Leggi la recensione spoiler di Davide Tessera su BadComics.it

Sono già passati quattordici anni. Quattordici lunghi anni, da quando il primo X-Men diretto da Bryan Singer approdò nelle sale cinematografiche, portando sullo schermo una variegata squadra di reietti, accomunati dalla fortuna/disgrazia del gene mutante. Da allora, seppur tra alti e bassi, la saga dedicata ai supereroi addestrati dal Professor X ha conquistato un posto, se non nel cuore, almeno nell'immaginario del pubblico.

Non c'è da stupirsene: in un universo fantastico popolato di uomini convertiti in superuomini (vedesi l'emblematica saga filmica degli Avengers, cui fa eccezione il solo Thor), questo gruppo di "diversi" fin dalla nascita ha dimostrato, sulla carta, di avere qualche asso in più da giocare; l'idea del super potere innato, marchio infamante o comunque pretesto discriminatorio, rende gli X-Men un materiale accattivante ed emotivamente magnetico come po...