Il mondo della serialità tende ad innamorarsi, a periodi, di certi generi e certi autori ed è indubbio che Taylor Sheridan, con Yellowstone, 1883 ed ora 1923 abbia stregato il pubblico americano e non solo.

1923 è il secondo prequel dello show Yellowstone, con protagonisti Helen Mirren nel ruolo di Cora Dutton ed Harrison Ford in quello di Jacob Dutton, fratello del James di 1883. Nello show Jacob è anche colui che si prenderà cura dei nipoti alla morte di James e Margareth, portando avanti l’eredità di famiglia e difendendo la terra che il fratello aveva reclamato come propria dopo il suo viaggio e, come i suoi predecessori, in pochi episodi ha già raggiunto traguardi ragguardevoli in termini di ascolti per la piattaforma Paramount+ e la ragione di questo successo non dipende unicamente da un casting che ha comunque il merito di fare molto per alimentarlo.

Non diversamente da quanto fatto con Yellowstone e 1883, 1923 è un’altra storia di trasformazione e frontiera, di una famiglia dai forti principi che combatte per difendere ciò che ha conquistato e che, nonostante gli anni, rimane unita dalla forza con cui difende i propri confini da qualsiasi aggressore.

Il “Taylorverse” alimenta il mito del vecchio west, che ormai da molti anni la TV aveva dimenticato, ed in uno strano paradosso per un periodo storico in cui il politicamente corretto impera, riesce a muoversi con straordinaria prudenza nel terreno minato che è la narrazione della conquista della frontiera americana, durante la quale è storicamente noto come pochi conquistatori bianchi depredarono e privarono i nativi americani delle proprie terre, relegandoli con la violenza e la schiacciante superiorità delle proprie armi in polverose ed aride riserve, imponendo loro la propria cultura e le proprie abitudini e bollandoli come “selvaggi“.

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Aminah Nieves nel ruolo di Teonna Rainwater

1923, in particolare, più di quanto non faccia Yellowstone o non abbia fatto 1883, attraverso la trama dedicata ai personaggi di Teonna Rainwater (Aminah Nieves) e Suor Mary (Jennifer Ehle), sta affrontando lo scomodo tema del brutale trattamento riservato ad intere generazioni di Nativi Americani senza indorare minimamente la pillola, ma resta il fatto che – almeno fino ad ora (non ci è dato sapere cosa accadrà nei prossimi episodi) – questa particolare storyline sembra completamente staccata dal resto della narrazione e soprattutto dai Dutton, come se la loro presenza su quelle terre non costituisca parte del problema e non li riguardi.

Inoltre, nonostante Sheridan abbia più volte rifiutato l’idea che ai suoi show venga affibbiata un’etichetta politica, le sue serie sono state spesso definite “red state show“, cioè serie conservatrici, sarebbe ingenuo pensare che un universo che celebra il passato come qualcosa a cui guardare con nostalgia non abbia una valenza politica, soprattutto a guardare quanto accade nell’ultima stagione di Yellowstone, in cui il John Dutton III di Kevin Costner arriva a farsi eleggere Governatore dello Stato pur di impedire a chiunque di toccare le proprie terre, il tutto senza preoccuparsi troppo dei doveri che la carica che ora ricopre gli impone di assolvere.
Un universo che parla di come una famiglia abbia conquistato e mantenuto tanto potere, generazione dopo generazione, è inevitabilmente una serie che affonda le proprie radici in certi valori, soprattutto quelli familiari, che sembrano aver fatto ridimenticare al pubblico la violenza dal messaggio che veicola. Chiariamoci, ogni serie TV ha tutto diritto di raccontare, nel bene e nel male, la storia che vuole, che questa abbia un’accezione positiva o negativa, questo è un principio sacro in termini di narrazione, quello che sarebbe auspicabile, tuttavia, sarebbe avere onestà di intenti perché, nonostante quello che si possa pensare, anche show come questi hanno un peso sociale e politico nel modo in cui raccontano la loro versione della storia e la vita dei loro protagonisti, contribuendo a formare l’opinione degli spettatori.

Un altro punto di forza di 1923, incredibile a dirsi, è che nonostante due giganti come quelli di Helen Mirren ed Harrison Ford, impegnati nei primi episodi della stagione a difendere la propria terra in Montana, gli autori sono riusciti a rendere altrettanto, se non persino più intrigante, la storia di Spencer Dutton (Brandon Sklenar), un veterano della I Guerra Mondiale che combatte con i demoni di quell’esperienza e la cui vita lo ha condotto a diventare un cacciatore in Africa.

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Julia Schlaepfer e Brandon Sklenar nei ruoli di Alexandra e Spencer

Qui Spencer incontra Alexandra (Julia Schlaepfer), una giovane e ribelle ereditiera inglese, promessa ad un altro uomo, che si innamora di lui dopo un breve scambio di battute e decide di lasciarsi alle spalle tutto per seguirlo e vivere la vita di amore ed avventura che ha sempre sognato.

L’alchimia tra i due è innegabile, di quelle che buca lo schermo, Spencer interpreta alla perfezione il ruolo del bello e dannato, capace di un amore che consuma, così come Alexandra è il perfetto archetipo dell’eroina ingenua e ribelle, abbastanza coraggiosa da rinnegare un’esistenza di agi per vivere a pieno la vita che ha sempre sognato e fatta di esperienze sicuramente meno traumatiche rispetto a quelle di Spencer. Alexandra, inoltre, con tutta la sua appassionata freschezza, sembra soffrire di un grave caso di complesso da crocerossina, con la sua esplosiva passione per un uomo emotivamente indisponibile che combatte traumi che non venivano nemmeno considerati come tali, quantomeno non a quei tempi, e la cui vita sembra segnata dalla violenza.
A meno che non ci manchino poi elementi essenziali, nell’albero genealogico della famiglia Dutton non sembra esserci posto per la progenie della coppia, il che non vuol necessariamente dire che non li attenda comunque un futuro appassionato, lungo e senza figli, sebbene sorga il sospetto che il ritorno di Spencer negli Stati Uniti sarà segnato dall’inizio di una vera e propria guerra.

Nonostante alcuni difetti, ed i molti pregi, è innegabile che l’universo creato da Sheridan – guardato con la giusta dose di spirito critico – meriti il successo che ha, soprattutto se il suo creatore, come ha già anticipato, ha ben chiaro in mente quando e come concludere questa saga.

In una profetica battuta, in 1923, un Nativo Americano, indicando a James Dutton la terra da lui scelta per costruire il proprio ranch gli disse che in 7 generazioni la sua gente sarebbe risorta e si sarebbe ripresa la propria terra, una dichiarazione a cui James rispose che, in 7 generazioni, se la sarebbero potuta prendere. Se i nostri calcoli sono giusti – nonostante i 2 prequel manca ancora qualche passaggio che chiarisca con precisione a quale generazione di Dutton, Tate, il figlio di Kayce e Monica, appartenga – non dovremmo essere comunque troppo lontani da quell’obiettivo.

Sia mai che, alla fine della storia, gli autori e giustizia divina vogliano davvero che quella terra così agognata e fonte di tante battaglie, torni davvero in mano ai suoi legittimi proprietari!

La prima stagione di 1923 andrà in onda in Italia, con i primi 2 episodi, a partire dal 12 febbraio su Paramount+.

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