Gomorra ha la grande capacità di gettare avanti a sé percorsi che ci appaiono come prestabiliti. Scenari da tragedia urbana in cui i protagonisti sono ingabbiati senza possibilità di redenzione, fuga, salvezza. Questa idea funziona doppiamente, nella misura in cui il racconto è molto più vivo e intenso, e al tempo stesso le varie banalità di scrittura – che ci sono sempre – passano in secondo piano rispetto ad un senso che non deve essere solo narrativo. Il settimo e ottavo episodio della seconda stagione in questo senso sono perfetti: due tragedie legate indissolubilmente l’una all’altra, legami che si sgretolano, storie che procedono verso l’autodistruzione, seguendo una logica tutta loro alla quale è facile abbandonarsi.

Sono le storie di Gabriele ‘O Principe e di Rosario Ercolano, detto ‘O Nano. Il primo è un esponente di spicco dell’alleanza guidata dal primus inter pares Ciro di Marzio. Grazie ad accordi sottobanco stabiliti con Gennaro Savasta...