Le serie e i film teen parlano sempre dei corpi. Non accettati, esibiti, sfruttati al massimo o nascosti con timidezza. Sono involucri il cui interno ribolle di ormoni e desideri spesso frustrati da qualche impedimento. Che sia una malattia, una distanza o un pericolo, il problema da risolvere è quasi sempre un fatto di carne. Lo era in Tredici dove l’assenza si manifestava attraverso audiocassette, lo è in Baby dove invece la fisicità è ben presente come mezzo per l’ascesa sociale. Gli esempi possono variare, dalla più dura Euphoria alla leggera Non ho mai. Le 7 vite di Léa, nuova serie francese disponibile su Netflix, tratta dal romanzo di Nataël Trapp, di corpi ne ha in abbondanza.
Con furbizia l’adattamento inverte il sesso dei protagonisti e dei comprimari, mettendoci nei panni della giovane Léa (nel libro si chiama Léo). Identità sessuale che si somma in una struttura mistery articolata su più pi...
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