Nella serie Dopesick – Dichiarazione di dipendenza la giovane attrice Kaitlyn Dever, recentemente star del film Dear Evan Hansen, ha la parte di Betsy Mallum, una ragazza che lavora in miniera e si scontra con la società e la sua stessa famiglia a causa della propria omosessualità. Dopo un incidente sul lavoro Betsy chiede l’aiuto del Dr. Samuel Finnix (Michael Keaton) che le prescrive il nuovo medicinale prodotto dalla Purdue Pharma senza saperne gli effetti collaterali. Lo show, ispirato al libro scritto da Beth Macy e sviluppato dallo sceneggiatore e showrunner Danny Strong, racconta infatti la storia della lotta agli oppioidi proponendo la storia dei pazienti, dei medici, dei rappresentanti e dei vertici della Purdue Pharma, senza dimenticare inoltre gli sforzi compiuti dai procuratori distrettuali e dagli agenti della DEA. Nel cast dello show ci sono anche Will Poulter, Peter Sarsgaard, Michael Stuhlbarg, John Hoogenakker.

Ecco cosa ha raccontato Kaitlyn Dever durante una roundtable con la stampa internazionale per presentare la serie che ha debuttato su Disney+ pochi giorni fa.

La storia di Betsy è molto complessa: affronta vari problemi personali e poi la sua situazione peggiora a causa dei problemi fisici. Cosa ti ha attirato del personaggio e come ti sei preparata per interpretarlo?

Penso di essere in grado, in ogni ruolo che interpreto, di poter trovare qualcosa in comune con il mio personaggio, ma nel caso di Betsy è qualcuno di davvero diverso da me. Ma ho amato l’idea di interpretarla perché è una persona così forte e semplicemente la trovo una grande fonte di ispirazione. La sua storia, non appena l’ho letta, è stata davvero coinvolgente. Ho ricevuto lo script durante la pandemia e non avevo letto progetti da tempo. Sono rimasta entusiasta dal materiale e si trattava di una storia che quando la leggi per la prima volta ti fa infuriare così tanto. Per molti motivi non avevo alcuna idea riguardante l’ingiustizia di quanto accaduto, i dettagli di come era iniziata questa crisi legata agli oppioidi, non ero a conoscenza dell’esistenza della Purdue Pharma e del coinvolgimento della famiglia Sackler. Il fatto che Danny si sia fidato di me per interpretare Betsy mi ha suscitato grande entusiasmo perché ero consapevole dell’importanza del personaggio e quello che rappresenta nello show. Per questo motivo volevo dare il massimo: desideravo realmente renderle giustizia perché rappresenta così tante persone. Mi sono immersa nelle ricerche, mi sono informata il più possibile, ho studiato attentemente gli script e cercato contenuti video e film. C’era un documentario su una donna che lavorava in miniera ed è stato davvero utile. Ho ovviamente letto il libro di Beth Macy che aveva tantissime informazioni. In più c’era una persona sul set che è stata immediatamente così aperta nel condividere la propria storia e mi ha permesso di chiedere ogni cosa, condividere ogni mio dubbio, capire a livello emotivo cosa si prova quando si vive un’esperienza simile. Sono veramente grata per la sua disponibilità ed è diventato un mio ottimo amico e un elemento chiave nel mio percorso per interpretare Betsy.

Hai avuto modo anche di parlare con qualcuno che è stato coinvolto con il caso legale contro la Purdue Pharma?

Oltre a studiare tutti gli script, leggere il libro e provare ad assimilare il più possibile le informazioni a mia disposizione, ho voluto in un certo senso mettere da parte tutto questo e dimenticarmi degli elementi legati alla famiglia Sackler e alla Purdue Pharma perché Betsy, ovviamente, non potrebbe sapere nulla di tutto questo. Si tratta di un personaggio fittizio, ma sarebbe totalmente inconsapevole di tutto quello. Si tratta di una ragazza a cui è stata prescritta una medicina dal medico di cui si fidava. Per far funzionare le mie scene ho provato a mantenerla poco consapevole di quanto accaduto. Si è comunque trattato di uno dei ruoli più difficili che io abbia mai avuto ma sono consapevole che le difficoltà che ho avuto sul set non erano niente in confronto a quello che accade nella vita reale a chi è alle prese con una dipendenza da oppiodi. Si è trattato di un percorso difficile, ma penso ne sia valsa la pena perché credo che la serie sarà in grado di far aprire gli occhi a molte persone sulle tematiche mostrate.

Nei primi episodi c’è anche un momento molto emozionante in cui Betsy parla della propria sessualità alla madre, ottenendo una reazione molto fredda e distaccata. Hai parlato con qualcuno che ha vissuto un’esperienza simile?

La storia del mio personaggio è così tragica e straziante. Ma penso che principalmente sia all’insegna della forza e della resilienza. Anche quando pensi stia per mollare continua a perseverare e andare avanti. Girare quella scena, in particolare con Mare Winningham che è così brillante e un’attrice fantastica, mi ha spezzato il cuore ed è stato davvero difficile restare nel mio personaggio. Dal punto di vista Kaitlyn ero così furiosa e triste e quella scena in particolare è stata davvero complicata da affrontare perché Betsy ha internalizzato così tanto e tutto quello che vuole è essere accettata, ma quando prova a fare coming out con la madre, ed è un vero fallimento, dopo non ha più nessuno a cui rivolgersi. In più quello che fa stare male del resto del suo percorso è che decide di trasferirsi e andare avanti con la sua vita, ma tutta la sua esistenza viene rovinata dall’Oxy. Ero determinata a dare il meglio di me, dimenticarmi di me stessa e fare tutto il possibile per dare tutta me stessa per questo personaggio.

Nella vita di Betsy c’è la presenza del medico interpretato da Michael Keaton che diventa quasi una figura paterna per lei, come avete creato quel legame e quella dinamica così emozionante?

In ogni lavoro che ho avuto, quando devi creare un rapporto con qualcuno e non hai potuto trascorrere abbastanza tempo con questa persona, devi comunque creare quella sensazione. A causa della pandemia non abbiamo avuto molte opportunità per interagire perima di arrivare sul set a causa della distanza da mantenere e dei protocolli. Michael Keaton è però così bravo e mi sono ritrovata a guardarlo e non riuscire a pensare ad altro oltre a quello che stava dicevando. Quando recita è così credibile, onesto e con i piedi per terra. Ha un modo di far sembrare che ti conosce da dieci anni. La prima scena che abbiamo girato insieme è stata quella in cui il dottore mi prescrive per la prima volta il prodotto della Purdue e mi sembrava realmente di conoscerlo da tutta la mia vita. Si immerge totalmente nel personaggio ed è tutto quello che potevo sperare, dentro e fuori dal set, perché quel rapporto è così importante nella storia ed è così speciale perché è l’unica pesona che l’ha realmente accettata e la conosce per come è realmente quando nessun altro lo fa. Penso che Finnix veda molto in lei e ho amato il loro legame. Quindi sono felice che la parte fosse stata affidata a Michael Keaton perché è la persona perfetta ed è davvero un partner incredibile, girare con lui è un’esperienza fantastica.

La serie ha comunque rappresentato una vera sfida per Kaitlyn che ha ammesso di aver sentito un’incredibile pressione e responsabilità nell’interpretare un personaggio in cui chi ha avuto una dipendenza e lotta contro gli oppioidi può riconoscersi:

Quando ricevi questa opportunità unica nella vita di raccontare la storia dal punto di vista di una vittima e i produttori e i registi si fidano di te, ti rendi conto che è un tuo dovere dare il massimo e questo ha rappresentato la sfida più grande perché ha delle conseguenze fisiche e mentali su di te. Ma è importante ricordare che quello che le persone reali hanno affrontato è stato incredibilmente più drammatico e difficile.

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