Inventing Anna è disponibile su Netflix da venerdì.

Come verrà specificato alla fine della miniserie Inventing Anna, il secondo prodotto Shondaland a sbarcare su Netflix, lo show è dedicato all’incredibile storia di Anna Delvey ed è tratto da un lungo ed esplosivo articolo di The Cut, pubblicato a maggio del 2018 a firma di Jessica Pressler (la Vivian Kent interpretata da Anna Chlumsky), in cui si raccontava la storia di Anna Delvey, una sedicente ereditiera tedesca, riuscita – giovanissima – a truffare il gotha della finanza di New York City.

CHI È ANNA SOROKIN?

Anna Delvey è lo pseudonimo usato nella realtà e nella miniserie Inventing Anna da Anna Sorokin, una giovane donna nata in Russia e trasferitasi con la famiglia nel 2007 in Germania all’età di 16 anni, dalla piccola cittadina di Domodedovo, vicino a di Mosca. Figlia di un ex camionista che aveva tentato, fallendo, di espandere il proprio business e trasformarlo in un’impresa di trasporti, Anna lasciò la famiglia subito dopo il diploma per proseguire gli studi presso il Central Saint Martin College, una scuola di arte e design a Londra, che tuttavia abbandonò presto per la capitale della moda. A Parigi, dove ottenne uno stage presso la rivista Purple, Anna decise di cominciare a farsi chiamare Anna Delvey, nome che lei disse essere quello da nubile della madre, affermazione poi smentita dai suoi stessi genitori.

All’età di 22 anni, nel 2013, sfruttando le amicizie che aveva fatto grazie al suo stage parigino, Anna trascorse del tempo a New York, riuscendo ad entrare nella nella ristretta cerchia dell’elite sociale della città e diventando amica del collezionista d’arte Michael Xufu Huang. Promettendo di rimborsarlo delle spese, cosa che fece solo molto tempo dopo, Anna gli chiese di pagarle le spese di viaggio ed alloggio per visitare assieme la Biennale di Venezia, cosa che Michael Xufu Huang fece interpretandola come l’eccentrica richiesta di una ricca erediterà e questo fu l’inizio della sua storia, nonché della strategia difensiva che qualche anno dopo Anna scelse assieme al suo avvocato: “fake it till you make it“, cioè “fingi, fino a che non ci riesci davvero“.

Il comportamento della Delvey, proprio come descritto in Inventing Anna, cominciò a diventare un vero e proprio pattern comportamentale, con la ragazza che chiedeva soldi in prestito alle sue prestigiose conoscenze per mantenere il suo elevato stile di vita e che solo raramente restituiva.
Nella sua rete finì, tra gli altri, anche Rachel DeLoache Williams (Katie Lowes nella serie), una editor di Vanity Fair che raccontò di essere stata truffata per la cifra di 62.000 dollari da Anna durante un viaggio in Marocco, quando quest’ultima raccontò di non poter pagare il salatissimo conto dell’hotel a causa di un ritardo nel trasferimento di liquidi dal suo fondo fiduciario, a causa del quale le sue carte vennero ripetutamente rifiutate. La Williams raccontò poi la sua esperienza in un libro dal titolo My Friend Anna: The True Story of a Fake Heiress che ebbe grande successo negli Stati Uniti.

inventing annaTra le imprese più incredibili di Anna Delvey si annoverano quelle di essere riuscita ad usare, senza pagarlo, un jet privato per uno dei suoi tanti spostamenti, l’abitudine di passare da hotel di lusso a hotel di lusso senza saldare quasi mai i salatissimi conti che le venivano presentati e soprattutto quella di aver falsificato i documenti al fine dimostrare di essere in possesso di un fondo fiduciario da più di 60 milioni di euro depositato in Svizzera, allo scopo di ottenere un prestito di milioni di dollari per finanziare un suo personale progetto artistico, riuscendo quasi a mettere le mani su un costosissimo contratto di affitto per uno spazio espositivo nell’esclusiva Park Avenue.

Dopo diverse denunce e la pubblicazione dell’articolo della Pressler, Anna fu arrestata a Malibu con 300.000 dollari di debiti che le pendevano sulla testa come una spada di Damocle ed affrontò un processo, nel 2019, alla fine del quale fu condannata per furto aggravato ad una sentenza di 12 anni di prigione, di cui ne scontò tuttavia solo 3. Intervistata lo stesso anno del rilascio dal The New York Times e nonostante si fosse scusata davanti all corte per gli errori commessi, Anna dichiarò:

La questione è che non sono affatto dispiaciuta, mentirei a te, a tutti ed a me stessa se dicessi di esserlo. Mi pento solo di come ho affrontato certe cose“.

CHE FINE HA FATTO ANNA SOROKIN?

Anna, che ha un account Twitter ed uno Instagram, sul quale è possibile scorgere ampia traccia della sua precedente vita, intervistata dalla BBC dopo essere uscita di prigione, a febbraio del 2021, ha dichiarato di non essere mai andata da Netflix per vendere la sua storia e che, per come sono andate le cose, deve ammettere di pensare che “il crimine, dopotutto, paga” avendo ricevuto dal gigante dell’intrattenimento ben 320.000 dollari per portare sullo schermo la sua storia, oltre ad altri lucrativi accordi, di cui solo una parte sono stati usati per ripagare i debiti che si era lasciata alle spalle.

Secondo quanto da lei stessa dichiarato, inoltre, Anna aveva assunto una troupe, intenzionata a girare una sorta di  documentario per mostrare il proprio percorso di riabilitazione alla vita civile post-carcere, che è stato però bruscamente interrotto quando è stata presa in custodia da alcuni agenti dell’immigrazione a causa della scadenza del proprio visto americano e portata in un centro di detenzione nel New Jersey in cui, apparentemente, ancora si troverebbe.

La miniserie Inventing Anna, seconda serie Shondaland a sbarcare sul colosso dello streaming, è disponibile da venerdì 11 febbraio su Netflix. Tutte le informazioni nella nostra scheda.

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