Qualcuno deve morire: la recensione
Qualcuno deve morire è un period drama cupo nei momenti più duri, ma generalmente superficiale e dimenticabile
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Fin dal titolo, Qualcuno deve morire lascia intendere una tensione crescente, la promessa di almeno una morte – probabilmente violenta – che dovrà arrivare nella storia. È una pistola di Cechov che contiene anche una certa ironia di fondo per chi riesce a vederla. Ma nulla di quel che vedremo nei tre episodi della miniserie spagnola Netflix c'entra qualcosa con questo titolo (uguale anche in spagnolo, Alguien tiene que morir). La serie è un period drama cupo nei momenti più duri, ma generalmente superficiale e dimenticabile. E il finale, che dà il senso al titolo, è probabilmente la cosa più fuori posto.
La storia è ambientata negli anni '50 in Spagna. La Spagna franchista, in cui anche il rifugio familiare risente di tutte le restrizioni alla libertà di espressione. Qualcosa che notiamo da subito, nel momento in cui il giovane Gabino (Alejandro Speitzer) ritorna dal Messico accompagnato da un suo "caro amico" di nome Lazaro (Isaac Hernandez). Che ci sia o no qualcosa tra i due, le voci ci mettono poco a circolare. I coetanei di Gabino, i capi al lavoro del padre del ragazzo, gli stessi membri della famiglia reagiscono con violenza alla "vergogna" dell'omosessualità del giovane.C'è davvero poco sotto la superficie di questo racconto di oppressione e soffocamento. Lo spunto storico sarebbe anche interessante, ma non si emancipa mai dalla messa in scena più semplice e scontata possibile. Le serie tv spagnole, generalmente, non brillano per sottigliezza, e questa miniserie racconta la propria storia con la più grande teatralità. Dalla nonna di Gabino ad una ragazza con la quale dovrebbe fidanzarsi, ogni personaggio accentua la propria reazione alla vicenda nel modo più esagerato possibile.
Non è chiaro se Qualcuno deve morire volesse essere un racconto di genere thriller dagli spunti drammatici, o semplicemente una vicenda drammatica che non sa sostenere il peso del proprio tema. Sta di fatto che il rapporto tra messa in scena e provocazione risulta troppo artificioso. Lo sarà nell'intreccio, che si affida molto all'esposizione nei dialoghi e non lascia davvero nulla all'interpretazione, e soprattutto nella risoluzione della vicenda. Qui davvero la vicenda perde ogni freno e ogni personaggio diventa la caricatura drammatica di quel che era stato fino a quel momento.CORRELATO A QUALCUNO DEVE MORIRE RECENSIONE