La questione Ted Lasso ha acquisito contorni un po’ nebulosi ultimamente, non solo perché non sembra essere chiaro se la serie sia davvero arrivata al capolinea, alcuni dicono di no, altri esprimono speranza, chi dovrebbe parlare tace, molti fanno riferimento a possibili spin-off mentre la maggior parte dei protagonisti si congeda dai personaggi che ha interpretato per tre anni. E nonostante una parte di pubblico pianga il possibile addio ad uno degli show più amati degli ultimi anni, più di una voce fuori dal coro asserisce che la serie non meriterebbe poi tutto il seguito e le celebrazioni ricevute e sembrerebbe soprattutto concordare sul fatto che la terza ed ultima (?) stagione sia la più controversa e la meno riuscita.

Ted Lasso è un pessimo allenatore di calcio

Su questo punto probabilmente possiamo concordare in molti, Ted Lasso non è stato esattamente il migliore allenatore di calcio della storia di questo sport e nonostante, sotto la sua guida, l’AFC Richmond sia riuscita in un’impresa notevole, il merito non sembra possa essere esattamente attribuito all’orsetto Ted, che dopo tre anni ancora confondeva ruoli e strategie, un po’ come chiunque non sia interessato a questo particolare sport e viva in Italia, un vero inferno, fatevelo dire, se abitate nella Repubblica democratica fondata sul calcio. Ti siamo vicini Ted!

Ma soprattutto, e questa probabilmente è la questione che infastidisce molti dei detrattori dello show, Mister Lasso non sembra mai essere stato davvero interessato ad evolvere nel suo ruolo, tanto che l’unica volta (proprio in questa stagione) in cui ha apportato un significativo contributo alle strategie di gioco della sua squadra, solo perché sotto l’effetto di una droga psichedelica, va sottolineato, Coach Beard gli ha fatto notare che non si era inventato nulla di nuovo.

In sostanza quando è arrivato in Inghilterra Ted era tutto frasi di incoraggiamento, amore, speranza e zero conoscenze calcistiche e quando se n’è andato… pure.

Una terza stagione da dimenticare

Il difetto più evidente della terza stagione, di comune accordo la meno riscuota della serie, è quanti eventi importanti siano accaduti off-screen, senza che il pubblico abbia avuto davvero modo di vederli di persona, prima tra tutti la decisione di Nate di lasciare la guida del team di proprietà dell’ex marito di Rebecca. A fronte di una storia ben costruita, quando si parla cioè della trasformazione di Nate da timido assistente di spogliatoio a sapiente allenatore e villain della seconda stagione, il suo arco narrativo di redenzione è stato indubbiamente meno curato tanto che, da un episodio all’altro, ce lo siamo ritrovato fuori dal West Ham United ed a servire come cameriere ai tavoli di un ristorante, solo perché, in una sorta di epifania, si rende conto che Rupert è una pessima persona quando questo cerca di convincerlo a tradire la sua ragazza con due bellissime modelle.
Se a questo si aggiunge il fatto che il personaggio viene perdonato da tutti, senza se e senza ma, pur avendo fatto cose terribili e persino illegali, come dare in pasto alla stampa la cartella clinica di Ted, ci spieghiamo perché alcune persone non siano del tutto soddisfatte con le modalità con cui il personaggio sia stato riammesso al Richmond.

Anche la storyline dedicata a Keeley nella terza stagione ha contribuito a classificarla come la peggiore della serie. Dopo aver deciso di dispiegare le proprie ali ed aprire una propria società, la vulcanica Keeley, lasciatasi alle spalle Roy (di nuovo off-screen), si ritrova impelagata in una storia con la sua principale finanziatrice che, nel momento del bisogno, la scaricherà senza cerimonie abbandonandola a se stessa e facendo fallire persino la sua società in una storyline che non ha davvero aggiunto nulla al personaggio di Keeley, se non rendere ancora più evidente che il suo legame con il Richmond non avrebbe mai dovuto essere spezzato.

Per non parlare poi della trama dedicata a Zava, interpretato da Maximilian Osinski, un giocatore osannato da tutto il mondo alla stregua di un dio che, dopo aver scelto di giocare al Richmond per qualche tempo, scompare nel nulla da un giorno all’altro e senza praticamente dare spiegazioni per darsi alla coltivazione di avocado.

Ted Lasso è troppo buonista e non farebbe nemmeno ridere

Non è che ci sia nulla di male nei buoni sentimenti, i critici della serie, tuttavia, pensano che ad un certo punto la magia dello show si sia spezzata – all’incirca intorno al periodo in cui è stato mandato in onda un inaspettato episodio natalizio ad agosto del 2021 – ed una volta che questo è accaduto Ted Lasso sarebbe diventato semplicemente troppo zuccheroso per essere credibile, tanto che nello stesso anno, The Onion, un sito satirico americano, paragonabile più o meno al nostro Lercio, ha pubblicato un pezzo dal titolo “L’ultimo episodio di Ted Lasso, la serie acclamata dalla critica, mostra solo alcune foto d’archivio di gente che si abbraccia“. La fine della magia, appunto.

Nonostante la serie non eviti nel complesso temi negativi e di un certo spessore, che in realtà abbondano, il problema sarebbe che alla lunga il sistema troppo ingenuo con cui cercherebbe di risolvere ogni conflitto (sempre che di conflitti si possa davvero parlare dopo due intere stagione trascorse con un insieme di personaggi votato alla santità) il famigerato “metodo Lasso“, sarebbe impraticabile nella realtà.

Altri argomentano che lo show, intriso di un’ideologia woke, con un protagonista deciso a mostrare al mondo come sia giusto e corretto vivere, sarebbe troppo piegato su se stesso per mostrare un lato più graffiante, che emergeva invece in prodotti come Parks and Recreation, The Office o Veep e che, dietro le risate di una commedia, nascondevano la tragicità della corruzione governativa ed umana ed erano una divertente ma ferma denuncia di quanto meschine e vendicative le persone possano essere quando confrontate con la possibilità di esercitare una qualsiasi forma di potere sugli altri. Ted Lasso sarebbe invece, secondo questi critici, solo un fell-good show, una serie creata per far inumidire gli occhi e parlare di buoni sentimenti, che non proverebbe nemmeno a cimentarsi, per fare esempio, con il problema della corruzione nel mondo di uno sport maledetto o benedetto, a seconda dalle circostanze, da un notevole giro di denaro, rimanendo uno show senza sottotesti o contenuti, per così dire, di denuncia.

Il “se vuoi, puoi“, che è un po’ la bandiera di Ted Lasso, secondo molti, sarebbe inoltre un concetto non solo superato, ma anche dannoso, perché ci sono molte circostanze in cui pur volendo, molta gente non potrà comunque mai raggiungere certi traguardi a causa delle circostanze e la sola idea che queste persone non riescano perché non hanno voluto impegnarsi o spendersi abbastanza, sarebbe ingiusta e irrealistica.

Pur essendo categorizzato come una commedia, infine, secondo molti lo show non farebbe nemmeno ridere poi così tanto, perché infarcito di un genere di comicità troppo ovvia per essere davvero brillante, non per nulla le frasi della serie che maggiormente girerebbero anche sui social, sempre secondo questi detrattori, sarebbero pensieri infarcite di buonismo e non certo brillanti battute di spirito recitate dai diversi personaggi.

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