Nel corso degli FYC Fest della Disney che si sono tenuti a Los Angeles dal 3 al 15 giugno, si è svolto un incontro dedicato a Impeachment: American Crime Story, terzo capitolo dell’antologia firmata da Ryan Murphy che racconta la relazione del presidente degli Stati Uniti Bill Clinton con Monica Lewinsky e il suo conseguente impeachment del 1998, e che è andata in onda su FOX nel 2021.

Noi di Badtaste.it siamo stati invitati all’evento che si è svolto presso l’El Captain Theater di Hollywood insieme alla showrunner e produttrice Sarah Brugess e alla produttrice Monica Lewinsky, le attrici Sarah Paulson (che interpreta Linda Tripp ed è anche produttrice esecutiva della serie), Beanie Feldstein (Monica Lewinsky), Annaleigh Ashford (Paula Jones), Margo Martindale (Lucianne Goldberg), Judith Light (Suzanne Carpenter-McMillan) e Mira Sorvino (Marcia Lewis, madre di Monica Lewinsky).

Ecco il nostro resoconto dell’incontro!

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HOLLYWOOD – JUNE 10: (L-R) Margo Martindale, Sarah Paulson, Executive Producer, Mira Sorvino, Judith Light, and Annaleigh Ashford attend the FX ìImpeachment: American Crime Storyî FYC event at the El Capitan Theatre on June 10, 2022 in Hollywood, California. (Photo by Frank Micelotta/PictureGroup for FX)

Sarah, hai parlato molto di come questa stagione riguardi in realtà l’amicizia tra Monica Lewinsky e Linda Tripp. Tripp conquistò la fiducia di Monica e registrò, a sua insaputa, ore di telefonate, in cui la stagista le raccontava nei dettagli i suoi rapporti sessuali con il Presidente. Consegnò le registrazioni al procuratore Kenneth Starr che stava già indagando sugli investimenti dei Clinton nella Whitewater ma che da allora si lanciò senza esitazioni sul più promettente scandalo sessuale. Pensi che Monica Lewinsky si fidasse di Linda?

Sara Brugess: Diciamo che ho scritto la serie sulla base di una ricerca. Penso di aver letto almeno 56 libri, tutti i file dell’FBI e le registrazioni di Linda Tripp. Linda iniziò a registrare Monica nell’autunno del ’97. Si conoscevano da più di un anno a quel punto, quindi erano già profondamente amiche. Certo, qualcosa è cambiato perché Linda la sta registrando segretamente; Linda sa della registrazione e Monica no. Quindi da scrittrice non potevo non essere influenzata da questo fatto.
Detto questo, quello su cui mi sono concentrata è stata Monica. Dovevo pensare alla situazione di Monica. Lavorava alla Casa Bianca, il posto più prestigioso in cui lavorare in America, giusto? È stata coinvolta in questa relazione, aveva detto che era innamorata di lui. E all’improvviso, viene presa e portata al Pentagono, una situazione che sarebbe insostenibile per chiunqe.

Sarah, un po’ come accadde per la tua interpretazione di Marcia Clak in The People v. O.J., a molti è sembrato che ci fosse un tentativo di redimere il personaggio di Linda Tripp. Come hai vissuto questa cosa?

Sarah Paulson: È stato molto chiaro da un primissimo TCA che alla gente Linda Tripp non piacesse. Ed è vero, sembrava addirittura che pensassero che stessimo facendo in modo che le persone cambiassero idea su Linda. Personalmente ero devastata dal fatto che tutti la odiassero anche perché lei per me rappresenta un personaggio col quale ho trascorso molto tempo, qualcuno che in un certo senso ha vissuto dentro di me, e verso il quale non provavo gli stessi sentimenti di astio.

Quindi che legame hai sviluppato con il personaggio di Linda?

Sarah Paulson: Non riesco a trovare un modo per parlare di questo senza sembrare impopolare ma mi sono connessa a lei per questo suo essere complicata e brutta, e non intendo affatto il suo aspetto fisico. Ho riconosciuto in lei la sua ambizione, ho riconosciuto il suo bisogno di essere presa sul serio. Ho capito che la sua disperazione faceva parte di qualcosa di importante. Tutte queste cose mi sono sembrate incredibilmente umane e mi ci sono addirittura ritrovata: la sua impazienza, la sua gelosia e la sua invidia, questi aspetti li ho trovati anche dentro di me. Quando ho letto la sceneggiatura ho pensato, prima di tutto, ho pensato che dal punto di vista della recitazione era la più grande sfida della mia vita, ma poi mi sono anche chiesta come mai avessi questi aspetti in comune con lei, che cosa diceva questo di me? È stato come parcheggiare la mia auto nel vialetto di casa mia, ma in modo strano e contorto.

Cosa ti ha colpito di come è stata scritto non solo il tuo personaggio, ma la serie in generale?

Sarah Paulson: La cosa straordinaria di quello che ha fatto Sarah Burgess è che non ha smussato i contorni dei personaggi per renderli più digeribili, simpatici, ma ha scelto di mostrare la realtà nella sua crudezza.

E com’è stato diventare lei fisicamente, avere tutto quel trucco e protesi in volto?

Sarah Paulson: Dovevo stare al trucco e parrucco per circa tre ore e 25 minuti ogni giorno, non che contassi le ore eh (ride)! Avevo parrucca, denti, occhiali, naso finti più un cambio posturale e di voce. E avevo sempre qualcuno con me che mi aiutava a ricordarmi di utilizzare il naso come se stessi sempre annusando qualcosa, il naso infatti è diventato una parte importante della performance in un certo senso. Mi fermavo a pensare: “devo girare il naso prima della testa”; sono piccole cose a cui probabilmente nessuno presterà attenzione. Ma questo lo ha reso anche divertente in un certo senso per me. Ed è qualcosa di cui sono molto orgogliosa, anche perché molto raramente sono orgogliosa di quello che faccio. E sono orgogliosa del lavoro che ho fatto in questa serie.

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HOLLYWOOD – JUNE 10: (L-R) Nina Jacobson, Executive Producer, Sarah Burgess, Showrunner, Executive Producer, & Writer, Monica Lewinsky, Producer, Sarah Paulson, Executive Producer, Margo Martindale, Annaleigh Ashford, Judith Light, and Mira Sorvino, with Beanie Feldstein, Producer, appearing virtually, speak onstage during the FX ìImpeachment: American Crime Storyî FYC event at the El Capitan Theatre on June 10, 2022 in Hollywood, California. (Photo by Frank Micelotta/PictureGroup for FX)

Beanie, com’è stato per te interpretate Monica sapendo che Monica era proprio lì.

Beanie Feldstein: È stata un’enorme responsabilità che non ho preso alla leggera, una cosa è interpretare una persona reale, interpretare una persona che le persone pensano di conoscere, ma un’altra è conoscerla e affezionarsi a lei.

Come hai costruito il personaggio di una giovane Monica Lewinsky?

Beanie Feldstein: Monica è cresciuta vicino a dove sono cresciuta io, sapevo che amava i musical al liceo e sapevo che era ebrea. Sapevo che sulla carta avevamo qualcosa che ci collegava. Ma non avevo idea dei dettagli di quello che è successo realmente, non avevo idea dell’esperienza di Monica con l’FBI e so di far parte della maggioranza delle persone che è all’oscuro di questo. Ho fatto ricerche per questo progetto ed è stata la cosa più straziante che abbia mai sperimentato in vita mia, perché nessuno ha mai avuto umanità nei confronti di nessuna delle donne coinvolte. Inoltre ogni dettaglio era ancora più inquietante e spaventoso di quello precedente. Sapevo che era mia responsabilità mostrare il lato emotivo. Ma quando ho appreso di tutta la vicenda, è stato così viscerale e straziante… questa è l’unica parola che riesco a pensare di usare. Mi ricordo di aver pensato di sapere più di quanto volessi sapere.

Monica ti ha dato qualche consiglio?

Beanie Feldstein: Monica mi disse che voleva che fossero mostrate le azioni che ha fatto, le sue scelte coraggiose, i suoi errori e i suoi momenti teneri, quelli vulnerabili e dolorosi, perché solo mostrando le buone azioni di una persona ne mostri un ritratto esclusivamente positivo. Quindi sapevo che era mia responsabilità impegnarmi completamente per ritrarre lei nella sua interezza.

Monica, la serie è nata da un tuo incontro con Ryan Murphy a un party. Lui ti disse che questa storia l’avresti dovuta raccontare tu, e così è stato. Come è stato per te rivederti sullo schermo interpretata da Beanie Feldstein?

Monica Lewinky: È stata un’esperienza incredibile, guardare Beanie era come guardare me stessa, qualcosa che non avevo mai visto prima. Ma è stato più difficile guardare Sarah Paulson interpretare Linda Tripp, dato che le situazioni con Linda erano ciò che avevo sperimentato in prima persona. La scena al Ritz Carlton durante il pranzo ad esempio… quella scena per me è stata una delle più dolorose, perché era così reale. Non è stato facile guardarla.

A cosa hai pensato quando ti sei resa conto che era il momento giusto per raccontare la tua storia?

Monica Lewinky: Le immagini che mi vengono in mente sono quelle di un pulcino che esce dal guscio e trova quello che per lui è mondo nuovo. Come se avesse occhi nuovi. Ma non so se siamo pronti, maturi e in grado di vedere nel modo in cui penso avremmo potuto vedere. Penso che stiamo avendo ora le conversazioni che non abbiamo avuto 20, quasi 25 anni fa. E penso che quelle conversazioni siano importanti. Penso che stiamo vedendo cambiamenti nel modo in cui guardiamo alle storie, capiamo cosa è l’abuso di potere. Ma stiamo ancora cercando di trovare la nostra strada verso questa direzione. Siamo nella fase in cui stiamo puntando il dito. E questo è importante perché serve per svegliare le persone. Abbiamo ancora lavoro da fare, ma nulla accade rapidamente. Penso che siamo sulla buona strada.

Mira, da madre, entrando nella parte di una donna che ha attraversato quello che è l’incubo più grande per qualsiasi madre, che il proprio figlio o figlia venga distrutto da gente di potere e a livello pubblico. Come hai attinto alla tua esperienza di mamma per interpretarlo?

Mira Sorvino: Beh, ho una figlia che ha 17 anni e altri tre figli più piccoli. Quando reciti non dovresti usare le persone a te vicine, è troppo devastante per la psiche. Solo pensare di vedere tuo figlio soffrire, e poi pensare di cercare di fare qualcosa a riguardo e non esserne all’altezza, non essere in grado di fare nulla per ridurre la sua sofferenza… è terribile. Tutto quello che poteva fare come madre era semplicemente essere lì per lei e affrontare la cosa con lei.

Margo, hai interpretato l’agente letterario Lucianne Goldberg. Se non fosse stato per lei Linda Tripp non avrebbe mai registrato segretamente le sue telefonate con Monica Lewinsky, in cui l’ex stagista della Casa Bianca descriveva in dettaglio la sua relazione con il presidente Bill Clinton. Non solo, fu proprio Goldberg che suggerì a Tripp di raccogliere prove per autenticare la sua storia e che contribuì a portare lo scandalo al giornalista di Newsweek Michael Isikoff. Che idea ti sei fatta di lei?

Margo Martindale: Allora, innanziutto Lucianne Goldberg vive a circa cinque isolati da me a New York City. In quello che lei chiama The Upper Best Side (The Upper East Side, ndr). Credo sia una persona molto intelligente, incredibilmente esperta, penso si sia convinta di aver fatto la cosa giusta. Ma lei è ovviamente l’istigatrice di tutta questa vicenda. Niente di tutto questo sarebbe successo senza di lei e devo ammettere che in realtà mi piace. Ti devi un po’ innamorare dei personaggi che interpreti e io mi sono innamorata di lei. Penso che sia affascinante in un modo incredibilmente strano. E ho pensato al suo background, a dove è nata, a dove è cresciuta, da dove veniva la sua idea politica così conservatrice, che era una specie di amalgama di un mucchio di cose diverse.

In una vicenda come questa, con così tanti aspetti contrastanti, cosa dovrebbe essere colto al giorno d’oggi che non fu colto all’epoca?

Margo Martindale: Ho sempre pensato che la genialità di questa serie fosse aver scelto Beanie Feldstein per interpretare Monica Lewinsky, dal mio punto di vista è stato un colpo di genio, perché personalmente non avevo mai realizzato all’epoca quanto Monica fosse giovane. Era davvero una ragazzina.