Su questo non c’è dubbio: sono loro i due volti-simbolo della terza trilogia starwarsiana, Rey e Kylo Ren, lato luminoso e lato oscuro, resistenza e primo ordine. Prima ancora dell’introduzione del discusso concetto della diade nell’episodio finale, i due personaggi erano già legati a doppio filo da un destino comune che ne intrecciava ripetutamente i percorsi, da nemici giurati a temporanei alleati, fino a un’unione mistica difficile da accettare ma ineluttabile.

Ed è un tema che inizia fin dal primo dei sequel, Il Risveglio della Forza, il cui climax nell’atto finale vede i due giovani fruitori della Forza incrociare le spade laser nelle foreste innevate della Base Starkiller in procinto di disgregarsi. L’ambientazione è suggestiva, la posta in gioco è alta e la tensione è palpabile, eppure a una parte degli spettatori l’esito finale del duello lascia l’amaro in bocca. Il trionfo del bene sul male in Star Wars non è certo una novità, ma di solito arriva alla fine di un percorso narrativo di crescita e di maturazione. Stavolta invece il lato luminoso ha la meglio sul lato oscuro fin dal primo round. Svista di sceneggiatura, desiderio di potenziare l’eroina anticipatamente o c’è dell’altro? Proviamo a fare il punto della situazione su quel primo, fatidico duello tra i due per decifrarne meglio le coordinate.

kylo ren

Un Kylo Ren compromesso

È la spiegazione più pragmatica e plausibile che in genere viene citata. Il giovane Ben Solo è sia sconvolto emotivamente dal recente patricidio che ferito gravemente dal colpo di balestra incassato da un furibondo Chewbacca. Potrebbe/dovrebbe essere un motivo sufficiente a pareggiare le forze in campo, ma per alcuni non è abbastanza: è una motivazione sufficiente a giustificare il calo di potenza di Ren, ma non il picco di crescita di Rey. E a questo proposito…

Una Diade Ante Litteram?

Chi segue Star Wars più assiduamente sa bene che la saga non è nuova a presentare spiegazioni, approfondimenti e a volte qualche correzione di tiro nel materiale ancillare a quello cinematografico e seriale: libri, fumetti, materiale di riferimento e videogames spesso hanno conferito maggiore approfondimento o fatto luce su quanto l’opera principale lasciava sottinteso, e il duello tra Rey e Kylo non è da meno. Una teoria emersa di recente al riguardo, che tira in ballo retroattivamente il concetto di diade introdotto nell’episodio finale, vorrebbe che sia proprio questo legame speciale che unisce i due ignari nemici ad avere permesso a Rey di “assorbire” rapidamente parte delle abilità di duellante di Ren, pareggiando i conti attraverso questo corpo di conoscenze condivise. È una spiegazione che ha un senso una volta accettato il concetto della diade e che ha una sua coerenza interna nell’ambito della trilogia completa, ma è anche quella che lascia più l’amaro in bocca. Purtroppo è alquanto acclarato che all’epoca in cui fu realizzato Episodio VII, ciò che sarebbe accaduto nel IX non era nella mente di nessuno, quindi chiamare in ballo la diade per giustificare quella scelta narrativa ha più il sapore dell’artifizio retroattivo che non di un piano ragionato fin dall’inizio. È tuttavia una possibile risposta.

star wars kylo ren

Chi è l’Eroe?

Più interessante è invece un interrogativo che all’epoca aveva senso porsi. Ammesso e non concesso che la storia degli Episodi VII – IX fosse stata in realtà quella di Ben Solo e non di Rey, gli scenari che si aprivano potevano risultare interessanti. Per prima cosa avremmo conservato una maggiore unità narrativa, raccontando anche nel terzo trittico di storie le vicende di uno Skywalker in bilico tra oscurità e luce. Ma avremmo anche recuperato la struttura classica del percorso di crescita a cui accennavamo nell’introduzione, che avrebbe visto l’(anti)eroe della storia fallire nella sua prima sfida per poi crescere e sconfiggere il suo avversario alla fine della storia. In una recente intervista Adam Driver ha fatto sapere che la redenzione finale di Kylo non era inizialmente nei piani, ma che anzi il percorso del suo personaggio doveva essere l’inverso dei suoi predecessori, vale a dire essere inizialmente dubbioso e incerto nella scelta tra lato oscuro e luce, per poi diventare definitivamente un campione del primo. Sappiamo che poi le cose sono andate diversamente, ma un “cammino dell’eroe” alla rovescia avrebbe potuto essere un percorso narrativo interessante e JJ Abrams, nel suo capitolo iniziale, aveva aperto molte porte senza precluderne nessuna. All’epoca, avrebbe potuto essere una soluzione.

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Il Volere della Forza

La risposta più netta e definitiva, tuttavia, è anche quella più semplice, ed è quella che vediamo direttamente sul grande schermo. Il punto di svolta nell’incontro tra i due è il momento in cui entrambi reclamano la spada “ancestrale” di Anakin Skywalker. Per retaggio di sangue e per diritto “spirituale”, quella spada spetterebbe a Kylo (come fanno notare i fan più truci, è la spada “sterminatrice di piccoli Jedi”, dopotutto!). La Forza però ha un suo volere, e in quel momento, probabilmente per la necessità di riportare l’equilibrio in una galassia che pende di nuovo a favore dell’oscurità, sceglie il suo campione della luce affidando la spada a Rey. Il colpo all’orgoglio e alle certezze di Kylo, da questo punto di vista, può essere considerato devastante: gli viene negato ciò che spetterebbe a lui di diritto e in contemporanea apprende nel modo più crudo possibile che non è il “prescelto” della Forza di questa generazione, come probabilmente è sempre stato abituato a credere fin da piccolo, ma che anzi la Forza ha un conticino da regolare con lui. Più che abbastanza per minare certezze e fiducia in se stesso.

La spada “senziente” che viene inoltre usata per nominare chi è degno di impugnarla è un tema mitico che attraversa i racconti di tutte le epoche dai tempi di Re Artù in poi, e non è fuori posto nelle storie starwarsiane. I tre film dell’ultima trilogia avranno poi altre difficili scelte narrative da giustificare, ma almeno in questo caso, il payoff dello scontro tra i due protagonisti ha un senso e non è così forzato o innaturale come spesso viene ventilato. Le strade che poi entrambi i personaggi prendono dopo quel duello, tuttavia… beh, sono un’altra storia. Forse in senso più letterale di quanto il detto tradizionale lasci intendere!

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