Le VHS iniziarono la produzione di massa nel 1976 e resistettero fino al 2006. Fino ad ora detiene il primato di formato home media più longevo ma i DVD sono sulla giusta traiettoria per superarlo. Anche se non sembra. Contrariamente a quanto suggerirebbe la crisi del mercato home video, un recente report sul rilascio di DVD e Blu-ray ha permesso un colpo d’occhio alle proporzioni del settore. Sono circa 294.000 i film pubblicati in DVD mentre sono solo 39.000 quelli che hanno visto un’edizione Blu-ray, solamente 1.300 sono le versioni in 4K.

Questa sproporzione favorisce enormemente, ancora oggi, il formato del DVD. Certo, il mercato non è nemmeno lontanamente al livello del 2005, anno in cui l’indotto ha raggiunto i 16,3 miliardi di dollari. Oggi l’home video offre all’industria “solo” un milione di dollari all’anno. Eppure si continua a produrre DVD come mai prima d’ora. Il report stima che nel 2023 siano stati prodotti 28.000 titoli in DVD, cinquemila in più dell’anno precedente. Nel 2005, anno di picco del mercato domestico, erano 15.000 i film con edizione DVD. 

Numeri che lasciano a bocca aperta, ma che si spiegano osservando che cosa siano in concreto queste edizioni. Solo il 2% infatti è un film di una major. Il 12% viene da etichette indipendenti mentre il 20% da micro broadcaster, eventi locali registrati e venduti, youtuber che si autoproducono l’edizione fisica dei propri contenuti, edizioni di enti religiosi o TV locali. Il restante 66% sono i cosiddetti “helper”, ovvero coloro che riempiono i vuoti andando a trasporre titoli su disco. Questa attività, chiaramente illegale, è portata avanti dai nuovi bootlegger che non devono più prendersi la briga di registrare un contenuto in sala bensì copiano il file in fisico e lo vendono online. Sono loro a fare le edizioni, lo ripetiamo, illegali, di opere che passano dalla sala al digitale.

La lunga vita dei DVD

Resta però da spiegare come mai i DVD riescano ad avere ancora una vita propria (seppur con tutti i distinguo evidenziati qui sopra). La grande presenza di edizioni pirata suggerisce la difficoltà delle persone a trovare i titoli secondari in digitale. In fondo, come vi raccontavamo con la fine della distribuzione porta a porta di Netflix, le piattaforme streaming non garantiscono l’eterna presenza di un’opera nel loro archivio. Possedere i film nella propria libreria fisica è l’unico modo per assicurarsi di averlo realmente sempre a disposizione

La seconda ragione della resistenza del DVD a fronte dei rivali Blu-ray e 4K UHD sta anche nella quantità di film che si perdono nel salto di formato. Non tutti i titoli presenti in VHS sono arrivati in DVD. Non tutti i DVD sono diventati Blu-ray e ancora meno se ne trovano in 4K.

L’impressione è che il pubblico medio, la stragrande maggioranza dei consumatori, abbia compreso facilmente il vantaggio salto generazionale dalla “cassetta” al DVD, molto meno il passaggio all’alta definizione. Un cambiamento che salta meno all’occhio inesperto (non quello della nicchia dei cultori dell’alta qualità degli impianti domestici) e che non giustifica il prezzo maggiore. Come sottolinea un articolo di comicbook.com la morte dei servizi di noleggio fisico ha aumentato (seppur di poco in termini numerici) l’acquisto dei titoli in DVD da parte degli utenti che continuano a fruire i film in questo formato. 

La maggior parte delle piattaforme streaming propone film con lo standard qualitativo minimo dell’alta definizione. Quindi opere su cui è stato fatto un lavoro di trasposizione che ha prodotto anche edizioni in Blu-ray. Più difficile trovare opere meno note, che non trovano spazio in streaming perché ancora non possiedono una versione di qualità superiore a quella del DVD. Optare per l’acquisto è l’unico modo, legale, per fruirlo. 

A dare l’ultimo segnale di resistenza di questo formato è la vasta accessibilità di fruizione. Si stima che l’80% delle case americane possieda un dispositivo in grado di leggere i DVD, molti meno i Blu-ray e ancora meno il più costoso 4K UHD. I lettori sono però retrocompatibili quindi, anche chi possiede lo standard più avanzato può far funzionare i dischi vecchi. Il contrario non è possibile.

Come se la passano gli altri?

Il 4K non ha mai raggiunto il Blu-ray, ha una quota di mercato del 13%, leggermente cresciuta nella fine del 2022. Va detto che la sua crescita ruba quote più al Blu-ray che al DVD. Quest’ultimo si mantiene stabile a più del 50%. Uno dei problemi evidenziati nella crescita del 4K viene proprio dal suo costo. Con meno richiesta dei media fisici non si riesce a fare un’economica di scala che abbatta i costi del formato “premium”. Questo continua a confinarlo in una nicchia.

A proposito di piccoli segmenti: il VHS esiste ancora. Un po’ come il ritorno delle audiocassette anche questo formato video ha fatto un giro lungo per poi ritornare a dare timidi segnali di vita. In questo caso è stato adottato particolarmente dall’horror, con distributori quali Lunchmeat Video e Witter Entertainment che offrono ancora il brivido della pellicola gracchiante.

Fonte: comicbook.com

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