La Peak TV, l’era d’oro della produzione televisiva, come vi abbiamo raccontato in queste ultime settimane è stata caratterizzata da una valanga di show, reboot e salvataggi che hanno riempito i palinsesti della TV generalista e dei molti (troppi) servizi streaming che popolano il panorama televisivo attuale, fino ad un punto di saturazione che tutti sapevano sarebbe stato prima o poi raggiunto.

Mentre l’industria cerca ora di rimediare agli sfarzi del passato con tagli ai budget, cancellazioni, eliminazione di contenuti dalle piattaforme, aumenti nei costi degli abbonamenti ed introduzione della pubblicità, cercando un equilibrio economico in un sistema che era chiaramente malato e non era più sostenibile, vorremmo parlarvi di un’altra caratteristica della Peak TV: gli strani show che non avrebbero mai visto la luce se non grazie a questo, folle periodo dell’abbondanza.

Qui di seguito abbiamo raccolto per voi 10 strane serie televisive che difficilmente dimenticheremo.

Twin Peaks: The Return

L’iconica serie, andata in onda per 2 stagioni nel 1990 e 1991, seguita dal film del 1992, è tornata su Showtime nel 2017, dopo che David Lynch ha accettato di curare il progetto. Con le sue strane immagini, i salti temporali e le sequenze oniriche surreali non sarebbe stato possibile immaginare per questa strana serie un posto nella “normale” TV generalista. Il rifiuto del surrealista Lynch di dare spiegazioni semplici a problemi complessi o di dare del tutto delle spiegazioni, rende questo show una sfida per il pubblico ed un piacere per i fan del suo lavoro. Proprio le sue peculiari caratteristiche hanno fatto di Twin Peaks: The Return un prodotto di nicchia che sfida le tradizionali strutture narrative, rendendo tuttavia difficile – quanto meno nel senso comune – definirlo uno show di successo. Ciò nonostante, grazie alla Peak TV, la serie è tornata sul piccolo schermo dopo quasi 30 anni, il che è da ritenersi già di per sé un piccolo miracolo.

Legion

La serie basata sull’omonimo fumetto della Marvel, andata in onda per 3 stagioni, dal 2017 al 2019, esplora la mente di David Haller, il figlio di Charles Xavier, un potente metaumano ed anti-eroe, con personalità multiple ed il suo stile psichedelico, nonché il desiderio di esplorare gli angoli più oscuri e remoti della mente umana, lo elevano ad uno degli show più peculiari della Peak TV, nonché una sfida visiva per i suoi spettatori che, pensando di guardare uno show su qualche eroe dei fumetti, si ritrovano invece catapultati in un progetto che, unendo assieme sci-fi e horror, affronta temi complessi come la malattia mentale e la ricerca e l’accettazione di se stessi.

Raised By Wolves

Ideata da Aaron Guzikowski ed andata in onda su HBO Max per 2 stagioni e 18 episodi, prima di essere cancellata, Raised By Wolves racconta la storia di 2 androidi ai quali viene assegnato il compito di allevare dei bambini umani in un pianeta misterioso ed ostile. Quando viene rivelato che nel pianeta esiste anche una colonia umana, in lotta a causa delle differenze religiose, gli androidi si ritrovano ad affrontare la sfida di cercare di controllarla per garantire ai loro protetti un ambiente sicuro. La serie, che rappresenta un evidente riflessione sulla fede, pur essendo un prodotto sci-fi è rivolto chiaramente ad un pubblico che ne comprenda tutte le sfumature e tratta temi come la condizione umana e l’evoluzione nella maniera più strana possibile.

Severance

Rinnovata per una 2^ stagione ed andata in onda nel 2022 su Apple TV+, Severance è un altro surreale prodotto della Peak TV. La serie parla della Lumon, una misteriosa azienda i cui impiegati vengono sottoposti ad un’operazione chirurgica al momento dell’assunzione, tramite la quale vengono dotati di un microchip impiantato nel cervello che cancella i ricordi di quanto accade in ufficio ogni volta che lo lasciano e quelli della loro vita privata ogni volta che si recano al lavoro. La serie, che ha una delle prime stagioni più folli degli ultimi anni, e si conclude peraltro con un notevole cliffhanger, è uno degli esempi più lampanti di un genere che non avremmo probabilmente mai visto se non grazie alla Peak TV. La complessa storia dei protagonisti, che si sviluppa sia negli uffici che al di fuori, è in netto contrasto con il minimalismo delle scenografie e la loro goffa personalità.

Doom Patrol

Doom Patrol, andata in onda su DC Universe nel 2019 e trasferita su Max dopo 2 stagioni è, come abbiamo avuto anche modo di dire a Timothy Dalton stesso, teatro dell’assurdo fatto televisione e ridurlo ad uno show di anti-eroi significherebbe sminuirlo. Ciò nonostante, tra peculiari protagonisti e storyline assurde ed imprevedibili, è il perfetto esempio di una serie televisiva che non avrebbe mai potuto vedere la luce se non in un periodo storico ed economico particolare come quello che ha portato alla Peak TV. Nella sua unicità, Doom Patrol, che riesce ad affrontare temi di una certa serietà tramite interessanti metafore, è perfettamente a proprio agio con il suo umorismo dark, l’esposizione di una violenza tanto esagerata da trascendere il concetto stesso di violenza e la sua generale stramberia.

The Leftovers

Andato in onda per 3 stagioni, dal 2014 al 2017 su HBO, The Leftovers, ideato da Damon Lindelof e Tom Perrotta, segue le vicende della comunità di Mapleton a 3 anni dalla scomparsa di 140 milioni di persone, un blip marveliano che ha cancellato il 2% della popolazione mondiale, senza che nessuno ne conosca le ragioni. Ogni personaggio affronterà drammi ed avventure per andare incontro al proprio destino in un viaggio quasi biblico tra fanatismo religioso e desiderio di sopravvivere. La serie è stata cancellata per volere di Lindelof dopo 28 episodi e 3 stagioni (non molte, se si considera la risposta positiva di critica e pubblico) ed un budget degno di una produzione di alto livello.

Legends Of Tomorrow

Andata in onda per 7 stagioni su The CW, dal 2016 al 2022, Legends of Tomorrow era uno show molto diverso da quello che è poi diventato quando debuttò con la sua prima stagione come una sorta di spinoff di Arrow. Poi ha smesso di prendersi sul serio, liberando il proprio potenziale e diventando puro chaos. Nonostante alcuni episodi siano davvero esageratamente grotteschi, la serie è riuscita a trovare il suo ritmo, distinguendosi dai toni drammatici del resto dell’Arrowverse e trovando un posto nel mondo televisivo per una pletora di anti-eroi che, almeno per qualche tempo, ha fatto della Waverider la propria casa. Beebo compreso (o quanto meno il suo peluche).

Willow

La serie basata sull’omonimo film del 1988 di Ron Howard è stata cancellata da Disney+ dopo una sola stagione e raccontava l’avventura di 6 improbabili eroi che, a vent’anni dalla sconfitta della Regina Bavmorda, si riunivano per una pericolosa missione in cui avrebbero affrontato i loro demoni e le forze del male.
Nonostante lo show abbia ricevuto buone recensioni e sia stato ben accolto dal pubblico non è riuscito a catturarlo, dimostrando ancora una volta come il fantasy sia un territorio scivoloso nel quale addentrarsi e soprattutto come una ristretta, per quanto appassionata, fanbase, non sia sufficiente a decretare il successo di una serie. A poco più di un anno dalla sua cancellazione, Willow è tornato recentemente agli onori della cronaca quando il suo protagonista, Warwick Davis, ha definito “Imbarazzante” la decisione di rimuovere lo show dai contenuti della piattaforma.

The Dark Crystal: Age of Resistance

The Dark Crystal: Age of Resistance aveva tutte le carte in tavola per essere un grande successo, ma nonostante nomi come Taron Egerton, Anya Taylor-Joy, Simon Pegg e Mark Hamill è stata cancellata dopo una sola stagione da Netflix dimostrando come, nonostante la critica e l’accoglienza degli appassionati, il pubblico generalista della piattaforma non fosse pronto a prendere sul serio uno show in cui i protagonisti sono dei pupazzi. L’innegabile sforzo produttivo richiesto dallo show, per cui sono stati usati 170 pupazzi, 75 set e 83 burattini e che ha richiesto lunghissimi tempi di ripresa e ovviamente molti, molti soldi non ha evidentemente avuto la risposta in termini di ascolti che Netflix si sarebbe aspettata, tanto che, invece di impegnarsi nella produzione di una 2^ costosissima stagione, il gigante dello streaming ha deciso di chiudere baracca e burattini (in senso letterale) prima che l’emorragia di soldi diventasse incontrollabile.

Galavant

Galavant, non temiamo l’ammissione, avrà sempre un posto speciale nel nostro cuore. Andata in onda per 2 gloriose stagioni nel 2015 e 2016 sulla ABC, è una di quelle serie che non si capisce come abbiano fatto ad arrivare sul piccolo schermo. Lo show raccontava le avventure del cavaliere Galavant, che decide di affrontare il crudele Re Richard quando quest’ultimo rapisce l’amore della sua vita Madalena che, per tutta risposta, sceglie invece di rimanere con il Re per il suo potere ed il suo denaro.
Lo show, un musical in cui ogni occasione era buona per mettersi a cantare, era una feroce e spassosissima presa in giro dei cliché del romanticismo cavalleresco, dell’industria dell’intrattenimento e del suo indotto che, con il suo epico episodio A New Season aka Suck It Cancellation Bear, è riuscita persino a prendersi gioco dell’allora noto e crudelissimo account Twitter @TheCancelBear (oggi @TVGrimReaper) che, senza pietà alcuna e senza filtri, decretava chi, secondo lui, sarebbe stato cancellato o promosso per una nuova stagione. Dopo l’inaspettato rinnovo per un secondo anno di canzoni ed avventure, gli autori gli dedicarono un’episodio ed una canzone, per rinfacciargli l’inesattezza della sua previsione in cui era stato dato per cancellato.