Nomadland
di Chloé Zhao
al cinema
È finalmente arrivato il momento per Chloé Zhao di fare il grande passo. Perché se un piede è nella terra del passato, quella perduta dei cowboy dimenticati di The Rider – Il sogno di un cowboy e quella negata dei nativi americani di Songs My Brother Taught Me, l’altro ha solcato per la prima volta un nuovo orizzonte, trovando finalmente la vera dimensione della wilderness che aveva sempre sognato: la dimensione di Nomadland.
Non c’è più bisogno di indossare un vecchio cappello polveroso per riscoprire l’America. L’amato entroterra del cinema americano da ora non è più dei pionieri o degli uomini a cavallo, ma è donna, è intimo, è una condizione dello spirito. È la terra mai promessa ma ora rivendicata da Fern, ovvero Frances McDormand, una donna del Nevada “non senzatetto ma senza fissa dimora” che per guarire la ferita aperta della morte del marito (qui ancora si rivede la poetica della Zhao, che ha sempre declinato il lutto nella riconquista dello spazio) e riuscire a mantener...
Chloé Zhao asciuga al massimo il dramma, rafforza l’impianto narrativo ed è ora finalmente libera di lavorare davvero sullo sguardo
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