Demon’s Souls è morto. Non in senso letterale, fortunatamente, ma se si accetta la sfida dell’estetica, se ci si addentra in quell’enigma che questa branca della filosofia mai risolverà completamente, bisogna ammettere che la sua forma originaria, un pizzico del concept e una parte tutt’altro che secondaria del gameplay sono andati perduti per sempre, cancellati nell’attimo stesso in cui i server del gioco sono stati disconnessi dalla rete, impedendo agli utenti di tutto il mondo di comunicare e interagire tra loro, feature pretesa e desiderata, a suo tempo, da Hidetaka Miyazaki, indiscusso leader del team nipponico, fautore di una piccola rivoluzione le cui ripercussioni travalicano il solo genere di riferimento, quello degli action-RPG.
La questione, tutt’altro che risolvibile, come abbiamo già accennato, ha a che vedere con l’Immanenza, concetto che, secondo il filosofo Gérard Genette, identifica in cosa consista l’opera d’arte, quali parti ed elementi la compongano. Volendo prosegu...
Anche se potremo continuare a giocarlo all’infinito, con la chiusura dei server, Demon’s Souls non sarà più lo stesso di prima.
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