Here and Now 1x09 "Dream Logic": la recensione

La recensione del nono episodio stagionale di Here and Now

Dal 2017 sono Web Content Specialist l'area TV del network BAD. Qui sotto trovi i miei contatti social e tutti i miei contenuti per il sito: articoli, recensioni e speciali.


Condividi

Spoiler Alert
Ad un passo dal finale di stagione – forse di serie – Here and Now avvicina ancor di più i personaggi, i loro traumi, i loro problemi personali. Ragiona per affinità dove tutto il resto, a partire dalla loro provenienza, per finire con il loro carattere e il loro ambiente professionale, li divide. Dream Logic può darci, fin dal titolo, l'input piuttosto vago sul quale incentrare un'analisi di fondo non solo sull'episodio in sé, ma sull'intera stagione. Un'analisi che sa tuttavia di giustificazione, dove anche la logica del sogno dovrebbe avere, se non una sua razionalità, almeno un suo fascino. In ogni caso, la serie di Alan Ball nel bene o nel male sta per concludersi.

Lo fa in questo nono episodio senza lasciar sparare alcun colpo, dopo tutte le pistole inquadrate nella scorsa puntata. Si ragiona invece sui cambiamenti repentini e sulle decisioni che possono cambiare una vita intera, o almeno sul sospetto che questo potrebbe accadere. Ad Ashley viene offerto un posto di lavoro molto interessante, che tuttavia potrebbe allontanarla da quel controllo sulla propria vita che stava faticosamente cercando di avere. Duc si vede abbandonare da una paziente fin troppo soddisfatta, e deve rispondere a una domanda indiscreta ad una presentazione. Lo stesso Ramon deve ragionare improvvisamente più in grande nel momento in cui il suo videogioco diventa più interessante.

Appunto, si ragiona per affinità e punti in comune, dato che per il resto altri appigli non ce ne saranno. In questo senso Here and Now elabora concetti e conflitti tutti suoi, ragionando – questo sì in modo personale – con una propria logica, proiettando tutte queste indecisioni in un mondo in cui non sembrano esistere altri problemi più "terra terra". Si parla di identità, di appartenenza, di insoddisfazione profonda, e questo può andar bene dato che la serie ha scelto di parlare di questo, e non avrebbe senso aspettarsi altro. Però continua a mancare un punto di interesse in questa storia, che troppo spesso ci dà l'impressione di prendersi troppo sul serio. Capita ad esempio con la doppia storia di Farid e Navid.

Il primo soffre ancora il problema del ricordo ricorrente della madre. Che forse lo amava e ha cercato di mettersi in contatto con lui anche anni dopo la loro separazione, o forse no. E allora la violenza che sembra celata in quei ricordi rimossi ripiomba con forza nel presente, e ci mostra un passato non così perfetto come credevamo. Per un personaggio come Farid che non riesce a trovare un equilibrio, c'è Navid che invece ci prova uscendo allo scoperto grazie a Kristen con la quale ha un rapporto sessuale e con cui si reca, ormai a suo agio, a scuola. Alcuni violenti e bigotti non capiranno, ma il senso oltre all'episodio di violenza è che questi personaggi hanno trovato un modo per esprimere se stessi.

Forse allora la chiave, semplicemente, è tutta qui. Accettare se stessi, accettare di soffrire, accettare le proprie cicatrici – letteralmente per qualcuno – per poter andare avanti.

Continua a leggere su BadTaste