Il 2022 è stato un anno particolarmente delicato per l’esercizio cinematografico. Si doveva tornare a pieno regime e non c’era tempo per farlo. Con la crisi energetica e un graduale distacco dalla situazione di emergenza pandemica, le sale cinematografiche hanno contato i danni e sono ritornate a costruire sulle macerie. Tra il 2019, anno felice per il cinema italiano, e il 2022 è cambiato tutto nell’oggetto film, nel modo in cui lo percepiamo. C’è chi ammette di avere un debito di gratitudine nei confronti dei film e delle serie tv che hanno reso meno sgradevole il lockdown. Per molti è diversa l’abitudine di visione: da soli, su schermi che possono essere portati con sé. È cambiata la percezione del valore economico di un film. E, forse, insieme a questo, anche il suo valore artistico percepito. 

In questo contesto di instabilità, per gli esercenti si prospetta un 2023 in cui sono obbligati ad accelerare ulteriormente la ripresa, ma soprattutto in cui dovranno ripensare il ruolo delle sale cinematografiche per il futuro. Serve una rivisitazione, in tutta la filiera, delle logiche di lavoro pre pandemiche. È ovviamente urgente provare a modernizzare l’offerta e la stagionalità, le politiche di prezzo e quelle di distribuzione, le finestre di sfruttamento e il ruolo delle produzioni italiane in tutto questo. Ma non basta.

Noi di BadTaste ci sentiamo legati in maniera indissolubile all’esperienza in sala. È lei che, in tempi e modi diversi, ha acceso la passione ad ogni redattore. Guardiamo con preoccupazione ad un mercato che, nello stivale, opera ancora a circa la metà di quanto riusciva a fare nella media del triennio pre pandemia. Non immaginiamo però un futuro senza il grande schermo al centro dei più importanti eventi della stagione. Ci sentiamo coinvolti, alleati, in quest’opera di ricostruzione. Vogliamo quindi augurare alle sale cinematografiche per il loro 2023, di ritornare ad essere la prima porta di ingresso per il mondo del cinema.

Servono sale cinematografiche che siano ancora di più sale cinematografiche

Per tornare (e restare) in sala, lo spettatore dovrà sentirsi chiamato come consumatore di arte e immagini, non solo di bibite e popcorn. Il cinema deve essere ancora di più il centro. Quando è solo un contenuto immerso nelle pubblicità o un segmento tra una consumazione al bar e l’altra, diventa un intrattenimento sostituibile. C’è sempre un posto migliore dove mangiare o fare acquisti. 

Le sale cinematografiche possono tornare al loro pubblico, ma non possono farlo se non troveranno il coraggio di entrare con forza in quello che sono. Spazi di cultura e di incontro fisico tra persone. Un tempio privilegiato in cui fare la miglior esperienza di cinema e di passione. Una funzione radicalmente diversa da quella intrattenente delle piattaforme streaming.

L’adeguamento tecnologico è quindi fondamentale. Il grande successo dei blockbuster come unico genere che traina il mercato e dei formati premium è un messaggio chiarissimo. Il pubblico non è stanco del cinema in sala, vuole semmai più cinema. Immersività, chiarezza di visione, suoni avvolgenti e un coinvolgimento non replicabile a casa. Nemmeno con un impianto di qualità. Proprio perché la fruizione si è in parte spostata sui dispositivi mobile, in ambienti anche rumorosi, la sala può tornare a ribadire di essere il miglior luogo in cui essere spettatori. Magari non tutti noteranno la differenza nella qualità dell’immagine e dei sitemi di proiezione più avanzati, ma molti lo percepiranno.

avatar cinema sala

Il film inizia prima e finisce dopo la proiezione

L’esperienza dello spettatore inizia dall’atrio. I cinema possono, e devono, ripensarsi come luoghi in cui è bello stare. È compito della sala prendersi cura del proprio pubblico anche prima e dopo il film. Fare in modo che ci siano spazi di incontro, di confronto, in cui è bello sentirsi accolti. Non è utopia: la prova è nel successo di chi l’ha già fatto. Sono vincenti le esperienze di chi ha lavorato sugli spazi come un modo per amplificare l’esperienza dello spettatore e prolungarla. Che sia con allestimenti che catturano l’occhio o creando spazi di confronto, biblioteche, aree ristoro, che rendono il cinema un luogo polifunzionale con al centro il film.

La parola d’ordine di questi mesi nelle convention di settore è stata: eventi. La convinzione è che il pubblico cerchi nella sala un evento straordinario, un occasione unica da non perdere. Lo si fa con proiezioni particolari (il ritorno della pellicola, le uscite di pochi giorni), incontri con gli autori, approfondimenti con esperti, rassegne e così via. Siccome non tutto può richiedere questo sforzo organizzativo, il nostro invito è di credere anche nella quotidianità. Nell’abitudine. Andare in sala può tornare ad essere un’azione spontanea, come poter contare su un luogo in cui ci si trova bene. Ne è la prova la percezione della sicurezza in tempo di pandemia. 

Attenzione alla nostalgia

Il 2023 può essere l’anno in cui affrontare un tema emerso da molti dialoghi con esercenti: le sale hanno un problema di prodotto, e di come viene distribuito nella stagione. 

Da un paio d’anni si sta poi osservando un fenomeno che potrebbe essere significativo per il futuro. Le performance di alcuni “classici” – per così dire – tornati in sala, come la saga di Harry Potter, Il signore degli anelli e Avatar sono state sorprendenti. Hanno aiutato, in un periodo di magra, il box office. Il segnale può essere decifrato in due modi. Il bisogno di avere scelte sicure, film del passato da vedere e rivedere come nei cataloghi delle piattaforme. Oppure è la richiesta, confermata ancora una volta, di più sala, più cinema e schermi più grandi. 

L’invito è a non cadere nell’effetto nostalgia. Questo vale per le sale ma, ancora di più, per le distribuzioni. Tra novembre e dicembre si è visto un boom di ritorni. Ennio, Joker e addirittura Hachiko riportati sullo schermo sono stati i segnalatori di un’eccessiva fiducia sull’usato sicuro, sui vecchi successi. 

Ma il cinema non è un museo; per vivere ha bisogno di film da vedere per la prima volta sul grande schermo. Richiede un’organizzazione equilibrata dell’offerta e la promozione trasversale: dei titoli più in vista, ma soprattutto delle opere di qualità che spesso passano sotto traccia.

Le sale cinematografiche non devono aspettare un salvatore della stagione

Per fortuna c’è Avatar. Un film che aiuta a migliorare i numeri dell’annata, che ridà fiducia a fine anno. Per fortuna che ci sono stati i cinecomic, gli unici in grado di dare aria durante la stagione. Un segno di debolezza della struttura (se mancano questi che si fa?) da cui però partire a costruire nel 2023.

I film si promuovono meglio in sala. Ed è solo andando al cinema che viene voglia di tornarci. Uno spettatore entusiasta è il miglior ambasciatore che ci sia. Si può lavorare su questo: su chi già c’è. Partire da quel biglietto staccato a dicembre e farlo diventare un’abitudine, magari trimestrale o addirittura mensile. L’augurio è quindi di riuscire a invogliare una volta in più non chi già le frequenta settimanalmente, ma da chi va solo una volta l’anno. 

Auguriamo un grande 2023 di cinema in cui le sale non si sentiranno sole. Sarà importante coinvolgere in questa sfida alcuni importanti “ambasciatori”: gli appassionati di cinema. Non sono influencer, ma influenzano. Sono i primi critici e i più accaniti tifosi. Sono loro che la sala non dovrà tradire per arrivare anche a coinvolgere il pubblico che non è ancora tornato. L’augurio di un buon anno di cinema si fa quindi con dei “più” che guideranno i buoni risultati che tutti sperano. Si faranno solo con più sala, più film, più incontro tra persone, più promozione, più cinema.

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