Nel corso della giornata di ieri Netflix ha perso il 35% a Wall Street: il calo peggiore del titolo dal 2004 (oggi continua a calare, al momento è a -4%). In 24 ore il colosso dello streaming ha polverizzato 54 miliardi di dollari in capitalizzazione, provocando un terremoto in tutto il settore (anche colossi come Disney e Warner Bros. Discovery, ma anche Roku e Paramount Global, hanno registrato perdite). Reed Hastings, co-ceo dell’azienda, è tra gli investitori che hanno perso di più, mentre Pershing Square Holdings, che aveva acquistato più di 3.1 milioni di azioni approfittando di un ribasso, ha deciso di vendere tutte le sue quote indicando come motivazione la scarsa prevedibilità di questo settore.

Lo shock non è stato causato solo dal calo di abbonati nel primo trimestre (e dall’annuncio di una previsione di calo di altri 2 milioni di abbonati nel secondo, va comunque sottolineato che nel primo trimestre vi sarebbe stata una crescita di mezzo milione di abbonati se Netflix non fosse uscita dal mercato russo a causa della guerra in Ucraina), ma soprattutto dalle risposte della dirigenza dello streamer che durante un Q&A dopo l’annuncio delle trimestrali ha delineato una strategia non chiarissima.

Michael Nathanson, analista della società MoffettNathanson, ha spiegato che “nel giro di un secondo siamo passati da una compagnia idolatrata per la sua crescita a una compagnia messa in purgatorio. Il fatto che si sia scelto di annunciare il lancio di un abbonamento a basso costo che include la pubblicità non nel comunicato stampa, ma durante il Q&A, è stato spiazzante. E non risponde alla domanda più complicata: in Nordamerica, con un mercato ormai vicino alla saturazione e un ricavo medio per abbonato di 15 dollari, come faranno a non cannibalizzare i loro stessi ricavi introducendo un abbonamento di questo tipo? E come intendono proporlo al mercato? Quali saranno i costi di quest’impresa?”

Il management di Netflix ha lasciato intendere che ci vorranno un paio di anni prima che la nuova stategia entri in azione, accelerando la crescita, e nel frattempo potrebbero esserci ulteriori rallentamenti nella crescita degli abbonati.

La vicenda è fondamentale per l’industria perché Netflix è il primo e più grande streamer al mondo, e viene preso come punto di riferimento dalle altre media company che negli ultimi anni hanno riconfigurato i loro modelli di business per entrare nel settore dello streaming. Aziende che hanno iniziato a investire moltissimo non solo nelle infrastrutture tecnologiche, ma anche nella produzione di contenuti per competere tra loro e rosicchiare fette di mercato.

Attualmente Netflix ha 220 milioni di abbonati in tutto il mondo, e da oggi questo potrebbe diventare il nuovo limite verso il quale puntare.

I film e le serie imperdibili