“Connubio tra fumetti e cartoni animati: lo stai facendo bene.” Uno degli aspetti più acclamati di X-Men ’97, la serie animata dedicata ai mutanti della Marvel appena conclusasi su Disney+, è lo stretto legame con la serie a fumetti originale, a cui è fedele se non alla lettera, nello spirito e nelle atmosfere. Lo show attinge a piene mani alla continuity fumettistica, e soprattutto nel ciclo di storie pubblicato a cavallo degli anni 80 e 90 per la firma di Chris Claremont.

Trame che tengono banco ora nella serie animata come il processo e la redenzione di Magneto, la nascita di Nathan Summers, le trame di Sinistro e la tragica storia di Madelyne Pryor hanno appassionato e fatto discutere i lettori dei decenni passati a non finire. Proviamo a ricapitolare i richiami principali alla serie fumettistica che abbiamo visto comparire finora nel piccolo schermo, sottolineando anche le differenze tra serie a fumetti e serie animata.

X-Men 97

Gli X-Men e gli Sport

È una tradizione di vecchia data quella di mostrarci gli Uomini X in un momento di relax e di divertimento cimentarsi in qualche sport di squadra, magari con qualche uso poco ortodosso dei loro poteri per movimentare la partita in corso! Claremont, il più famoso autore di storie a tema mutante, ci offriva spesso qualche round di una partita di baseball nel campo della scuola di Xavier. A quelle sessioni seguì poi una partita di basket esplicitamente citata nell’episodio di apertura della serie. Nella sua variante a fumetti era l’occasione per Remy LeBeau, alias Gambit di mettersi in mostra agli occhi di Rogue, e per il disegnatore-rivelazione Jim Lee di esibire tutta la sua maestria. Siamo in X-Men #4, del 1991.

Il Processo di Magneto

Pietra miliare tra le storie a tema mutante è Uncanny X-Men #200, che segnò l’inizio del percorso di redenzione (almeno per qualche tempo) di Magneto, con la sua consegna volontaria alle autorità mondiali per essere sottoposto a processo. Lo svolgimento è più o meno analogo alla sua versione animata, con tanto di contestazioni e discorso appassionato da parte di Erik Lehnsherr, con qualche curiosità in più: a prendersi il merito dell’arresto di Magneto sarà nientemeno che la mutaforma Mystica, a sua volta in cerca di legittimazione, che sfrutterà il successo della “cattura” di Magneto per mettersi a capo della squadra governativa nota come Freedom Force.

Rogue e Magneto

Cosa sarebbero gli X-Men senza qualche sofferto triangolo amoroso? A portare una ventata d’aria fresca nell’ormai abusato menage a troi di Ciclope, Jean Grey e Wolverine arriva il trittico di Rogue, Gambit e Magneto. Una scelta che ha spiazzato molti spettatori dell’ultim’ora, ma non i lettori di vecchia data, che sanno che c’era del tenero tra la bella del sud e il signore del magnetismo fin dai tempi di Uncanny X-Men #274, sempre del 1991, complici gli scenari esotici e un isolamento di coppia tra i due nella terra selvaggia. A riprova che si tratta di anime affini menzioniamo anche la realtà alternativa dell’Era di Apocalisse, dove Rogue e Magneto sono convolati a matrimonio e hanno addirittura avuto un figlio.

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Inferno

Il terzo episodio, a tinte horror, si ispira a una celebre ed epocale saga a fumetti degli anni 1988 e 1989 che coinvolse tutte le testate mutanti per molti mesi. L’Inferno in versione fumettistica era un evento su grande scala, che vedeva l’intera città di New York trasfigurata dall’invasione delle orde demoniache del Limbo. Anche in quella versione Madelyne Pryor scopriva di essere un clone di Sinistro creato per generare il piccolo Nathan Summers, ma l’eredità di parte del potere di Fenice e i poteri soprannaturali conferiti dai demoni del Limbo ne facevano una minaccia molto più letale e la sua discesa nell’oscurità era più drastica e definitiva. In parallelo alla sua storia si compiva anche il fato di un’altra mutante “dannata”, Illyana Rasputin, alias Magik, sorella di Colosso degli X-Men. In questo scenario allucinato andava in scena anche l’incontro-scontro tra gli X-Men veri e propri e la squadra di X-Factor, composta dai cinque X-Men tradizionali.

Vitamorte

Il quarto episodio (ma le basi erano già state poste nel secondo, con la perdita dei poteri da parte di Tempesta) è ispirato a un paio di albi che portano lo stesso titolo e dedicati alla dea dei venti. Anche nella versione a fumetti Tempesta è colpita dal raggio di un’arma che priva i mutanti dei loro poteri (a premere il grilletto, invece di X-ecutioner c’è l’eterno Henry Peter Gyrich, e Tempesta si frappone per salvare Rogue anziché Magneto). La storia prosegue in entrambe le versioni portando in scena Forge, sfortunato spasimante di Tempesta che è coinvolto nella creazione dell’arma in questione, cosa che complica non poco il rapporto tra i due. Sia la versione a fumetti che quella animata vantano due episodi. Sul cartaceo, i testi di Claremont sono abbinati a un’altra leggenda tra i disegnatori degli Uomini-X, Barry Windsor-Smith. Sullo schermo, il secondo capitolo di Vitamorte è stato trattato nel sesto episodio, con l’entrata in scena peraltro del nemico soprannaturale della versione a fumetti, l’entità demoniaca nota come l’Avversario. Molte le differenze tra fumetto e serie animata: l’Avversario non è un’entità sfuggente che agisce solo nelle menti di Tempesta e Forge, ma un demone vero e proprio con velleità di conquista cosmiche che mette a rischio tutto il creato. Ma forse la differenza più importante sta nel fatto che Tempesta resta senza poteri per molto tempo, forse addirittura per anni, e che decide di restare negli X-Men e di combattere con loro (diventando addirittura il capo al posto di Ciclope) pur senza poteri. Un aspetto che forse ci sarebbe piaciuto vedere esplorato anche nella serie, perché fece miracoli per il carisma e il fascino del personaggio.

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L’Enigma del Crunch

La prima parte del quarto episodio vede Jubilee affrontare il grottesco e maligno produttore televisivo alieno Mojo, stavolta datosi ai videogames. Una trama che riprende a grandi linee quella del ciclo a fumetti succitato, comparso sulle pagine di Wolverine, con una sola differenza di spicco: nel cartaceo, Ascissa, l’identità digitale di Jubilee che accorre in aiuto della giovane mutante, è in realtà la stessa Jubilee, adulta e soggiogata al volere di Mojo (che ha la tendenza a farlo quando ci sono di mezzo gli X-Men). Superfluo dire che l’episodio cita poi a profusione tutte le produzioni di videogames degli anni 90 legate agli X-Men, primo fra tutti il coin-op per sala giochi Children of the Atom.

E is for Extinction

Arrivati al fatidico e tragico quinto episodio, non ci sono dubbi sulla saga d’origine: E come Extinzione, di Grant Morrison. Lo sterminio di Genosha viene ricalcato abbastanza fedelmente, ma con due differenze fondamentali: nella saga a fumetti, tutto accade mentre gli X-Men sono impegnati altrove, quindi è una tragedia che viviamo dall’esterno, e di cui assistiamo soprattutto alle conseguenze. Inoltre, il mandante del massacro non è Bastion con le sue Sentinelle Prime, bensì Cassandra Nova, gemella malvagia di Xavier con il dente avvelenato nei confronti del fratello e di tutta la razza mutante in genere. Forse uno dei casi in cui la versione animata supera quella fumettistica: vivere quasi in prima persona il massacro e vedere gli eroi protagonisti della serie combattere e cadere mentre la nazione crolla intorno a loro ha tutto un altro spessore emotivo.

Operation Zero Tolerance

Il settimo episodio rivela il mandante della strage di Genosha, affiancando al già noto Sinistro la figura di Bastion, mutante tecnopate responsabile del progetto delle Sentinelle Prime incrociato con la matrice del robot Nimrod e… beh, è tutto molto complicato, anche per i parametri degli X-Men! Ci limiteremo a dire che se la minaccia di Bastion e delle Sentinelle Prime sono essenzialmente identiche a quanto mostrato nella serie animata, qui si tratta essenzialmente di una scheggia impazzita che agisce al di fuori di ogni legalità e sostegno, mentre il Bastion fumettistico poteva contare su un certo appoggio governativo, o almeno delle sue branche più spregiudicate, al punto che la “caccia ai mutanti” da lui istituita costrinse per qualche tempo tutti gli X-gruppi a darsi alla clandestinità.

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Eve of Destruction

Il redivivo Magneto decide che ne ha abbastanza dell’umanità e “spegne” la Terra lanciando dal Polo Nord una gigantesca onda elettromagnetica che sopprime tutti gli apparecchi elettronici della terra. Magnus tentava qualcosa di simile nella minisaga Eve of Destruction dove, a capo di una Genosha ancora esistente si apprestava a dichiarare guerra al genere umano (al posto dell’EMP ventilava un’inversione dei poli magnetici esistenti, con risultati ancora più catastrofici). Era in questa occasione che Wolverine lo trafiggeva coi suoi artigli, altro colpo di scena recuperato dalla serie TV (niente paura, anche in quel caso Magnus sopravviveva) e la catastrofe elettromagnetica veniva scongiurata da Joseph, clone di Magneto più giovane e dotato di poteri analoghi, che sacrificava la vita per annullare l’attacco del suo omonimo. Ironicamente, anni più tardi Joseph sarebbe tornato sulla scena in un ruolo più malvagio, scontrandosi con un Magneto invece più virtuoso. Ordinaria amministrazione nel magico mondo mutante Marvel!

Attrazioni Fatali

Molti l’avevano intuito, alcuni la paventavano, altri credevano che una serie animata non si sarebbe mai spinta ad adattare “quella” scena, e invece così è stato. Nel corso della saga in questione, Magneto sconvolgeva la vita di Logan estrapolando l’adamantio dalle sue ossa in una scena che la serie animata ha ripreso filologicamente in ogni macabro dettaglio. Nella serie a fumetti era l’inizio di un lungo e sofferto calvario per Wolverine, che tra gli effetti collaterali dell’estrazione del metallo regrediva a uno stato ottuso e animalesco da cui si sarebbe riscosso soltanto gradualmente. Tumulti anche sul fronte dei due “grandi vecchi” dell’universo mutante, Xavier e Magneto, dove il primo puniva il secondo cancellandone la mente, ma in realtà poneva le basi da cui si sarebbe scatenata una delle peggiori catastrofi dell’Universo Marvel di quei tempi, la venuta dell’entità Onslaught, frutto della fusione dei peggiori lati dei due leader mutanti, una trama a cui forse anche X-Men ’97 in futuro potrebbe attingere.

Le Avventure di Ciclope e Fenice e l’Ascesa di Apocalisse

La dispersione nel tempo degli X-Men, il finale con cui la stagione ci lascia sulle spine, allude infine alla trasposizione di due saghe quasi “di nicchia” ma essenziali per la mitologia dei mutanti Marvel. La prima, le avventure di Ciclope e Fenice, vede Scott e Jean viaggiare nel remoto futuro e finire al cospetto di Madre Askani (peraltro al secolo Rachel Summers, altra figlia dei due coniugi mutanti e sorella di Cable) per prendersi cura di un Nathan poco più che bambino e crescerlo, recuperando quell’occasione che credevano di avere perduto inviandolo nel futuro. I mutanti nel passato assisteranno con ogni probabilità all’Ascesa di Apocalisse, miniserie che narrava le origini dell’arcinemico degli X-Men partendo dai tempi in cui era soltanto uno schiavo ribelle ai tempi dei Faraoni. E c’è spazio anche per Blood of Apocalypse, uno dei tanti assalti sferrati da En Sabah Nur contro i mutanti di Xavier che vedeva militare tra i suoi quattro cavalieri un certo Gambit nel ruolo di Morte. Quindi la tragica dipartita dell’eroe Cajun potrebbe essere invertita… ma a caro prezzo. Il piatto per la stagione 2, anche se ancora lontana, si preannuncia ottimo e abbondante!

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