C’è chi ha conosciuto Yorgos Lanthimos piratando Dogtooth, chi l’ha fatto con La Favorita. A partire dalla prima visione di un suo film cambia la percezione che si può avere del regista greco. Sebbene infatti la sua filmografia sia una delle più stabili e riconoscibili, la sua poetica è radicale e senza compromessi. Prendere o lasciare. L’indifferenza non è contemplata. Povere creature!, non fa eccezione. Amato dalla critica, protagonista della stagione dei premi, è un film che non si fa fatica a riconoscere nelle sue qualità: attori in stato di grazia, una grande fantasia visiva, personaggi graffianti e la capacità di non assomigliare a nient’altro visto prima (nemmeno a Frankenstein e al cinema espressionista a cui si ispira). È semplice capire cosa va a segno, ma è altrettanto semplice respingere quest’opera per certi versi ammiccante, tronfia delle sue idee, estrema proprio per il gusto di provocare e imporsi come qualcosa di diverso. 

La favorita invece lavora più di furbizia. È un film per certi versi più equilibrato ed elegante, pur avendo un afflato esplicito che non si rivede spesso nei film in costume. Contiene in sé tanto del cinema di Yorgos Lanthimos, in una versione però diluita, più digeribile dallo spettatore a digiuno. È più semplice da raccontare agli amici, da consigliare al pubblico. È un film d’autore che non segue i soliti schemi del genere, però è comunque in grado di non alienarsi chi entra in sala con le aspettative classiche. Insomma: questa storia di rivalità tra donne nel 1708 è il perfetto punto di ingresso per conoscere l’anarchica fantasia del regista senza venirne travolti. 

La favorita è Lanthimos che si spiega bene 

La Gran Bretagna è in guerra con la Francia. La regina Anna è ammalata e in preda a un lutto che la rende folle. Si circonda di 17 conigli, quanti i figli che ha perso. Sarah Curchill detta Lady Marlborough è la sua consigliera che, seducendola e offrendole divertimenti erotici, riesce a controllarne la politica. All’arrivo della cugina Abigail Hill, caduta in disgrazia e determinata a riottenere il suo rango, tra le due donne inizia una rivalità per il potere. 

La carriera internazionale di Lanthimos è favorita dal supporto degli attori più di spicco nell’industria. Non capita a tutti ed è realmente un fattore che può fare la differenza. Quando un autore non è garanzia di successo commerciale, anche quando porte con sé una buona fanbase, è importante avere volti noti. La favorita vive molto sulle sue attrici. Rachel Weisz è crudele al punto giusto, Emma Stone si è consacrata, dopo La La Land, come un’attrice estremamente versatile, capace di lavorare su registri molto differenti. Olivia Colman, già apprezzata per i suoi lavori, ma meno nota al grande pubblico, è diventata la scoperta dell’anno grazie alla sua regina Anna. 

Avere tutti gli elementi che vendono i film tradizionali, come magnifici costumi e scenografie, un cast di star (come accaduto anche per The Lobster e Il sacrificio del cervo sacro) gli permette di proporre copioni e personaggi inusuali. Lanthimos ama collaborare con le persone con cui si è trovato bene. Così c’è un filo conduttore nei suoi attori lungo i vari film, così come nei temi che affronta. 

La favorita è un’analisi del rapporto tra sesso, influenza e potere. Una rappresentazione storica che rifiuta di essere fedele. Assomiglia al passato, ma non lo ricalca in maniera filologica. La sceneggiatura, inizialmente chiamata The Balance of Power, crea un dramma satirico in cui i personaggi regrediscono alla stregua di bambini.

La favorita Lanthimos

L’assurdità è il mondo

La favorita è anche il film più furbo di Yorgos Lanthimos che rivela in più parti il desiderio di arruffianarsi il pubblico. Non è sempre stato così: i suoi film greci, come Dogtooth e Alps, non cercano in alcun modo di convincere a seguirli. Vanno presi così e basta, lo sforzo intellettuale è tutto da parte di chi guarda. Con La favorita invece il film restituisce molte soddisfazioni immediate. L’assurdità del mondo non è così radicale come in The Lobster e il senso di oppressione è stemperato dall’ironia più di Il sacrificio del cervo sacro

Resta però, anche La favorita, un viaggio nell’assurdo a cui non si è abituati. È un film che prende le vite dei grandi, delle persone che controllano le esistenze di un sacco di altre persone, e le racconta nella loro inutile routine. Non c’è alcuna epica, solo la frivolezza di una reggia isolata dal resto del mondo. 

Nella filosofia di Lanthimos sono le regole precostituite a darci l’idea di cosa sia logico e cosa non lo sia. Nella famiglia che in Dogtooth si è data i confini della propria casa il sale può essere chiamato telefono e va bene così. Trasformarsi in animali non è un problema o fonte di stupore per i personaggi che esistono in una realtà in cui c’è questa possibilità. Allo stesso modo le mostruosità di Povere creature! non fanno così scalpore come sarebbe logico pensare.

Ne La favorita tutto questo è ricondotto all’interno delle regole della monarchia. Lanthimos ha molta cura di far percepire gli ambienti come realmente esistenti. Lo spazio in cui si muovono i personaggi è una chiave per capirli.

Un cinema deformato

Il ribaltamento tra ruoli e generi che avviene in Povere creature! dove Bella Baxter si appropria della sua sessualità e parte all’avventura con un incontenibile desiderio di fare sesso, si esprimeva già ne La favorita. Gli uomini si truccano, si pavoneggiano, mentre le donne governano e detengono il potere. Il triangolo amoroso è esclusivamente femminile.

Anche la scelta delle lenti è anticonvenzionale. Il Fish-eye aumenta la spazialità, immerge maggiormente nel set conferendo un forte senso di presenza. La cinepresa si muove con panoramiche che sembrano attirate da un rumore o dall’ingresso in scena di qualcuno come accadrebbe per la soggettiva di un personaggio. La deformazione visiva segue il passo di quella narrativa. Lunghe camminate, momenti di sfogo in danza, sono istanti chiave per il cinema di Yorgos Lanthimos.

Temi e scelte di stile che sono tutti contenuti ne La favorita. Sono espressi però con maggiore timidezza, con la delicatezza di chi ha provato a fare un film tradizionale, ma poi non gli è riuscito perché ha cambiato subito ide; l’ha preso e l’ha reso suo, solo un po’ meno radicale. La favorita è un film molto amato e a cui Lanthimos deve il grande salto da una cerchia ampia di cinefili al pubblico che meno frequenta i cinema. Nella vita di un regista servono anche film così. Piccole stazioni in cui il suo treno si ferma, raccoglie nuovi passeggeri e riparte più forte di prima.

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