Una famiglia vincente – King Richard è su Netflix

C’è poco da fare: Una famiglia vincente – King Richard verrà per sempre ricordato per questo motivo. Da quella fatidica sera è diventato impossibile guardare il biopic sul padre di Venus e Serena Williams senza pensare che è il film che ha fruttato un Oscar come Miglior attore a Will Smith e di conseguenza gli ha permesso di essere su quel palco in quel momento a fare quella cosa che ormai è passata alla storia con il nome di Sberlagate (non è vero, ma è una bellissima parola e vorremmo che diventasse canone). Ed è un po’ un peccato, perché se l’Oscar è arrivato prima della sberla un motivo c’è, e il fatto che non sia per forza al 100% positivo lo rende ancora più interessante: Una famiglia vincente – King Richard è una masterclass di cinema ricattatorio su più livelli, un’agiografia mascherata da biopic, un film che fa finta di problematizzare i dettagli distraendoci così dalla ben più terrificante visione d’insieme. Un piccolo capolavoro, a modo suo, su come conquistare chiunque rimanendo moralmente discutibili e artificiali fino all’ultimo secondo.

Un ottimo riassunto del problema più grosso di Una famiglia vincente – King Richard è la frase con cui si chiude la recensione che trovate su questo sito, e che lo definisce “un film corretto ma che non ha altro da dire se non le lodi per il suo protagonista”. In questo senso, scorretta è la traduzione italiana del titolo, che sembra voler suggerire un’opera corale, un dialogo tra il signor Richard Williams, arrivista, e le sue due figlie Venus e Serena, bambine instradate verso il successo internazionale nel fino a quel momento bianchissimo mondo del tennis. In realtà, il film è quasi esclusivamente la storia di Richard, ma più che di storia sarebbe corretto parlare di elogio, di celebrazione, di agiografia appunto.

La giovane Venus

Sia chiaro che qualsiasi cosa scriveremo da qui in avanti si riferisce solo al personaggio “Richard Williams” per come ci viene presentato nel film e per come abbiamo imparato parzialmente a conoscerlo in anni di interviste – non possiamo dare giudizi sull’uomo “Richard Williams” perché non lo conosciamo, se non filtrato dagli occhi di una sceneggiatura nominalmente firmata da Zach Baylin (Creed III) ma sulla quale si sente pesantissima la mano e il controllo dell’intera famiglia Williams. Richard ha un piano. Richard ha delle figlie talentuose, più talentuose di lui, e ha deciso di dedicare tutta la propria vita ad accompagnarle al successo. È un mentore nato.

Ma è anche un padre premuroso, convinto che la cosa più importante sia che le figlie si divertano e che non smettano mai di essere bambine. Nei meandri della storia, lunga e prolissa come solo un biopic può essere, lo sentiamo ripetere più volte che il successo è importante, sì, ma che vivere lo è ancora di più; che bisogna sacrificare tutto per vincere, ma magari non proprio tutto, ecco. Cominciate a intravedere le contraddizioni? Bisogna dare il 100%, ma solo quando lo dice papà. Bisogna seguire il piano, perché l’ha scritto papà e sicuramente si realizzerà.

Will Smith e quelalter

C’è qualcosa di stoico e quasi epico nel modo in cui Richard Williams non sgarra mai da quello che si è prefisso di fare, nella fede cieca che ha nelle sue stesse intuizioni sul futuro delle figlie. Richard Williams non ascolta nessuno, né la moglie né i coach che prima sgrezzano, poi portano al debutto da professionista Venus (tra le due sorelle la più co-protagonista, con Serena relegata al ruolo di spalla della spalla). Richard Williams dà consigli sulla postura alla figlia, anche se contrastano con quanto dice il suo allenatore, che lo stesso Richard Williams ha convinto a lavorare con Venus.

È tutto Richard, Richard, Richard. C’è anche una fortissima storia di riscatto sociale ed etnico dietro a Una famiglia vincente – King Richard, e in questo senso è impossibile non fare il tifo per il protagonista, per la sua testardaggine e per la sua faccia tosta ogni volta che la sua strada incrocia quella di un bianchissimo exec. Ma c’è prima di tutto, anche se è difficile accorgersene sotto la patina, la storia di un uomo che ha deciso di vivere di luce riflessa, e per farlo si è eretto a dittatore assoluto e supremo della vita della sua intera famiglia.

Una famiglia vincente - King Richard bianchi

Non a caso lo chiamano “re”. Non si muove foglia che Richard non voglia. Richard risolve problemi, tutti i problemi: è quello che protegge le figlie dai mali del mondo, che prende le botte dai criminali al posto loro, che trova il modo per farsi sostanzialmente regalare una magione in Florida dal nuovo coach delle figlie, salvo poi comunicargli che non ha intenzione di farle gareggiare finché “non sono pronte”. E ovviamente è Richard a decidere quando le sue figlie sono pronte, non loro. Il Richard Williams di Una famiglia vincente – King Richard è prepotente, manipolatore, prevaricatore, tossico, eppure il film dedica ogni singolo secondo a celebrarlo, a dimostrarci come il suo metodo genitoriale sia la cosa migliore che potesse capitare a Venus, Serena, Tunde, Isha, Lyndrea, Oracene, a chiunque abbia la fortuna di incrociare la sua strada.

C’è da dire che i fatti sembrano in qualche modo dare ragione a questa visione rosea di un rapporto padre/figlie più complicato di quanto Una famiglia vincente – King Richard voglia farci credere: Venus e Serena Williams hanno davvero ottenuto tutto quanto il padre si era prefissato, hanno cambiato il tennis per sempre e sembrano anche, ora che hanno raggiunto i quarant’anni, persone felici, soddisfatte della loro esistenza e ancora molto legate al padre. Per cui in qualche modo il film di Reinaldo Marcus Green ha ragione, e noi torto. Vedetela così: ci piacerebbe un film che parlasse anche di tutti i Richard Williams che avevano un piano che poi non si è realizzato, che sono poi il 99% dei Richard Williams, e che problematizzasse quindi un minimo un approccio alla vita genitoriale (e alla vita in generale) che, per come è presentato nel film, ha parecchi lati oscuri. Che Una famiglia vincente – King Richard fa di tutto per ignorare o nascondere, distraendoti con un sorriso, ricattandoti e portandoti, che tu lo voglia o meno, a esultare con Venus sul finale. Il che forse significa che ha vinto lui, nonostante tutto.

La scheda del film.

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