Ocean’s Twelve, come ci si poteva aspettare, è il trionfo dell’autoindulgenza e dell’improvvisazione. E’ facile capire che per tutti (regista, sceneggiatore e soprattutto cast) si è trattato di una divertentissima vacanza. Per carità , non è un crimine, ma è ovvio che il risultato è quantomeno altalenante.
Tutto è infatti incentrato sui dialoghi brillanti (che però non sempre lo sono) e sulla capacità dei protagonisti di interagire in maniera divertente. Ma spesso le scene risultano troppo dilatate per convincere veramente, come se gli interpreti fossero troppo compiaciuti nel fare il loro lavoro e non ci fosse più nessuno a porre un freno alla loro anarchia espressiva. Insomma, il film sembra peccare di “tarantinismo” ed essere più interessato al piacere puro di raccontare che alla preoccupazione di farlo in maniera efficace e coerente.

Prendiamo, per esempio, l’inizi...