in scena, è veramente difficile anche ad una seconda, terza visione sentire l’impatto di quello che sta succedendo. Il saluto di Neil a il Protagonista è straziante, a patto che si sia compreso quello che sta accadendo fino a lì. Allora l’emozione dei pezzi che si allineano arriva anche più forte del crescendo di Inception. Non è per tutti però, è volutamente un impegno, una fiducia, che chiede il regista al suo pubblico con la promessa di ripagare. In Inception invece si preoccupa di più di conquistarci. Abbondano quindi le spiegazioni e i piccoli momenti appaganti immediatamente che permettono di restare attaccati alla trama.

Chi vince tra Tenet e Inception?

Abbiamo avuto più tempo per affezionarci a Inception, abbiamo potuto farlo lavorare nell’inconscio, proprio come si promettono di fare i suoi personaggi. Ed è riuscito ad anticipare e raccontare la spinta che ha mosso l’audiovisivo nel decennio (e oltre) successivo. La fusione delle immagini con la percezione. L’immersività: ovvero la creazione di una realtà fittizia che non sappiamo distinguere dalla realtà.

L’approccio di Tenet è da montatore. Cioè la maniplabilità dell’immagine, la ricostruzione di un nuovo ordine sequenziale. A livello di immaginario scenografico sembra però depotenziato: il finale si svolge in una cava vuota. Il cattivo di Kenneth Branagh, Andrei Sator, è scritto in maniera nettissima come si scrivevano i nemici negli anni ’60.

Tenet

Nolan è un regista di scene madri e si vede in entrambi i film. I raccordi funzionano meglio in Inception, che risulta pieno di idee (si perdoni il gioco di parole) anche quando deve assolvere a semplici snodi di trama. Quando però, in due o tre momenti, batte forte, Tenet è imbattibile. La sequenza di inseguimento è incredibile, come la guerra finale. Il suo andamento è più ad accelerate e frenate, che lo rende un film meno rivedibile nonostante i rewatch siano obbligatori per goderselo appieno.

Così Inception è dei due il film migliore. Non il più bello di Christopher Nolan (lo scontro in quel caso dovrebbe essere tra The Prestige, Il cavaliere oscuro e Interstellar), ma un’opera che riassume bene le ossessioni e le passioni dell’uomo che l’ha pensata. Forse, per chi guarda, è riuscito bene l’innesto fatto da Cobb. Un’idea di cinema ben precisa, impiantata nella mente del pubblico contemporaneo. Ancora oggi infatti c’è chi cerca tanto Inception nel cinema, tanto di quella capacità di unire spettacolo e intellettualismo in un prodotto tutt’altro che di nicchia. Inception è il film che ha cambiato il modo in Christopher Nolan viene percepito dal pubblico. Ha smesso di essere un regista. È diventato un architetto di sogni in pellicola. 

Una trasformazione che ha avuto il suo apice altrove. In un film meno bello, ma più difficile e ancora più personale. Tenet.

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