Second Chance 1x01 "A Suitable Donor": la recensione

Vagamente ispirato a Frankenstein, il nuovo poliziesco sovrannaturale della FOX è l'ennesima riproposizione di schemi logori

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Tra stanchezza e pigrizia Second Chance, alias Lookinglass, alias The Frankenstein Code, ha preso il via sulla FOX. Il primo dei titoli provvisori accostati allo show tradisce la sua presunta ispirazione al capolavoro di Mary Shelley. In realtà, non fosse per un'esplicita dichiarazione d'intenti come premessa della serie, non ci sarebbe mai venuto in mente di fare un paragone tra il celebre romanzo e la storia alla base di tutto. Come facilmente intuibile a questo punto, Second Chance è una blanda riproposizione di schemi televisivi ormai logori, un poliziesco con sfumature paranormali come molti altri, che nei 45 minuti di cui si compone il pilot non riesce a lanciare qualsivoglia segnale in direzione di un'identità propria.

Protagonista è l'anziano ex poliziotto Jimmy Pritchard (Robert Kazinsky). L'uomo viene ucciso da alcuni malviventi e gettato da un ponte, in quello che dovrebbe apparire come un suicidio. La sua storia, che ormai sarebbe conclusa, si incrocia con quella dei due gemelli Goodwin, Mary e Otto (Dilshad Vadsaria e Adhir Kalyan). I due, al vertice del colosso delle comunicazioni Lookinglass, prendono il cadavere e in qualche modo lo riportano in vita. L'obiettivo finale di questa sperimentazione è quello di salvare Mary, malata di cancro. Non solo nel processo Pritchard ringiovanisce fino a riprendere l'aspetto di quando aveva 30 anni, ma ora ha anche delle facoltà particolari, che l'episodio accenna senza esplorare del tutto

I pochi accenni di trama orizzontale lasciano il posto ad un pilot che si preoccupa di costruire le premesse di una vicenda che fin da subito si orienta verso un svolgimento da procedurale. Un procedurale in fondo come molti altri, con il poliziotto-investigatore dalle capacità particolari, assistito da una donna con la quale si crea una certa tensione romantica. La formula è abbastanza collaudata – a voler usare un eufemismo – e Second Chance non costruisce nulla che gli permetta di spiccare nel gruppo.

Né l'intreccio o la scrittura desiderano sostenere l'architettura della serie, che fin da subito ci chiede uno sforzo di volontà notevole per accettare premesse e contesto. L'anziano Pritchard nel corpo di un giovane si comporta da subito come la sua età apparente richiede, viviamo in un mondo immaginario in cui però le uniche modifiche sono quelle che sul momento servono alla trama per andare avanti, idem per le relazioni e le reazioni occasionali, motivate solo da necessità di scrittura piuttosto che da genuine caratterizzazioni. Di minuto in minuto, le poche sfumature svaniscono, e ci rendiamo conto che non c'è molta differenza tra il pilot di questa serie e quello, per fare un esempio, di un Minority Report.

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