Better Call Saul sta per giungere alla conclusione: martedì prossimo andrà in onda l’episodio finale della serie, dal titolo Saul Gone. Nel corso della sei stagioni, abbiamo assistito alla progressiva trasformazione di Jimmy McGill in Saul Goodman, al suo rapporto con Kim Wexler, alla lunga guerra tra Gus Fring e la famiglia Salamanca. Allo stesso tempo, si è via via consolidato l’approccio dei sui creatori, Vince Gilligan e Peter Gould, nel delineare personaggi e atmosfere, tale ormai da renderlo un vero e proprio marchio di fabbrica. Per prepararci a scoprire come si concluderà la storia, vi proponiamo qui, in ordine cronologico, 5 momenti che possono fungere da ideale dichiarazione d’intenti degli autori della serie. Non tanto i più eclatanti colpi di scena o rivelazioni, quanto passaggi che, anche se marginali, risultano fondamentali per tenere in piedi le fondamenta dello show.

“Vino e Rose” – la fuga di Nacho

All’inizio e alla metà del primo episodio di Better Call Saul 6 , assistiamo alla lunga fuga di Nacho, che prima scappa dalla villa di Lalo e poi si rifugia in un motel, dove si barrica in attesa di ricevere ulteriori informazioni. Soffre il caldo torrido, aspetta con pazienza una chiamata, monta una pistola, preparandosi a qualsiasi eventualità. Evocata dalla siccità del deserto, l’atmosfera delle sequenze gioca in tutti i modi per evitare qualsiasi concitazione da thriller, per puntare piuttosto su una dilatazione della tensione, che rallenta i tempi narrativi per trasmetterci la sensazione di estenuante attesa provata dal personaggio. Questa è evocata anche dai diversi dettagli (un rubinetto aperto, una bici abbandonata) su cui si sofferma la macchina da presa, che diventano alquanto espressivi. Un approccio (che approfondiremo poco sotto) a cui la serie ci ha ormai già abituati, basti pensare alla celebre sequenza nel deserto con Jimmy e Mike nell’ottavo episodio della quinta stagione.

“Pirata della strada”- la messinscena e le maschere

Nello quarto episodio, vediamo anche una parte del piano di Jimmy per screditare Howard. Dopo aver rubato la sua auto e ed essere passato a prendere Wendy (la prostituta già vista in Breaking Bad), il protagonista, dopo il segnale dato da Kim al cellulare, passa davanti a Kim stessa e Clifford e costringe la donna a scendere dall’auto, instillando in quest’ultimo il sospetto che Howard sia solito intrattenersi con delle prostitute. Il ricorso ad una messinscena è tipico di Jimmy, che è solito registrare spot pubblicitari, filmare video fasulli per screditare i propri avversari, spesso con l’utilizzo di travestimenti per sembrare qualcun altro (come il giudice Casimiro in questa stagione). Emblema di un personaggio che cambia indossando delle maschere (quella di Saul e poi quella di Gene), che si ritrova sempre a recitare una parte per ingannare qualcuno e perseguire i propri fini. Se agendo così era spesso riuscito a farla franca, al termine del dodicesimo episodio lo vediamo invece finalmente alle corde, quando l’anziana interpretata da Carole Burnett scopre la sua vera identità e minaccia di chiamare la polizia.

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“Pirata della strada” – Il nuovo ufficio di Saul

Al termine dello stesso episodio, Jimmy mostra inoltre a Kim il suo nuovo ufficio, in cui ha deciso di trasferirsi dopo che la proprietaria del salone in cui prima stava lo ha cacciato a causa dei troppi clienti in cerca di Saul Goodman. L’inquadratura si sofferma per alcuni istanti sul locale ancora vuoto, in cui c’è solo un gabinetto al centro, che la donna chiede di non spostare. In quest’ evocativa immagine, chi conosce Breaking Bad ci vede già inevitabilmente quello che succederà a breve (l’ufficio pieno di persone) ma anche il suo destino ultimo (lo spazio che torna deserto dopo la fuga del protagonista). Una scena che ben rappresenta il rapporto con la serie madre: l’obiettivo è anche colmare l’interesse dello spettatore nel capire cosa è accaduto prima, con sempre però l’amara consapevolezza nel sapere già come finiranno le vicende. Gli autori di Better Call Saul hanno fatto un grande lavoro anche proprio per come hanno tenuto in piedi una serie in cui si sa già “il finale”, per cui le vicende dei personaggi sembrano l’inutile corsa verso l’ineluttabile, giocando sui sentimenti ambivalenti del pubblico. E costruendo allo stesso tempo una narrazione sufficientemente autonoma da catturare sia il fan di lunga data che il neofita.

“Punti e premi” – la consistenza delle morti

Better Call Saul, come dimostra la prima sequenza qui analizzata, è una serie dal carattere slow burn. Piuttosto che proporre tanti e immediati colpi di scena, preferisce prendersi il suo tempo per approfondire personaggi e situazioni. Così che, quando poi è il turno della svolta improvvisa, questa possa avere il giusto rilievo. Ecco allora che il primo episodio della seconda parte della sesta stagione arriva come un fulmine a ciel sereno, perché, dopo alcuni episodi più distesi, propone un sacco di avvenimenti repentini, tanta azione e tante morti tutte assieme, quasi a ricompensare lo spettatore della tanta pazienza. Il tentativo di omicidio di Gus, la sua cattura da parte di Lalo, la morte di quest’ultimo. In tutta questa concitazione, però, lo show non abdica minimamente al suo spirito: evitando qualsiasi fascinazione per la violenza, l’atmosfera è focalizzata sulla consistenza e sul portato delle morti, su quei corpi seppelliti in una buca nascosta con un’indifferenza che non evita però di lasciare trasparire le cicatrici sul volto granitico di Mike. Con cui nel successivo episodio Jimmy e Kim non potranno non fare i conti.

“Irrigatori” – il ritorno dei personaggi di Breaking Bad

Riprendendo il discorso del paragrafo precedente sul rapporto con i fan, è impossibile non citare il piatto forte di questi ultimi episodi di Better Call Saul 6, il cameo di Walter White e di Jesse Pinkman. Durante le stagioni dello show, il ritorno di volti più o meno noti di Breaking Bad è stato centellinato con cura: alcuni sono apparsi subito (Tuco Salamanca) altri più avanti (Gus Fring). Nell’ultima stagione arrivano quindi i due protagonisti, visti finora in due brevi scene. Tra queste, scegliamo di focalizzarci sull’incontro tra Jesse e Kim all’interno del dodicesimo episodio. Il ragazzo riconosce la donna, che aveva difeso il suo amico e spacciatore Combo, e gli chiede se Saul sia una persona di cui fidarsi ed un bravo avvocato: lei risponde che, quando lo conosceva, lo era. Questo momento è significativo in quanto capiamo come quello che spinga Gilligan e Gould a riproporre i suoi personaggi chiave non sia semplice fan service, ma sia l’interesse nell’esplorare le possibili ramificazioni di un’universo da loro stessi creato (e se Jesse si fosse rivolto a Saul proprio dopo lo scambio con Kim?), nel testare la chimica tra i protagonisti. Momenti utili a rendere ulteriormente stratificata la narrazione, a colmare i (potenziali) “buchi” lasciati aperti senza mai lasciare nulla al caso, senza mai ridurre il tutto alla mera strizzatina d’occhio.

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